
Trump, per Monti è il nuovo Caligola
Quando, a fine gennaio 2025, l’ex Presidente del Consiglio e senatore a vita Mario Monti incontrò i giornalisti a Roma in una conferenza stampa dal titolo “Che effetti avrà la presidenza Trump sul capitalismo, sull’Europa e sull’Italia?”, si sapeva ancora poco di cosa avrebbe realmente fatto il tycoon nella sua seconda esperienza alla Casa Bianca. Eppure le considerazioni fatte allora da Monti suonano oggi, a distanza di pochi mesi, come profetiche. Il concetto dell’ex Premier era chiaro: Donald Trump fa… Trump.
“L’essere sorprendente è il suo modo deliberato di fare politica”, aveva detto Monti. Sottolineando l’atteggiamento del Presidente Usa che punta su una politica che vuole sparigliare le carte. Il paragone è con la strategia adottata un tempo dai banchieri e alla loro politica monetaria volta a cogliere impreparati i mercati. Il gioco era questo, come ha spiegato l’ex inquilino di Palazzo Chigi: “Non ci si aspettava il rialzo del tasso di interesse, poi arrivava e i titoli crollavano; e questo corrispondeva all’intento”. Adesso è diverso, almeno per i banchieri, che hanno intrapreso una “politica accurata e di servizio al popolo finanziario, per guidarlo nei comportamenti”: “Si chiama forward guidance”, ha puntualizzato Monti. L’esatto opposto di quanto vuole fare Trump.
Il riferimento dell’ex Premier è al comportamento considerato spregiudicato del leader Usa, paragonato da Monti ad alcuni atteggiamenti dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per lungo tempo padrone di casa di Palazzo Grazioli, luogo dell’incontro con l’ex Capo del Governo e oggi sede della stampa estera romana. In particolare rispetto ai dazi, Monti ha spiegato che il Presidente Usa agisce pensando di ‘fregare’ tutti: peccato, però, che manchi completamente di una visione a lungo termine: “Non c’è consapevolezza del secondo e terzo round e su chi possa reagire senza restare inerte e passivo. Molta acqua deve passare rispetto ai suoi focosi propositi per arrivare a immaginare quali potranno essere gli effetti”, è stata la previsione di Monti. E, al momento, le notizie sembrano dare ragione all’ex Premier.
Le regole Ue per frenare l’atteggiamento Usa
Come ha evidenziato Monti, anche il primo Trump, quello del mandato del 2017, aveva un’ossessione nei confronti dell’Europa. Non si può dire che fosse contro il Vecchio Continente, ma già allora – è stata la tesi dell’ex Premier – si vedeva come fosse contro l’integrazione europea con la politica del pick and choose applicata alle amicizie. Anche in passato l’obiettivo era ‘disintegrare’ l’Unione europea, ma al tempo non ci riuscì: sarà capace di farlo questa volta? “Adesso credo che la posta in gioco sia maggiore così come la determinazione di Trump; e in più a essere cambiate sono le condizioni”.
Otto anni fa, infatti, l’Ue usciva dallo choc della separazione da Bruxelles della Gran Bretagna (Brexit), ma quella prova di resistenza che aveva reso più compatta l’Ue. “Quindi di fronte a Trump eravamo allenati”, ha detto Monti. “E avevamo un coach di notevole statura in campo, la Cancelliera tedesca Angela Merkel, che aveva una certa capacità di coesione e che – pur senza ostilità verso gli Stati Uniti – non si sentiva subordinata a Washinton”. Prendendo spunto dal pensiero rooseveltiano, l’ex Premier ha ricordato: “L’unica cosa che dobbiamo temere è la paura”. E l’Ue, purtroppo, ha questa tendenza, lanciandosi spesso prendere da ‘sconforto’ e ‘depressione’.
L’atteggiamento di Trump ricorda il divide et impera dell’epoca dell’Impero Romano; oppure il “Mi odino purché mi temano” di Caligola e il suo stile di ferro. Tutto questo rischia di fare breccia in un mondo pieno di timori e dove è in corso una crisi della democrazia, o meglio una sua ‘agonia’, che rischia di far vincere il suo contrario, la politica delle illusioni. Noi europei siamo sì molto divisi, ma dobbiamo aggrapparci a quella che Monti ha chiamato “autorevolezza di pensiero”.
Una delle leve su cui l’Ue può agire è la regolamentazione europea, quello che realmente possono temere le big tech, che erano accorse nel giorno dell’insediamento di Trump. “L’Europa è l’unico Paese con regole antitrust e una tutela del consumatore che potranno anche risultare eccessive: ma solo laddove gli Stati hanno dato potere di agire, vedi la moneta unica e la politica commerciale, l’Europa è rispettata”. Il senatore a vita ha ipotizzato una strada di uscita proprio in questa direzione: “Sono regole temute dalle imprese d’Oltreoceano. Ne ho avuto esperienza all’epoca della new economy, quando ero Commissario europeo alla concorrenza e mettemmo un freno a Microsoft”. Oggi si dovrebbe fare lo stesso, porre un argine applicando le nostre politiche. Questo aiuterebbe a contenere quello che Monti ha chiamato “atteggiamento virile” di Trump. Basterà?

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola ha avuto il pallino del giornalismo. Raccontare i fatti che accadevano, quale mestiere poteva essere più bello di così? Laureata in Giurisprudenza alla Sapienza nel 2006 con un Erasmus a Madrid. Nel 2009 ha conseguito il master in Editoria, giornalismo e management culturale, di nuovo alla Sapienza. Nel mentre gli stage (Associated Press, Agi e Adnkronos) e i primi articoli per i giornali, quasi sempre online. All’inizio si è occupata di cultura e spettacoli, con il tempo è passata a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Che è il settore di cui si occupa principalmente anche oggi.
donald trump, Usa, economia Usa, Mario Monti
