Lucas

Un istante di futuro, il film sul lavoro di ESTE

Una storia editoriale lunga 60 anni, il Convivio di Persone&Conoscenze 2024 e l’incontro con il concorso fotografico ‘Il futuro del lavoro’, promosso dalla stessa rivista. Come una serie di Pianeti che, sorprendendo tutti quasi all’improvviso, ogni tanto decidono di allinearsi ispirando chi li osserva, questi elementi hanno contribuito alla nascita di una domanda (qual è il futuro del lavoro?) e, di conseguenza, a un inedito progetto cinematografico. Partendo da un elemento statico come la fotografia, abbiamo cercato di avvicinarci a qualcosa di fortemente dinamico, incerto e inafferrabile come il futuro, dando voce ai protagonisti del mondo imprenditoriale all’interno del film dal titolo Un istante di futuro, prodotto dalla casa editrice ESTE, che ho avuto il piacere di dirigere.

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“Un dialogo a un tavolo tra due persone non è cinematograficamente interessante, ma se sotto il tavolo mettiamo una bomba, allora tutto cambia”, sosteneva il grande regista Alfred Hitchcock. Ecco, la ‘bomba’ del nostro film è il lavoro, un tema talmente universale e di interesse condiviso che, in un momento storico così importante, ha richiesto uno sforzo ancora maggiore per essere raccontato.

Tutto è nato nella notte tra il 14 e il 15 marzo 2024, i due giorni de Il Convivio di Persone&Conoscenze, l’evento che ha fatto da cornice anche alla mostra fotografica promossa dalla rivista sul tema del lavoro: alle 5 del mattino, poco prima dell’inizio dell’evento, mi sono ritrovato a scrivere ad Andrea Bobbiese, Direttore Generale di ESTE, per illustrargli la mia idea di realizzare un film; così, dal mattino del secondo giorno, ottenuto il via libera al progetto, abbiamo iniziato a intervistare coloro che potevano avere un’opinione interessante sulle tante sfaccettature del complesso mondo del lavoro.

Abbiamo cercato di intrecciare figure con opinioni diverse, ma anche chi, in vario modo, potesse essere legato agli scatti inviati del concorso o all’arte fotografica in generale. E così, navigando tra le mie proposte e quelle della redazione, abbiamo iniziato un piccolo tour del Nord Italia (siamo stati a Torino, Asti, Faenza, Padova, Vicenza e Milano), andando a ‘invadere’ alcuni spazi – anche casalinghi – di quelli che sarebbero diventate le ‘voci’ del film.

Tecnica e stile per animare il lavoro

Avere carta bianca sulla cifra tecnica e stilistica del film mi ha permesso di sperimentare e seguire l’istinto: mi piace essere agile, avere poca attrezzatura e lasciarmi la possibilità di posizionarmi ovunque, per essere veloce ed empatico con gli intervistati – come è stato, per esempio, con Stefano Zamagni – oppure di dare più tempo all’allestimento, come è avvenuto a casa del fotografo Uliano Lucas (uno dei membri della giuria del concorso fotografico), dove ho utilizzato due camere per fare una fotografia più ‘ragionata’ (non è un caso che tra le immagini realizzate durante quella chiacchierata, una è stata scelta per la copertina del numero di Persone&Conoscenze dedicato ai 20 anni della rivista).

Quella raccontata fin qui, però, è stata la parte semplice e ‘divertente’ del lavoro. Quella più impegnativa è stata il montaggio: il ‘bottino’ che ci siamo portati a casa dal piccolo tour è stato composto di ore di girato parlato, necessariamente da sbobinare, ascoltare, analizzare e interpretare. L’obiettivo era trovare filoni interessanti per la narrazione, magari tra quelli non preventivati, oppure scoprire attori particolarmente capaci o immagini inaspettate.

La tecnica convenzionale avrebbe suggerito di fare a tutti le stesse domande, così da confrontare e comparare le risposte unendole in un unico flusso. Nel nostro caso, invece, le domande e i percorsi – gestiti da Dario Colombo, Caporedattore della casa editrice ESTE – sono stati differenti per tutti i soggetti: l’idea era, infatti, di cogliere ogni peculiarità professionale e personale delle varie persone coinvolte, arricchendo così in modo esponenziale la profondità del materiale raccolto.

L’ascolto attento, la segmentazione dei concetti e una minuziosa selezione di quanto raccolto ci ha portati a identificare i concetti più interessanti sui cui lavorare e creare l’intreccio, accostando per assonanza concettuale, ma anche per dissonanza e contrasto. Ultimo anello della catena produttiva è la post produzione, che si è basata su una color correction fredda per le interviste e le immagini di copertura, in contrasto con la tonalità calda delle immagini in bianco e nero.

Il futuro del lavoro in fotogrammi

Per trovare la narrazione del film è stato fondamentale ascoltare con tante ore di girato. Da lì sono partito per proporre alcune linee narrative: lo Smart working, il lavoro femminile, gli spazi del lavoro… Uliano Lucas è stato di ispirazione, perché il suo racconto ci ha permesso di approfondire la storia della fotografia in azienda dalla fine degli Anni 60, passando dalle ‘finzioni’ per le brochure alla veridicità dei primi reportage all’interno delle linee di produzione, dove la realtà è un soggetto da raccontare e non un elemento da ripulire e rendere ‘patinato’, fino all’avvento della fotografia digitale, che ha aumentato esponenzialmente le possibilità creative.

C’è stato poi il racconto di due Responsabili HR del Nord Est, che hanno preso spunto da due fotografie per raccontare il loro punto di vista su come il mondo del lavoro abbia cercato di trasformarsi e di trovare nuove forme, innanzitutto per gestire lo tsunami della pandemia. Uscendone profondamente cambiato, ma non sempre migliorato. Protagonista è stata anche l’innovazione, approfondita dal CIM4.0 di Torino che ogni giorno studia e ricerca nuove soluzioni per ottimizzare le produzioni delle aziende manifatturiere con approcci avveniristici.

Gli elementi di riflessioni emersi che emergono da film non finiscono qui. C’è il racconto dello Smart working, che, per una volta, non è esclusivamente un elogio all’assetto organizzativo che sembra andare per la maggiore in questo periodo. C’è anche la narrazione della Responsabile Marketing che ha fotografato la propria azienda mostrando due viscerali passioni: la fotografia e la sua impresa.

In questa esperienza porto a casa tanti spunti. In particolare la riscoperta di concetto che mi ha ricordato gli studi universitari: la fotografia ha molti livelli di lettura e più l’interlocutore ha conoscenze umanistiche e più livelli può scoprirne e così aumentare il valore concettuale che porta in essa.

Interessante che tutti gli intervistati hanno definito la fotografia come un istante bloccato nel tempo, come ce ne sono centinaia di migliaia nel mondo e nella storia. In questo caso, però, abbiamo avuto la possibilità di analizzare le suggestioni sul lavoro, osservandole nei minimi dettagli, scoprendone i particolari positivi e i lati negativi, che spesso si perdono nella velocità del quotidiano e nella reiterazione ‘infinita’ dei processi. Questa analisi ci ha portato a capire il sentiero che la storia del lavoro ha seguito nel passato, che sta percorrendo nel presente e ci ha permesso di intravedere i possibili cambiamenti di rotta che intraprenderà nel futuro.

fotografia, futuro del lavoro, Film

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