A lezione di lavoro con l’alternanza formativa
È il passaggio di Giovannino Guareschi su Gigino, un ragazzo svogliato nello studio, ma che scopre la propria vocazione in officina, ad aprire le pagine del libro di Emmanuele Massagli dal titolo La didattica esperienziale. Apprendistato e impresa didattica nei percorsi del secondo ciclo di istruzione e formazione (Studium, 2023). Un quadro, quello degli Anni 50, che tratteggia il ricorso a una manualità lavorativa, fuori dall’aula e sotto lo sguardo di un maestro. È una immagine ormai svanita o è replicabile con il metodo dell’alternanza formativa? L’autore, Presidente di Adapt e dell’Associazione italiana welfare aziendale (Aiwa), ricercatore presso l’Università Lumsa, analizza sotto il profilo dottrinale ed esperienziale i dispositivi didattici più interessanti per sviluppare le competenze degli studenti.
L’allontanamento tra aula e lavoro è il prodotto di una concezione svilente dell’attività professionalizzante, che si è accentuata nel periodo post pandemico. Non solo: sempre più studenti si allontanano dalle scuole professionali, ma, come sottolinea Massagli, anche i licei diventano più deboli dal punto di vista qualitativo. “Il vizio culturale dello svilimento dei percorsi formativi e professionali work-based, pratici, rispetto a quelli school-based, intellettuali, è ancora diffuso”, spiega l’autore.
La scuola deve invece riprendere a dialogare con il mondo lavorativo, non tanto per svolgere la funzione di agenzia di collocamento, ma per essere il luogo formativo di quella che Massagli definisce “l’occupabilità per la vita”. I dispositivi didattici dell’alternanza formativa (apprendistato, alternanza scuola-lavoro, tirocini e impresa didattica) sono una opportunità per concretizzare la formazione integrale dei giovani. L’alternanza formativa consiste quindi in una esperienza duplice: in aula si apprendono le nozioni e nell’impresa si approfondiscono le conoscenze pratiche.
L’1% degli studenti superiori svolge l’apprendistato
All’apprendistato, Massagli dedica il secondo capitolo del suo libro, nel quale si affrontano le esperienze concrete sviluppate da istituti superiori e, per ogni caso, sono riportate le criticità, i risultati raggiunti e l’organizzazione. Pur essendo una realtà che coinvolge meno dell’1% degli studenti superiori, lo studioso lo ritiene una opportunità di formazione: “La centralità dell’apprendistato non è da ricercarsi nella sua dimensione operativo-esecutiva, quanto nel portato pedagogico, nella dimensione metodologica”.
Un altro dispositivo didattico descritto nel libro è “l’impresa non simulata, o impresa didattica”, vissuta in un ambiente di apprendimento sia aperto verso la realtà (quindi alla scoperta del mondo lavorativo), sia protetto (che si svolge nei laboratori della scuola). “Permette di lavorare sulle competenze specialistiche dell’allievo, che si formano imparando a eseguire con maestria le attività tipiche della lavorazione oggetto del corso, quanto su quelle trasversali di natura personale”, scrive il Presidente di Adapt.
Gigino, in modo inconsapevole, ha quindi sperimentato i vantaggi dell’alternanza formativa. Il libro, infatti, fa emergere come i diversi dispositivi didattici, ognuno con le proprie specificità, permettono ai giovani di acquisire le conoscenze – definite character skills, cioè “tratti di personalità non cognitivi” – richieste dal mondo del lavoro nel periodo post pandemico, così da diventare sempre di più affini con i profili professionali ricercati.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
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