Abbiamo davvero bisogno dello Smart working e dei suoi esperti?
Chi ha titolo a parlare, e di scegliere e decidere, in merito al lavoro? I lavoratori stessi, i manager da cui i lavoratori dipendono, i datori di lavoro, le organizzazioni di categoria. Non sembra sia più così. Oggi un nuovo attore è entrato sulla scena: gli esperti di Smart working. Si contano a ben guardare, nel nostro Paese, sulle dita di una mano. Ma si muovono coesi, convinti del diritto a imporre il loro punto di vista in ogni sede pubblica e privata.
Lo Smart working deve essere oggi – e dovrà essere in futuro – ciò che essi hanno stabilito in anni passati. L‘esperienza che ogni manager e ogni lavoratore ha vissuto a causa del virus non deve scalfire i processi già definiti, le regole già stabilite. Chi mette in discussione tutto ciò, sia un membro del Governo, il sindaco di una grande città, un manager o un lavoratore, è subito oggetto di ferme reprimende.
Sommessamente possiamo dire che i difensori dello Smart working codificato non solo stanno difendendo un progetto di rilevanza civile, stanno difendendo anche, forse innanzitutto, una posizione di potere acquisito e un mercato. Così come purtroppo spessa accade, una specializzazione professionale finisce per essere disabilitante.
Viviamo, si sa, in un’epoca nella quale gli spazi d’azione, di libera scelta, sono visti come problemi, di cui solo gli esperti possiedono le soluzioni. È triste vedere applicata questa prassi al lavoro, ciò che di più vitale ha l’essere umano. Sprechiamo così una occasione di enorme portata. Lavoratori di ogni tipo, manager, imprenditori, funzionari di associazioni di categoria; ognuno di noi, a causa del virus ha fatto esperienza di un modo nuovo di lavorare: nuovo senso di responsabilità, di fronte al compito a ognuno assegnato, nuovi confini tra lavoro e vita familiare, nuovi spazi di scelta…
Da qui possiamo ripartire per ripensare il lavoro. Tutto questo dovremmo buttarlo via per ascoltare esperti che hanno già marchiato ogni nuova esperienza con il nome Smart working e che pretendono di dire a ogni attore sociale cosa fare, e come farlo?
Articolo a cura di
GuastafEste