Alitalia, chi paga? I lavoratori delle (altre) aziende in crisi
Si legge troppo poco a proposito degli scandalosi privilegi concessi ad Alitalia. Sarà che coloro che nel corso del tempo si sono scandalizzati hanno perso il fiato o si sono ormai stufati dell’argomento e sono passati ad altro. Sarà che sono troppo forti le lobby sindacali e politiche che ogni volta ne inventano una per tenere in vita la boccheggiante compagnia.
Nessuna impresa in crisi – e sono tante nel nostro disastrato Paese – ha goduto di tante attenzioni. Attenzioni immeritate. È chiaro da 30 anni che le compagnie aeree più fragili, come è Alitalia, sono destinate a fallire o a essere assorbite da altre compagnie.
Siamo capaci, come sistema-Paese, di costruire un’impresa veramente competitiva sul piano globale? Se ci crediamo, facciamo gli investimenti necessari, scegliamo i manager giusti e proviamo una volta tanto a giocare in grande.
Sta di fatto che una volta di più assistiamo al foraggiare la compagnia con denaro pubblico. E assistiamo a difese dei posti di lavoro che i lavoratori di altre aziende non osano nemmeno sognare. Uno schiaffo per i lavoratori dell’Ilva, ma anche a quelli di Whirpool…
Il mercato ha i suoi difetti, ma se c’è un caso in cui dire ‘lasciamo fare al mercato’, è quello di Alitalia. Credere che stavolta ci sia una soluzione all’orizzonte, è solo un atto di fede.
Articolo a cura di
GuastafEste
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