Allineare la formazione al mercato del lavoro
Una nuova formazione per un nuovo mercato del lavoro. I cambiamenti innescati dalla pandemia nel mondo dell’istruzione e nell’evoluzione delle carriere impongono di ripensare anche la preparazione di chi si sta approcciando per la prima volta alla vita in azienda. Servono nuovi linguaggi, nuove forme di training, ma anche la capacità di riconoscere competenze inedite e sempre più utili in uno scenario in continua evoluzione.
Una necessità di cui si sono accorte in primis le grandi aziende. IBM, colosso americano dell’informatica, ha scritto una lettera aperta all’amministrazione Biden, chiedendo di considerare “nuovi percorsi” di carriera – inclusi apprendistati, modelli di formazione ibrida e partnership tra pubblico e privato – e di “ripensare il modo in cui approcciamo l’istruzione, la formazione delle competenze e il processo di assunzione in questo Paese”.
IBM indica il bisogno di “un’infrastruttura standard e nazionale”, su cui i lavoratori possano condividere competenze verificate e riconosciute con le aziende che sono in cerca di personale. Il programma, che consentirebbe al mercato del lavoro di funzionare al di là della ricerca di curriculum o titoli di studio, si allineerebbe anche con le offerte delle imprese.
“Espandendo i percorsi di carriera per molti americani, modernizzando il modo in cui distribuiamo i sussidi federali agli studenti e aumentando l’apertura quando si tratta di selezionare e assumere per ruoli altamente qualificati, possiamo accelerare la ripresa economica e assicurare la leadership americana”, ha scritto nella letta aperta Obed Louissant, Senior Vice President Trasformation and Culture di IBM.
Secondo una survey condotta nel 2020 dalla Chamber of Commerce Foundation, la maggior parte dei decision maker interni alle aziende sta valutando di lavorare con istituti di istruzione superiore per assicurarsi che quanto viene insegnato si allinei con quanto richiesto dal mercato del lavoro. Secondo la fondazione, la partnership tra imprese e istituti di formazione sui programmi educativi sarà la chiave per il futuro del lavoro.
Oltre a dover fare i conti con le nuove modalità a distanza, imposte dalla pandemia, le grandi imprese cercano infatti di intercettare e volgere a proprio favore un altro trend: la progressiva perdita di valore della laurea quale standard di riferimento nella formazione. Il venir meno del vecchio gold standard è già evidente nella scelta di numerosi manager di porre le competenze su un gradino più alto rispetto ai titoli di studio tra i requisiti ricercati nell’ambito dei processi di selezione. Grandi tech company, come Infosys, hanno già annunciato di voler considerare candidati non solo in possesso della tradizionale laurea quadriennale. E molte altre stanno intraprendendo lo stesso percorso.
Fonte: HR Dive
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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