Arte contemporanea per migliorare l’impresa
Se l’arte classica e moderna era didascalica, e quindi immediata e di semplice interpretazione, quella contemporanea è di certo più criptica. Serve una decodificazione, quindi, ma ciò non significa che non possa avere anche un effetto formativo ed educativo tanto quanto fanno, per esempio, le statue nelle piazze o gli affreschi nelle chiese.
L’arte contemporanea ha un valore educativo e didattico, che non è solo spirituale o privato. In questo senso pure le aziende possono beneficiarne. Ne sono convinti gli artisti che aderiscono al Movimento Arte Etica. Il Manifesto dell’Arte Etica stilato da Paolo Mozzo, fondatore del Movimento, Presidente di ARTantide Gallery insieme con il critico Sandro Orlandi Stagl, si intitola L’Arte Può e prende spunto da un aforisma di Picasso: “L’arte ha lo straordinario potere di scuotere dall’anima la polvere che si accumula nella vita di tutti i giorni”. Concetti che, secondo Mozzo, si trovano proprio in azienda: “L’arte prima di tutto ha potere e questo corrisponde esattamente alla responsabilità che ha un’impresa nei confronti della società”.
L’arte, come l’ambiente, impatta valori e produttività
Per capire come l’arte possa avere un impatto sulla popolazione aziendale, Mozzo porta il caso di alcuni artisti aderenti al Movimento Arte Etica. Tra loro c’è per esempio Alberto Salvetti, i cui soggetti sono i lupi. “In azienda, la presenza di questi animali infonde senso di impegno e di squadra, di ‘branco’. Non è quindi solo un messaggio estetico, ma anche trasmissione di conoscenza e di esempio”. Gianfranco Gentile, invece, lavora sui cartoni, che quando sono appesi nei corridoi o nelle sale ricordano alle persone di fare sempre attenzione agli sprechi per fiorire, proprio come fioriscono i fiori da lui rappresentati su quei cartoni, e di mettere in campo la creatività per realizzare cose straordinarie partendo dal nulla. Matteo Mezzadri, con le sue sculture classiche esplose riporta l’attenzione sulla valorizzazione delle persone e fa riflettere sul ciclo di espansione e consolidamento, con l’arte che si ispira al passato per illuminare il futuro. Alessandro Zannier sottolinea invece l’importanza assoluta della responsabilità globale, dentro e fuori l’azienda: ogni azione ha una conseguenza e va eseguita con la massima consapevolezza, questo il messaggio.
Il miglioramento aziendale, quindi, può partire della bellezza concreta, quella delle opere d’arte, soprattutto quando queste sono intese in tutta la loro valenza sociale, educativa e pubblica. E non è nulla di nuovo: che l’ambiente impatti sulla produttività e sulla creatività è noto da tempo, e sono diversi gli studi che dimostrano come siano proprio la cura del luogo e l’atmosfera a guidare l’impegno e le performance.
Fu, per esempio, una ricerca condotta dall’Università di Exeter a dimostrare come le piante in ufficio rendano il personale più produttivo e felice, rispetto a un ambiente di lavoro meno verde. Arricchire gli spazi con il colore delle piante pare infatti aumentare la produttività addirittura del 15%. Anche uno studio pubblicato nel 2019 sull’International Journal of Sustainable Real Estate and Construction Economics parla di come il design impatti sul lavoro: i ricercatori volevano capire meglio se l’organizzazione dell’ambiente (mobili, rumore, comfort e disposizione nello spazio) avesse un reale effetto sulle performance e sull’efficienza, e i dati raccolti hanno di fatto dimostrato come i dipendenti credano fermamente nelle conseguenze positive del design del luogo di lavoro sulla loro produttività.
Da investimento a strumento per generare benefici
I tagli di Lucio Fontana, le combustioni di Alberto Burri, l’arte performativa… Nel XX secolo gli artisti affermavano se stessi per essere riconoscibili nelle opere, mentre nel XXI secolo l’arte è diventata veicolo di cambiamento con atteggiamento di responsabilità sociale. Anche se il collezionismo contemporaneo resta speculazione: “Molte persone acquistano le opere d’arte per scopi economici e questo non è certamente da biasimare”, afferma Mozzo. Si pensi al mercato dell’arte, che spesso resiste alle crisi: se guardiamo al 2020 secondo l’indice di fiducia Artprice del mercato dell’arte, pur prospettando un crollo in seguito alla pandemia, le case d’aste hanno venduto un volume di lotti che corrisponde al 91% rispetto al 2019, perdendo quindi il 9%. “Ma l’arte non è solo aspetto economico, è soprattutto etico ed estetico. Usufruire del messaggio che ci manda è importantissimo. Il guadagno economico arriva dopo, anche se il valore patrimoniale si contabilizza immediatamente. Il collezionista visionario, quindi, sa intuire questo e sfruttarlo al meglio, leggendo ciò che avverrà, godendosi fin dall’inizio quello che oggi si chiama Dividendo Estetico”.
Come può quindi l’arte essere vettore di cambiamento del clima aziendale? “Nel secolo scorso i prodotti artistici erano venduti solo per la loro bellezza o per l’emozione suscitata”, chiarisce Mozzo. “Oggi l’artista, al contrario, unisce all’estetica l’etica, veicolando messaggi socialmente utili, che si affermano attraverso la bellezza”. Secondo questa definizione, gli artisti sono intellettuali e persone che mettono in gioco le proprie competenze scambiando informazioni e idee per la crescita propria e degli altri. E chi guarda e fruisce dell’arte può quindi acquisire queste informazioni.
Concretamente, l’arte può portare bellezza aziendale in diversi modi, anche semplicemente con la sola presenza. Basti pensare a quanto l’arte sia già presente in diversi settori: le banche, le aziende della moda, ma anche imprese visionarie che riempiono le sedi di opere, stimolando ed educando alla bellezza indirettamente il proprio personale. Coinvolgere l’arte nel processo di crescita aziendale è un segnale concreto, investendo sugli atteggiamenti delle persone che lavorano all’interno di uno spazio.
Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.
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