Aspetta che il panorama cambierà!
L’ostacolo è una metafora molto usata nel business coaching e rappresenta quel momento, o stato, in cui la persona o il gruppo non riesce a procedere. Tutti noi abbiamo vissuto situazioni simili o in cui ci sentivamo senza forze emotive ed energetiche per andare avanti.
Gli ostacoli fanno parte della vita e, come tali, devono essere superati. In realtà la stessa idea del superamento dell’ostacolo è imprecisa, limitata. Molte volte è necessario dissolvere, ridurre, aggirare, ridimensionare, rivisitare l’ostacolo per poter ‘andare oltre’.
A volte la percezione è che l’ostacolo sia bloccante, come essere imprigionati in una cella, ma con la porta aperta. Ma c’è una grande differenza tra gli ostacoli esterni a noi e i blocchi che invece provengono dal nostro mondo interiore, che emergono dai nostri pensieri e dal nostro sentire.
Per esempio la paura può immobilizzarci. Le nostre convinzioni ci possono spingere a pensare che non siamo all’altezza della sfida. E nel non poter procedere soffriamo. Che lo si chiami blocco o ostacolo è uno stato in cui non vogliamo stare. Come agire quindi in queste situazioni per uscirne vittoriosi? Cerchiamo risposte dal mondo dell’arte.
Nella mia esperienza il blocco è una situazione molto ricorrente con cui gli artisti periodicamente si confrontano. Quello che ho potuto constatare è che loro vivono spesso questo stato con più tranquillità e serenità rispetto a quello che accade nel business. Sanno accettare una situazione di blocco come una parte naturale del processo creativo.
L’emozione che li aiuta in questo passaggio è la fiducia, che deriva dalla convinzione che qualcosa accadrà; che prima o poi ne usciranno; che all’esito del blocco troveranno le condizioni per produrre qualcosa di nuovo. Durante questi momenti mettono in atto delle strategie comportamentali molto precise. E così anch’io.
Mi dedico a cose che nulla hanno a che fare con il tema che mi ferma. Indirizzo la mia attenzione verso altri interessi, scavo in direzioni differenti da quello di cui invece mi dovrei occupare. Se la fiducia permette all’artista di vivere il blocco con serenità, c’è anche un’altra relazione emotiva che coltiva con maestria ed è il rapporto con la noia.
Gli artisti, infatti, sono aiutati dalla capacità di tollerare la noia, di accettare che il tempo possa essere apparentemente sprecato e che non produca necessariamente alcun risultato. Liberare il tempo dall’obbligo di produrre un output concreto spesso crea, paradossalmente, le condizioni perché i risultati prendano effettivamente corpo.
Certo nel frenetico mondo di oggi, particolarmente in quello del business, pieno di stimoli, ma anche di scadenze e di obblighi, facciamo molta fatica non solo a far spazio a momenti di vuoto, ma anche a sopportarli. Invece l’ostacolo, tanto quanto il blocco che ci ferma, non è una disgrazia, ma la componente strutturale di un percorso che ha un significato, un’utilità e una funzione se come tale riusciamo a considerarla.
Nell’incantevole videoinstallazione di Eva L’Hoest, esposta all’ultima Biennale di Lione in Francia, vediamo un paesaggio artificiale dove avatar e oggetti migrano da uno schermo all’altro, in un lento movimento costante. L’opera, che prende spunto dai panorami dei videogiochi, ci presenta strati di immagini dove le proporzioni a volte risultano surreali, ma allo stesso tempo armoniche.
Mi fermo davanti agli schermi per osservare il movimento di reti metalliche, quelle utilizzate per costruire i soliti recinti che separano i giardini pressoché in tutto il mondo. Fa uno strano effetto su di me, poiché queste da un lato creano una barriera, strati di ostacoli che mi impediscono di procedere.
Dall’altro, grazie allo scorrere delle immagini, mi porta a pensare che magari, anche se non faccio niente, dopo un po’ ci sarà un panorama completamente diverso che si aprirà di fronte a me. A volte il mondo fa da sé, basta sapere aspettare con tanta pazienza.
cambiamento culturale, business coaching, ostacolo, blocco