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B-corp, un nuovo modo di fare impresa tra valore condiviso e sostenibilità

Business e sostenibilità possono andare a braccetto. Lo dimostrano le Benefit corporation (B-corp), un’evoluzione positiva del concetto di impresa for profit, che si pongono l’obiettivo di creare un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente attraverso la loro attività economica, continuando allo stesso tempo a generare profitto.

Il movimento globale delle B-corp certificate è nato negli Stati Uniti grazie all’azione di B Lab, un ente non profit indipendente e internazionale creato per certificare le imprese private di ogni parte del mondo che volontariamente soddisfano i più elevati standard di trasparenza, responsabilità e sostenibilità, perseguendo uno scopo più alto del solo guadagno.

Oltre a certificare le aziende, il movimento si impegna a diffondere questo nuovo paradigma di business nel mondo e a promuovere iniziative legislative nei vari Paesi per creare una forma giuridica ad hoc per questo modo virtuoso e innovativo di fare impresa.

I primi a legiferare in questo senso sono stati proprio gli Usa, che nel 2010 hanno introdotto la forma giuridica di Benefit corporation. Il secondo Paese ad attivarsi è stato l’Italia, che dal 1 gennaio 2016 ha introdotto le società benefit, equivalente delle B-corp a stelle e strisce.

Mentre le società tradizionali esistono con l’unico scopo di distribuire dividendi agli azionisti, le società benefit integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto che mantengono, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sul Pianeta.

Questa forma giuridica consente a imprenditori, manager, azionisti e investitori di proteggere la missione in caso di aumenti di capitale e cambi di leadership, crea una maggiore flessibilità nel valutare i potenziali di vendita e consente di mantenere la missione anche in caso di passaggi generazionali o quotazione in Borsa.

Le società benefit devono nominare una persona del management che sia responsabile dell’impatto dell’azienda e si impegnano a riportare in maniera trasparente e completa le proprie attività attraverso una relazione annuale di impatto, che descriva sia le azioni svolte sia i piani e gli impegni per il futuro. Al momento non godono di incentivi di tipo economico o fiscale.

Il movimento B-corp in Italia e nel mondo

Le prime cinque aziende italiane che il 26 febbraio 2016 hanno fatto trasformato la propria forma giuridica da società for profit a società benefit sono D-Orbit (sistemi per la sicurezza spaziale), Dermophisiologique (cosmetici), Nativa (Future Fit Design), Croqqer.it (marketplace per lo scambio di servizi di lavoro a impatto sociale positivo) e Mailwork (piattaforma per la riqualificazione energetica e sostenibile degli edifici), che sono anche B-corp certificate.

Per ottenere la certificazione B-corp, che va rinnovata ogni due anni, le aziende devono verificare le proprie performance attraverso lo standard B Impact Assessment e raggiungere una valutazione di almeno 80 punti su 200.

L’assessment è uno strumento messo a disposizione gratuitamente da B Lab: disegna il profilo d’impatto, positivo e negativo, delle aziende, permettendo loro di capire se stanno andando nella direzione giusta o se devono aggiustare il piano industriale per raggiungere il purpose che si sono date. Oltre 70 mila aziende nel mondo lo stanno usando per valutare e migliorare le proprie performance aziendali.

Il punteggio minimo (80) è il punto di break even: l’impresa che ottiene un voto maggiore produce più valore sociale e ambientale di quanto ne utilizza per funzionare. Ma l’automisurazione non basta: una volta che fa richiesta di certificazione, infatti, l’organizzazione si deve sottoporre a un audit di sei mesi da parte di B Lab che verifica se il punteggio è corretto. Se la performance positiva viene verificata, l’azienda può firmare la dichiarazione di interdipendenza delle B-corp e ottenere la certificazione.

Da Nativa a Panino Giusto e Patagonia, le best performer italiane

Oggi ci sono oltre 2.500 B-corp certificate, distribuite in 140 settori e in 60 Paesi. In Italia, le imprese che hanno ottenuto la certificazione sono 89. La prima è stata Nativa, una delle aziende fondatrici del movimento in Europa e dal 2013 country partner di B Lab per l’Italia.

L’azienda si impegna a promuovere il movimento, ha collaborato con il Senato per l’introduzione della legge sulle società benefit e accompagna le aziende interessate lungo il percorso di valutazione del loro impatto positivo.

“Il valore medio delle aziende che fanno l’assessment è di 51, mentre le italiane in genere hanno performance più alte”, ha rivelato Paolo di Cesare, Co-founder di Nativa, durante la conferenza stampa di presentazione di Chiesi, una delle ultime new entry nel club italiano delle B-corp.

Il gruppo farmaceutico multinazionale ha ottenuto la certificazione nel giugno 2019, diventando la prima azienda farmaceutica italiana e la più grande in Europa certificata B-corp, dopo aver integrato nella strategia di business alcuni degli obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite e aver ottenuto un punteggio di 87,5 verificato dall’ente certificatore.

Nel dicembre 2018, il Gruppo Chiesi era già diventato società benefit. “Nativa è diventata B-corp con un punteggio di partenza di circa 104 punti e oggi è arrivata a 112 perché ogni anno puntiamo a migliorare le nostre pratiche, ma soprattutto abbiamo migliorato i nostri risultati economico-finanziari da quando siamo una B-Corp”, ha aggiunto di Cesare.

Il fondatore di Nativa ha portato anche l’esempio della “best performer” tra le B-corp italiane: Patagonia, certificata nel 2011 con un punteggio di 106, oggi ha superato i 120 punti, raddoppiando il suo fatturato nel frattempo.

Tra le ultimissime nate c’è anche Panino Giusto, le cui scelte etiche hanno trovato una naturale evoluzione nella trasformazione dell’organizzazione nella prima azienda benefit italiana del settore alimentare: da poco è stata ricevuta anche la certificazione come B-corp.

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