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Basta annunci di ripartenza, ora ci serve concretezza

Marco Gay (Confindustria Piemonte): “Adesso occorre dar vita alla fase dell’execution”

È un appello che sa di ultimatum, quello di Confindustria. Dalle pagine de La Stampa del 24 agosto 2020, il Presidente Carlo Bonomi ha proposto un “grande patto per l’Italia”, invitando Governo e parti sociali al confronto, all’ascolto e al lavoro “tutti uniti”. Non è l’ennesima stoccata di Viale dell’Astronomia all’attività dell’Esecutivo – “Giudico ciò che vedo da cittadino, oltre che da imprenditore”, dice il Presidente di Confindustria –  anche se Bonomi non lesina le critiche al Governo. In particolare rispetto al fatto che ci si aspettava concretezza dopo tanti annunci: dal rilancio della produttività – anche nei servizi della Pubblica amministrazione – alle semplificazioni, dalla crescita alla sostenibilità sociale, fino ai giovani. “Tante chiacchiere e pochi fatti”, è l’opinione di Bonomi.

Di ripartenza e attività da realizzare al più presto, se ne parla anche sul numero di Luglio-Agosto di Sistemi&Impresa, rivista edita da ESTE (la casa editrice che edita anche il quotidiano Parole di Management): la copertina del magazine è dedicata a Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte e Presidente di Anitec-Assinform (l’associazione italiana per l’ICT), già Presidente di Confindustria Giovani. Proponiamo un estratto dell’intervista, la cui versione integrale è consultabile sulla rivista.

Sono passate da poco le 15 di un caldo pomeriggio d’estate: dall’altra parte del telefono la risposta arriva dopo neppure due squilli. Non c’è una segreteria a fare da filtro alla chiamata. E questo semplifica il colloquio. Ma è anche un preciso segnale di come (certe) istituzioni vogliano annullare le barriere e che non ci sia più tempo da perdere perché è ora di passare all’azione. È proprio questo il messaggio principale che lancia Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte, eletto a inizio luglio 2020 al vertice degli industriali piemontesi per il quadriennio 2020-2024.

Alla nuova carica, Gay somma quella – ricoperta dal 2017 – di Presidente di Anitec-Assinform, l’associazione italiana per l’Information and Communication Technology (ICT) legata a Confindustria, e di Vicepresidente di Confindustria Digitale. Inoltre, vanta una profonda conoscenza di questi ambienti: entrato in associazione nel 2003, è stato scelto nel 2011 come Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte e poi di Confindustria. “Sono orgoglioso di poter guidare gli imprenditori della mia regione, mettendo a disposizione competenze e volontà per far ripartire il nostro territorio”, è stato il suo primo commento poco dopo la nomina, cui hanno preso parte i Presidenti delle territoriali, di Ance Piemonte, Giovani Imprenditori e Piccola Industria.

Li ha definiti “quattro anni molto impegnativi” quelli che lo attendono nel suo nuovo ruolo: l’emergenza sanitaria è già diventata finanziaria, anche se i segnali non sono ancora ben evidenti sul tessuto economico. “Le nostre aziende hanno la volontà, e tutte le caratteristiche, per vincere la sfida”, è l’altro messaggio di Gay alle imprese del territorio. E per sostenere il ritorno alla ‘normalità’, il neopresidente punta su digitalizzazione, Europa, internazionalizzazione, sostenibilità, formazione e infrastrutture, considerati i pilastri della politica industriale.

Di questi temi, il Presidente di Confindustria Piemonte non è certo digiuno. Le cariche nell’associazione degli industriali sono successive – e poi parallele – alle attività d’impresa. La prima sperienza è stata nell’azienda di famiglia, una società operante nel settore vetroceramica per la produzione di mole abrasive (“una tipica impresa familiare del Torinese”, la definisce Gay): “Proma è stata una certezza rimessa in discussione, ma anche un’opportunità”. Il riferimento è alla cessione dell’azienda, oggi diventata Saint-Gobain Abrasivi. Da lì, infatti, sono iniziate le esperienze imprenditoriali di Gay nel settore digitale e dell’innovazione: ha fondato WebWorking (azienda di cui è Amministratore Delegato) ed è stato CEO dell’agenzia pubblicitaria GSW WorldWide Italy; da inizio 2016 ha fatto il suo nella compagine e nel board di Digital Magics, il principale incubatore italiano di startup e Piccole medie imprese innovative e progetti di Open innovation quotato all’Alternative Investment Market (AIM) di Borsa italiana, e dal 2017 ricopre la carica di Amministratore Delegato.

Possiamo dire che lei sia la ‘persona giusta al posto giusto’: dopo l’esperienza nell’azienda di famiglia ha saputo ricominciare in altre imprese; oggi le aziende – non solo del Piemonte – sono chiamate a gestire una profonda crisi. Qual è lo scenario da affrontare?

È certamente un periodo difficile, generato dall’emergenza sanitaria, la cui fase acuta e più tragica speriamo di esserci lasciati alle spalle. La pandemia ha prodotto una crisi economica: i veri effetti, però, non si sono ancora concretizzati. Stiamo vivendo il peggior periodo dal Dopoguerra a oggi, che ha riportato i conti delle aziende piemontesi a prima del 2009, un momento davvero lontano nel tempo. Credo che, insieme con le rappresentanze territoriali del Piemonte, la Piccola Industria Piemontese e i Giovani Imprenditori Piemontesi, sia il tempo di cogliere questa sfida per interpretare, vivere e ripartire in una nuova normalità. E porsi nell’ottica non solo di gestire il momento, ma di costruire e affrontare il futuro.

In che modo si immagina la ripartenza e su quali leve serve agire?

Competenze industriali e digitali sono i temi su cui confrontarsi in un dibattito che dev’essere molto concreto. Serve pianificare una politica industriale che parta dai territori e si basi su pilastri importanti, come la digitalizzazione dell’impresa, la sanità, le infrastrutture, la scuola e l’internazionalizzazione. Questi temi non devono essere affrontati solo nella dimensione del breve periodo, certamente c’è da considerare ciò che bisogna fare nell’immediato, ma serve considerarli per costruire una visione più ampia. È oggi che dobbiamo impostare le attività affinché non ci si domandi più quando recupereremo il gap perso, bensì quanto potremo guadagnare nel medio-lungo periodo, in termini di crescita, sviluppo, benessere e posti di lavoro.

Quanto ci vorrà per assistere a una vera ripresa?

Prima si deve comprendere che il passato non tornerà: vuol dire non tornare a lavorare, ma addirittura a vivere, come a dicembre 2019. Serve maturare questa nuova consapevolezza, perché il cambiamento è stato così violento – nell’ambiente ICT si direbbe “disruptive” – che impone di mettere in campo strumenti nuovi: quelli del secolo scorso che continuavamo a usare non sono più idonei per affrontare lo scenario. Per tornare a correre – in maniera differente – ci vorrà tempo. Direi qualche anno.

In questa fase di crisi, ritiene che chi fa impresa sia adeguatamente supportato dalle istituzioni?

I decreti Cura Italia, Rilancio e Semplificazione dimostrano che qualcosa si sta concretizzando, ma c’è ancora tanto da fare. “È ora di scaricare a terra”, come piace dire a noi imprenditori. Bisogna dare concretezza a ciò che si dice. Il tempo, in questo scenario di crisi, è una variabile fondamentale, perché non basta avere buone idee, serve metterle in pratica. E non significa che come associazione ci limiteremo a fare la ‘lista della spesa’ di ciò che vogliamo; l’obiettivo è lavorare insieme sui progetti di politica industriale che abbiano un aspetto concreto: quanto si dice si deve fare e deve avere un riscontro. In azienda diremmo che adesso occorre dar vita alla fase dell’execution. Gli annunci roboanti che poi non diventano realtà servono solo per creare consenso, mentre le aziende oggi hanno bisogno di concretezza.

Con la Presidenza Bonomi, Confindustria non ha mai lesinato critiche al Governo: pensa che sia l’unica direzione perseguibile con l’Esecutivo oppure è fiducioso che si possa costruire un rapporto costruttivo?

Il nostro ruolo è dire ciò che pensiamo e ciò che vediamo nelle aziende. Questo non dev’essere interpretato sempre come uno scontro, ma significa svolgere al meglio la nostra parte. Se non avessi detto che ora bisogna passare dagli annunci all’azione concreta, avrei tradito la mia funzione. E questa posizione non ha certo l’obiettivo di alimentare il conflitto. Non vorrei che da ora qualunque comunicazione di Confindustria sia interpretata come opposizione al Governo.

Come fare per superare l’impasse?

Vorrei che si desse attenzione alla concretezza, perché la situazione è davvero seria. Dunque, premettendo che con il Governo non c’è niente da ricucire, bisogna proseguire con il confronto e il dialogo. Anche perché se noi, come Confindustria, parliamo di liquidità alle imprese e di sgravi per ripartire, non lo facciamo per tutelare un interesse di parte, ma del Paese. Le infrastrutture non servono ai singoli, bensì a tutto il sistema. Si prenda, per esempio, la Tav: non è un’opera che riguarda una particolare azienda, ma un’intera regione che può così diventare uno snodo cruciale per l’Europa.

L’intervista integrale è pubblicata sul numero di Luglio-Agosto 2020 di Sistemi&Impresa.
Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

confindustria, ripartenza, misure anti crisi, Marco Gay


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Dario Colombo

Articolo a cura di

Giornalista professionista e specialista della comunicazione, da novembre 2015 Dario Colombo è Caporedattore della casa editrice ESTE ed è responsabile dei contenuti delle testate giornalistiche del gruppo. Da luglio 2020 è Direttore Responsabile di Parole di Management, quotidiano di cultura d'impresa. Ha maturato importanti esperienze in diversi ambiti, legati in particolare ai temi della digitalizzazione, welfare aziendale e benessere organizzativo. Su questi temi ha all’attivo la moderazione di numerosi eventi – tavole rotonde e convegni – nei quali ha gestito la partecipazione di accademici, manager d’azienda e player di mercato. Ha iniziato a lavorare come giornalista durante gli ultimi anni di università presso un service editoriale che a tutt’oggi considera la sua ‘palestra giornalistica’. Dopo il praticantato giornalistico svolto nei quotidiani di Rcs, è stato redattore centrale presso il quotidiano online Lettera43.it. Tra le esperienze più recenti, ha lavorato nell’Ufficio stampa delle Ferrovie dello Stato italiane, collaborando per la rivista Le Frecce. È laureato in Scienze Sociali e Scienze della Comunicazione con Master in Marketing e Comunicazione digitale e dal 2011 è Giornalista professionista.

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