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Basterà il welfare a ri-motivare le persone al lavoro?

In Italia c’è una diffusa disaffezione delle persone nei confronti del lavoro: se potesse, un lavoratore su due si dimetterebbe alla ricerca di un posto più sicuro, meglio retribuito e che offra prospettive di crescita. Ancora più critico, visto dalla parte delle aziende, è il fatto che due lavoratori su tre dichiarano di lavorare solo per ricavare i soldi necessari a vivere e a fare le cose che piacciono. È la fotografia scattata dal 6° Rapporto Censis-Eudaimon, presentato a marzo 2023 prima a Roma e poi a Milano.

Sempre le interviste fatte nell’ambito di questo studio evidenziano come i lavoratori chiedano retribuzioni migliori e qualità della vita più alta. In particolare, cercano supporto per risolvere i loro problemi e più facilità nel conciliare vita familiare e lavoro. “In pratica, aspirano a essere sollevati dal peso opprimente di una vita complicata e piena di tanti piccoli e grandi ostacoli. In questa situazione, che si complicherà ulteriormente per la diminuzione della domanda di lavoro – esito della transizione demografica che l’Italia sta vivendo – le aziende competeranno per trattenere le loro persone e per attrarne di nuove”, ha spiegato Alberto Perfumo, fondatore e Amministratore Delegato di Eudaimon, società specializzata nell’offrire proposte per il welfare d’impresa che ha promosso la ricerca. “Il welfare aziendale è lo strumento più adatto a motivare le persone e può aiutare il lavoro a recuperare centralità nella vita delle persone”

Le valutazioni e le aspettative risultano essere omogenee per tutte le fasce di età, anche se i giovani dimostrano più attenzione a ciò che i servizi del welfare possono fare in tema di opportunità di conciliazione tra vita familiare e lavoro: quasi il 43% dei giovani lo reputano molto importante, contro il 35,8% degli adulti e il 35% degli anziani.

Il welfare è la risposta, ma è ancora sconosciuta ai più

Gli strumenti di welfare, nello scenario delineato, potrebbero essere fondamentali, per le aziende, sia per attrarre talenti sia per trattenere le persone già nell’organizzazione e per contrastare la mobilità sempre più alta dei lavoratori da un’azienda all’altra. Eppure, più di otto lavoratori su 10 non conoscono i dettagli delle soluzioni di welfare a loro disposizione: solo il 19,8% degli occupati italiani ne ha dimestichezza; il 45% dichiara di conoscerli a grandi linee; il 35,1% ammette di non saperne nulla. Interrogate sulle tipologie di servizi desiderati, le persone hanno espresso la necessità proprio di avere un supporto personalizzato per la conoscenza del welfare: “È una richiesta tarata sulle esigenze specifiche e molto personali di ognuno, perché le persone hanno bisogni diversi e aspirano a essere ascoltate e supportate individualmente”, ha commentato Perfumo.

Secondo il rapporto sviluppato da Eudaimon con la collaborazione del Censis, il 44,2% degli occupati considera la retribuzione non adeguata alle proprie esigenze. Le integrazioni di reddito per affrontare le difficoltà economiche dinnanzi all’inflazione, quindi, restano molto apprezzate dai lavoratori. Ma, negli ultimi anni, si è assistito anche a una crescente domanda di supporti utili per una qualità migliore della vita (si tratta degli strumenti in grado di conciliare al meglio la vita privata e la professione). Tra le richieste più citate dagli intervistati, ci sono: migliori e maggiori opportunità per conciliare vita familiare e lavoro (79,2%); integrazioni di reddito per spese alimentari (79,1%); supporto per risolvere problemi burocratici nel rapporto con la Pubblica amministrazione (78%); consulenza per il supporto psicologico (68,1%).

Le due ‘facce della medaglia’ del welfare sono quella economica d’integrazione al reddito e ai consumi e quella di soluzione-servizio in campi come previdenza, salute, scuola, cura della persona, cultura. Dalla ricerca di Eudaimon risulta come servano entrambe: “La prima è la salvaguardia igienica del potere d’acquisto; fornisce risorse ai lavoratori senza sovraccaricare le imprese e sostiene i consumi. La seconda componente del welfare, quella della soluzione-servizio, è quella che fa sentire la presenza dell’azienda, è quella che motiva e attrae”, ha detto Perfumo. Il fondatore di Eudaimon ha poi chiarito che per le aziende non c’è una ricetta predefinita, cioè un modo più corretto dell’altro di agire per predisporre i propri piani welfare: dipende da obiettivi, scelte e modalità operative, in modo tale che i due modelli possano essere compresi come due cose tanto diverse quanto complementari e potenzialmente coesistenti.

welfare, Censis-Eudaimon


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Cecilia Cantadore

Giornalista professionista, Cecilia Cantadore ama raccontare storie di persone e imprese. Dopo la laurea magistrale in Culture e Linguaggi per la Comunicazione all’Università degli Studi di Milano è entrata nel mondo dell’editoria B2B e della stampa tecnica e professionale lavorando per riviste specializzate. Scrive di cultura aziendale, tecnologia, business e innovazione, declinando questi macro temi per le diverse testate cartacee e online con cui collabora come freelance. Dedica il suo tempo libero alla musica, ai viaggi e alle camminate in montagna.

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