Bravi dirigenti si diventa
Il 17 settembre 2024 si è svolta la cerimonia di apertura della IX edizione del corso-concorso della Scuola nazionale dell’amministazione (Sna), che ogni anno seleziona i ‘manager’ dello Stato. Oltre all’intervento di Paola Severino, Presidente della Sna, si è tenuta la lectio magistralis di Paolo Benanti, Presidente della Commissione gogernativa dell’AI per l’informazione, dal titolo “Intelligenza Artificiale e umanesimo digitale”. Il numero di Luglio-Agosto 2024 di Persone&Conoscenze ha ospitato un’intervista a Remo Morzenti Pellegrini, Vice Presidente della Sna per approfondire in che modo, l’istituzione deputata a selezionare, reclutare e formare i funzionari e i dirigenti della Pubblica amministrazione (Pa) si sta adattando alle nuove necessità formative dei manager e si è posta la missione di selezionare e formare una nuova classe di dirigenti, che alle conoscenze tecniche affianchino le competenze manageriali. Pubblichiamo un estratto dell’articolo “Bravi dirigenti si diventa”.
Ogni popolo ha il Governo che si merita, diceva il filosofo e diplomatico francese Joseph Marie de Maistre. Politici, funzionari pubblici, leader economici e culturali si occupano del funzionamento della società, garantendo la qualità della vita dei cittadini e del futuro del Paese. Nel loro ruolo, le decisioni assunte influenzano la stabilità politica, economica e sociale. La recente pandemia, le crisi sistemiche e i crescenti conflitti richiedono anche alla Pubblica amministrazione (Pa) nuove riflessioni. E di questo ne sono convinti anche illustri osservatori, come Remo Morzenti Pellegrini, Professore di Diritto Amministrativo e Vicepresidente della Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna), l’istituzione deputata a selezionare, reclutare e formare i funzionari e i dirigenti della Pa. È dunque da qui che esce una buona parte della classe dirigente italiana che oggi, ben più di un tempo, alle conoscenze tecniche deve affiancare le competenze trasversali (soft skills). Questo cambio di paradigma – già in atto – impone tuttavia nuove sfide nella selezione del personale e poi della formazione.
Andiamo con ordine e partiamo allora da qualche dato per comprendere il contesto: secondo il rapporto dal titolo Classe dirigente: il profilo del potere in Italia a cura di Eurispes in collaborazione con Who’s Who in Italy (i dati risalgono al 2012), la classe dirigente italiana è, anagraficamente parlando, piuttosto matura (il 79,5% è Over 50) e quasi esclusivamente maschile (85% del totale). Per affrontare con successo le sfide del futuro, è necessario agire su questi numeri: secondo Morzenti Pellegrini una élite deve saper coniugare esperienza e innovazione, includendo più giovani e donne e promuovendo una cultura della meritocrazia e dell’apertura verso i rapidi cambiamenti globali. Serve maggiore attenzione alle competenze manageriali e relazionali, non riconoscere e premiare – come avviene tradizionalmente – esclusivamente la conoscenza tecnica.
Leggere il mondo attraverso una visione integrata
La rapidità dei cambiamenti socio-economici e politici richiede una classe dirigente capace di leggere e interpretare questi mutamenti. L’esperienza del Vicepresidente della Sna come rettore di un’università (Bergamo), con la complessità della gestione di risorse umane, scientifiche e collegiali dell’ateneo, gli ha permesso di comprendere come sia fondamentale possedere un bagaglio di competenze trasversali, che permettono di ‘restare al passo’ e di reinventarsi e adattarsi con efficacia, in un contesto che, come detto, evolve rapidamente e nel quale anche le conoscenze rischiano di diventare obsolete molto velocemente. “L’esperienza di governance nel sistema accademico, mi ha fatto capire che a volte l’università ha ‘edulcorato’ il proprio compito, che non è mai stato quello di far imparare ai giovani un mestiere, ma di far imparare a imparare”, spiega Morzenti Pellegrini, sottolineando l’importanza di educare le nuove generazioni a diventare cittadini consapevoli e a sviluppare un pensiero critico. Negli ultimi 15 anni l’università ha intrapreso un percorso evolutivo significativo, introducendo corsi di laurea interdisciplinari, adattandosi così alle esigenze di un mondo in continua trasformazione. È questo stesso cambiamento che il docente suggerisce per la Pa, dove è necessario puntare maggiormente sulla ‘contaminazione’ delle competenze, consentendo ai futuri dirigenti di affrontare con consapevolezza le sfide del panorama contemporaneo.
Un passo concreto in questa direzione è stato fatto proprio dalla Sna, che ha inserito, per la prima volta nella sua storia, l’accertamento delle competenze nelle prove per il reclutamento del corso-concorso che ogni anno recluta i neodirigenti dello Stato. Tradizionalmente, la selezione delle figure apicali nella Pa si è basata esclusivamente sulle conoscenze tecniche, ignorando le cosiddette soft skill, cioè le competenze relazionali e attitudinali. Morzenti Pellegrini evidenzia l’importanza di un modello di competenze che includa, per esempio, la leadership e la capacità decisionale, soprattutto in situazioni critiche: dopo l’era del cigno nero (eventi inaspettati che hanno un impatto rilevante) oggi siamo nel tempo dei rinoceronti grigi (copyright di Michele Wucker, secondo la quale l’impatto è generato da minacce altamente probabili, ma fortemente sottovalutate) che costringe ad assumere spesso decisioni ‘fuori dal coro’.
Ne sono un esempio quelle durante la pandemia da covid-19 oppure quelle legate ai casi di calamità naturali, eventi purtroppo sempre più frequenti. “Una amministrazione moderna e resiliente ha bisogno del sapere tecnico, ma allo stesso tempo deve favorire e valorizzare le attitudini dirigenziali”, è la tesi del Vicepresidente della Sna, che sottolinea la necessità di un cambiamento culturale che accompagni, per prima cosa, nuove modalità di reclutamento e poi investa anche nella formazione continua dei dirigenti pubblici.
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