Cesdim valorizza l’Industria (e la storia) del Mezzogiorno
L’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in Italia, con la conseguente discussione sulle quote che complessivamente sono state riservate al Mezzogiorno (in uno scenario molto preoccupante per l’Europa e l’economia internazionale), rende opportuno l’arrivo, dal Sud, di messaggi che ricostruiscano e valorizzino la storia dell’industria che vi è localizzata e le sue persistenti capacità competitive. Anche per giustificare l’impiego delle risorse destinate – per specifici interventi – a grandi gruppi italiani ed esteri insediati nel Mezzogiorno, grazie al valore delle loro produzioni, al numero di addetti e agli investimenti che gli stessi hanno ritenuto necessari per conservare o accrescere l’efficienza dei loro stabilimenti.
Per far conoscere la storia e le dimensioni reali dell’apparato industriale oggi insediato nelle regioni meridionali, è stato istituito – presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro – il Centro studi e documentazione sull’industria nel Mezzogiorno (Cesdim), promosso dallo scrivente e nato con una duplice finalità. La prima è costituita dal proposito di contribuire a ricostruire scientificamente la storia dell’industrializzazione nelle otto regioni dell’Italia meridionale, dalla ricostruzione del Secondo Dopoguerra ai giorni nostri: un arco temporale di oltre 70 anni che hanno cambiato profondamente il volto produttivo del Mezzogiorno, favorendo la sua modernizzazione e collocandolo nel contesto delle aree europee più industrializzate.
Raccogliere documenti per raccontare la storia
In realtà, nel Sud del nostro Paese non esiste ancora uno schedario in cui si sia tentato di raccogliere documentazione per una storia di industrie e imprenditori presenti nel territorio; ma archivi e musei di singole imprese, come quello imponente dell’Enel a Napoli sull’industria elettrica, presenti anche in aziende di Puglia, Calabria e altre aree. Manca, dunque, una struttura tramite la quale ci si proponga di raggruppare, ordinare, catalogare e rendere fruibile un patrimonio documentario riferito alla storia di tutta l’industria localizzata nell’Italia meridionale.
Tale patrimonio, com’è intuibile, è vastissimo, ma al momento è molto frammentato. Naturalmente il Cesdim – che pure già possiede materiali e volumi sulla storia dell’industria delle otto regioni meridionali – non intende centralizzare presso la sua sede la raccolta ‘fisica’ di tale vastissimo patrimonio, ma vuole contribuire a individuarlo e a salvarlo, operando in stretta collaborazione con altre istituzioni di ricerca diffuse nel Sud, puntando così alla creazione di una rete di centri in tutto il Mezzogiorno collegati anche online e tendenzialmente accomunati in un unico disegno di ricerca e salvaguardia documentale e di promozione culturale.
Partecipare attivamente allo studio della storia dell’industrializzazione nell’Italia meridionale significa voler contribuire a ricostruire non solo la storia dell’imprenditoria meridionale – che tanto ha concorso a essa – ma anche quella della presenza delle grandi imprese settentrionali ed estere, pubbliche, private e cooperative che tanta parte hanno avuto e tuttora hanno nella crescita industriale del Sud. Per tale ragione l’orizzonte di ricerca e di studio del Cesdim vuole assumere respiro nazionale e internazionale.
Definire i processi di crescita grazie alle fonti raccolte
La seconda finalità di questo ente è rappresentata dal proposito di condurre studi sulle dinamiche attuali dell’industria nelle otto regioni del Sud per contribuire – sulla base di un’ampia testimonianza statistico-documentaria da raccogliersi soprattutto a livello aziendale – a delineare le reali dimensioni dei processi di crescita degli apparati industriali territoriali, spesso sottovalutate quando non anche ignorate da pur prestigiosi centri di ricerca nazionali.
Il Cesdim, pertanto, è aperto non solo all’adesione di docenti universitari, ma anche di imprese italiane ed estere, fondazioni culturali, associazioni di categoria, banche, enti locali, testate giornalistiche, case editrici, sindacati, ecc. Vuole costituire un luogo di incontro fecondo fra cultura accademica ed esperienze aziendali, tanto più necessario in una fase storica come quella che stiamo attraversando in cui dovranno essere mobilitate sinergicamente tutte le migliori energie del territorio per affrontare e vincere le dure sfide imposte dalla ricostruzione post pandemica.
Hanno già formalmente aderito: Fondazione Enel, TD-Bosch, BHNuovo Pignone di Firenze, Gruppo Adler, Acciaierie Venete, Fondazione Dioguardi, Confindustria di Brindisi, Steel Tech, Progeva, Cmc, iLabs, Cestaro Rossi&C, il mensile Economy e la casa editrice ESTE entrambi di Milano.
Il Cesdim si avvale per la definizione dei suoi programmi di lavoro di un comitato scientifico composto da docenti universitari, imprenditori e dirigenti di azienda e può già avvalersi di una prima rilevante dotazione documentaria e bibliografica costituita dall’archivio che lo scrivente ha accumulato durante 35 anni di attività di Docente di Storia dell’Industria nell’Ateneo di Bari e che viene donata al Centro.
Ma la raccolta di volumi e documenti di varia natura sulla storia e sulle dinamiche dell’industria nell’Italia meridionale è solo all’inizio. L’obiettivo è di popolare l’archivio ogni giorno, potendo contare già sugli apporti archivistici che un rilevante numero di soggetti aderenti ha incominciato a offrire, per restituire valore a un’industria troppo spesso dimenticata.
Articolo a cura di
Federico Pirro
industria, este, Cesdim, Mezzogiorno