Che fine ha fatto il Comitato Nazionale per la Produttività?
Il Comitato Nazionale per la Produttività in Italia è durato meno di una settimana. Nelle prime bozze della legge di Bilancio 2021 era emersa la volontà del nostro Paese di dare seguito alla Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 20 settembre 2016, che chiedeva agli Stati membri di costituire un “National Productivity Board”. Oggi, però, di quel progetto se ne sono già perse le tracce. Con buona pace degli indici di produttività italiani: secondo l’Istat, nel 2019, la produttività del lavoro (valore aggiunto per ora lavorata) si è ridotta dello 0,4%, mentre quella del capitale (rapporto tra valore aggiunto e input di capitale) è scesa dello 0,8%. E questo accadeva in un anno che non aveva ancora conosciuto il dramma della pandemia…
A lanciare l’allarme sulla sparizione del progetto di costituzione del Comitato Nazionale per la Produttività in Italia è stato il Presidente del Cnel Tiziano Treu, intervenuto nella puntata di PdM Talk del 20 novembre 2020. L’ex Ministro ha spiegato che la bozza della legge di Bilancio è stata modificata e nella nuova versione non c’è più spazio per il comitato. “La norma che dovrebbe costituire questo comitato è sparita”, ha detto Treu. “Lo trovo molto grave, visto che ce ne sarebbe più che mai bisogno”, è stato il suo commento.
Il Presidente del Cnel ha, infatti, spiegato che quest’organismo “in altri Paesi funziona” e “riunisce economisti molto autorevoli che hanno contribuito a chiarire le idee”. Una di queste è Chiara Criscuolo, Head of the Productivity and Business Dynamics Division dell’Ocse, che invece di sedersi nel comitato italiano – che appunto non esiste ancora – fa parte del comitato del Portogallo.
E così, in attesa di capire se il dibattito parlamentare sulla legge di Bilancio 2021 possa riprendere in esame la realizzazione del Comitato Nazionale per la Produttività, dopo oltre quattro anni dalle richieste dell’Europa, restiamo inadempienti. Ci consoliamo sapendo di essere in buona compagnia, perché anche Austria, Estonia, Finlandia e Spagna (per l’area euro), oltre a Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Svezia, Regno Unito (membri Ue, ma fuori dall’euro) devono ancora adeguarsi. Con buona pace dell’Ue. E del Cnel, i cui appelli continuano a cadere nel vuoto (a inizio 2020 proprio Treu aveva invocato un Dpcm per dare vita al comitato).
Anche se poi – diciamola tutta – forse è meglio così. Perché un pool di esperti economisti chiamati a redigere una relazione annuale sulla produttività richiamerebbe vari soggetti ad assumersi le proprie responsabilità. E si sa come finiscono certe cose nel nostro Paese. L’abbiamo appena visto con la task force guidata da Vittorio Colao, il cui report è finito rapidamente in un cassetto. Allora, se deve andare in questo modo, è meglio dire a Bruxelles che questo comitato non lo faremo mai. E lasciare che i nostri esperti vadano a prestare le proprie competenze da altre parti.
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