Cisco a Venezia sperimenta nuove modalità di lavoro sostenibile
Quale sarà il modello di lavoro con cui dovranno confrontarsi le nuove generazioni? Quali sono gli elementi necessari affinché i nuovi paradigmi professionali possano davvero realizzarsi in maniera compiuta e positiva? Sono domande che le aziende si fanno da tempo e sappiamo che non esiste una risposta univoca. C’è chi, però, sta già sperimentando nuove modalità di lavoro del futuro: è il caso di 16 dipendenti di Cisco, multinazionale della tecnologia, che vivono e lavorano a Venezia, protagonisti di un progetto pilota in collaborazione con Venywhere (programma che ha l’obiettivo di assicurare il rinnovamento urbano della città e di creare alternative sostenibili al turismo di massa) per la diffusione di un modello di lavoro moderno e inclusivo. La squadra di Cisco – composta da giovani provenienti da Italia, Spagna, Francia e Grecia – svolge da Venezia le abituali attività e ha accettato di partecipare a un’analisi sull’esperienza di lavoro ibrido.
L’azienda monitora i loro comportamenti, che godono della totale libertà: le persone possono, per esempio, scegliere in quali orari lavorare e da dove svolgere le attività. “Misuriamo l’engagement, l’autonomia, proviamo vari modelli di leadership che convergano in performance positive e nel wellbeing. Chiediamo di aiutarci con survey dedicate e monitoriamo i loro dati: anche gli spazi e gli uffici si stanno trasformando in una moltitudine di luoghi condivisi”, ha spiegato Gianpaolo Barozzi, Senior Director People & Communities di Cisco, all’evento di presentazione del progetto alla stampa.
I risultati sono analizzati insieme con un team di ricerca dell’Università Ca’ Foscari e permettono di estrarre indicazioni e best practice per l’attuazione di modelli e soluzioni di lavoro ibrido replicabili. “Il modo in cui pensiamo al lavoro è profondamente cambiato”, ha commentato Chuck Robbins, Chair e CEO di Cisco. “Le persone esprimono molto più chiaramente il loro desiderio di flessibilità e le aziende devono prendere coscienza del fatto che, se vogliono attrarre talenti e trattenere i migliori professionisti, devono offrire modalità di lavoro ibride. La collaborazione che abbiamo attivato con Venywhere ci permette di raccogliere sul campo indicazioni concrete su ciò che si potrebbe realizzare, grazie all’esperienza maturata in una città storica che sta ridefinendo il proprio futuro”.
Il passaggio da città solo turistica a luogo di lavoro ibrido
I 16 collaboratori sono i primi ad abbracciare il progetto e per questo sono definiti “pionieri”. Il programma sperimentale da settembre 2022 sarà poi aperto a europei, italiani e veneziani di ritorno. Parte centrale dell’indagine – coordinata dal team di laureati di Massimo Warglien, ideatore di Venywhere e docente di Management dell’Università Ca’ Foscari – è la connessione che crea appartenenza tra i lavoratori e le comunità in cui vivono. I dipendenti Cisco partecipano infatti a progetti di impegno civile, collaborando con associazioni e iniziative focalizzate su cambiamenti climatici, crescita economica generata dal lavoro ibrido e circolarità. La loro esperienza è quindi focalizzata alla creazione di nuovi modelli di cittadinanza digitale. “Il mondo del lavoro dovrà essere sempre più inclusivo, permettendo a tutti di sentirsi coinvolti e di avere un impatto positivo. Ma ‘inclusione’ significa anche fare qualcosa di concreto e positivo per la comunità dove operiamo, al di là dei risultati economici, perché è per quello che si viene ricordati, per il proprio impatto sociale”, ha spiegato Gianmatteo Manghi, Amministratore Delegato di Cisco Italia.
Il progetto serve perciò a interpretare le dinamiche all’interno del mondo del lavoro e a tracciare un nuovo futuro per Venezia. Un impegno complesso, come ha riferito Warglien: “La pandemia ci ha mostrato tutta la fragilità del modello di sviluppo che la città ha avuto negli ultimi decenni, tutto focalizzato sul turismo, dandoci la possibilità di metterlo in discussione”. Il programma sta infatti attirando una popolazione eterogenea di Under 45, che corrisponde al ‘vuoto’ di popolazione attiva a Venezia, ha spiegato il docente.
Per chi vive in Laguna quotidianamente, quindi, la speranza è che “il progetto porti cambiamento nelle relazioni e nelle opportunità per i giovani”, ha detto Tiziana Lippiello, Rettrice dell’Università Ca’ Foscari. E Barozzi ha confermato che i pionieri di “questo laboratorio di innovazione vivente” stanno aumentando di molto le loro reti di connessioni, come un gruppo che si sta formando e che è destinato a restare.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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