Come si fa lavoro ibrido se ci mancano le infrastrutture (e la cultura digitale)?
Potenziare la connessione internet è una priorità addirittura più importante rispetto ai servizi pubblici come acqua, riscaldamento ed elettricità. Anche perché è solo con una infrastruttura adeguata – leggasi connessione sicura e veloce – che è possibile attuare il nuovo modello di lavoro ibrido di cui da tempo si parla: in questo modo si potrebbero, infatti, raggiungere le prestazioni dell’ufficio (solitamente dotati di strumenti tecnologici più avanzati) anche da casa. Sarebbe un importante traguardo, visto che il 48% dei lavoratori mondiali impiega la connessione domestica per lavorare o gestire il proprio business.
A far emergere il dato è l’ultimo studio pubblicato da Cisco e intitolato Broadband Index 2022, condotto su un campione di circa 60mila lavoratori da tutto il mondo, secondo cui il 75% degli intervistati è convinto che il miglioramento dei servizi in banda larga permetterebbe un lavoro ibrido di qualità; il 53% della forza lavoro italiana, invece, vorrebbe che il Governo desse la priorità proprio agli investimenti per potenziare la connessione internet. Anche perché il potenziamento dell’infrastruttura non sarebbe soltanto un’opportunità per usufruire di internet veloce e sicuro, ma sarebbe pure uno strumento per garantire il benessere delle persone: si pensi alle opportunità per l’assistenza sanitaria, l’istruzione e l’informazione.
Italia maglia nera d’Europa per la connessione veloce
Come è noto, sebbene la situazione in Italia sia in costante crescita, ha ancora molto margine di miglioramento in fatto di infrastruttura, ma anche di cultura digitale. È pur vero che l’introduzione del lavoro da remoto e della didattica a distanza, come conseguenze della pandemia, ci hanno quasi ‘costretto’ a migliorare la connessione a internet per uso domestico, tuttavia, le condizioni della banda larga italiana sono tra le peggiori in Europa, insieme con Repubblica Ceca, Austria e la totalità dei Paesi balcanici.
Il Worldwide broadband speed league 2021, report annuale dell’azienda britannica Cable, che opera nel settore della comparazione multimarca di tariffe per internet, tivù e dispositivi mobili, posiziona il nostro Paese al 61esimo posto mondiale per velocità di internet, con una media di circa 36,69 Mbps: i nostri vicini di Francia e Spagna sono invece al 19esimo e 16esimo posto con una velocità di download intorno ai 90 Mbps. Per rendersi conto del distacco con i primi della graduatoria, si consideri che il Baliato di Jersey, la dipendenza autoregolamentata del Regno Unito nel Canale della Manica, è in testa con 274,27 Mbps, seguito da Liechtenstein (211.26) e Islanda (191.83).
La connessione mobile “colma le lacune” della rete domestica
I limiti di una connessione internet non adeguata sono del tutto evidenti se si considera – sempre stando ai dati diffusi da Cisco – che quasi otto lavoratori su 10 (79,5%) sono connessi in banda larga a casa per più di quattro ore al giorno, mentre il 49% addirittura per sette o più ore. Inoltre, più della metà degli intervistati (56%) ha affermato che nei rispettivi nuclei familiari tre persone o più sono connesse contemporaneamente: ecco perché una connessione alla rete che sia affidabile si conferma prioritaria in questa particolare fase storica.
Al momento, infatti, la Rete deve far fronte a continue impennate di connessioni, ritrovandosi spesso sovraccaricata; la ricerca ha evidenziato così che il 42% degli intervistati si affida a una tecnologia mobile per connettersi in casa, in particolare attraverso la rete 4G o 5G dello smartphone; e che solo il 28% dispone della fibra ottica domestica.
Lavorare sulla formazione in ambito di cultura digitale
I limiti della connessione a banda larga in Italia non riguardano, come anticipato, esclusivamente le infrastrutture, bensì anche alla nostra cultura digitale.
Investire nei servizi Internet comporta, infatti, la progettazione di un piano per l’educazione e la formazione digitale e impone una discussione da un punto di vista economico. Sempre stando ai dati forniti da Cisco, il 63% dei lavoratori italiani pensa che la banda larga dovrebbe essere gratuita. E poco più della metà (51%) vorrebbe che il proprio datore di lavoro pagasse la connessione domestica dei suoi dipendenti.
Al momento sembra una strada difficilmente percorribile, anche solo per il fatto che la rete domestica è meno prestazionale di quella aziendale; ma nulla esclude che in futuro, con il raggiungimento di un migliore servizio di connettività e l’accesso a internet veloce garantito a ogni zona d’Italia, la proposta non si realizzasse. Sarebbe un passo decisivo per dare concretezza al lavoro ibrido.
Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.
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