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Confident e formale (anche da remoto), il dress code post pandemia

Altro che Casual Friday. In Nuova Zelanda il lockdown ha fatto riscoprire a molti il piacere di vestirsi bene, anche se si lavora dietro allo schermo di un computer. La nuova moda, infatti, è il Formal Friday: un giorno alla settimana – il venerdì appunto – dedicato a uno stile formale e più ricercato per ricordarsi di prendersi cura di sé anche durante la fase acuta della pandemia. Sui social le foto con l’hashtag #formalfriday contano oggi oltre 37mila post.

LEGGI L’ARTICOLO “DA GIACCA E CRAVATTA A FELPA E SNEAKERS. IL VALORE DEL DRESS CODE AZIENDALE” TRATTO DAL NUMERO DI MARZO 2019 DI PERSONE&CONOSCENZE

Sembra, infatti, che l’ultima tendenza in ambito lavorativo sia lo stile ribattezzato “conformal, un abbigliamento che punta a mettere insieme capi con cui sentirsi a proprio agio e sicuri di sé (in inglese confident) e abiti formali. Come dimostra uno studio pubblicato dall’Harvard Business Review, il look business professional è il prediletto da chi vuole apparire esperto agli occhi di clienti e colleghi, anche durante una semplice videochiamata. I più legati all’abbigliamento formale restano, com’è naturale, gli Over 60, che nel 46% dei casi non rinunciano a giacca e cravatta anche da remoto. A sorpresa, però, il trend riguarda da vicino anche le nuove generazioni.

Otto giovani su 10, infatti, optano per un business dress code anche su Skype e Zoom per dare un’impressione positiva ai propri interlocutori. Durante un meeting online, i vestiti sono considerati uno degli elementi più importanti per fare bella figura, secondi solo al background. Infine, per il 39% degli intervistati oltre allo stile è il colore scelto a giocare un ruolo fondamentale: da quelli brillanti per sembrare più affidabili (33% degli intervistati), ai toni neutri per apparire esperti (74%), fino alle fantasie per dare l’idea di essere innovativi (34%).

Fonte: The Guardian

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

Albanese

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