Corse virtual-digitali per runner responsabili
Il silenzio era diventato assordante. E dopo l’ennesima sollecitazione mi sono convinto che fosse arrivato il momento di prendere una posizione sulla polemica che domina l’universo running sin da quando è stato emesso il Decreto del 9 marzo 2020, ribattezzato #Iorestoacasa: in tempi di emergenza coronavirus si può uscire a correre all’aperto?
Partiamo da ciò che prevedono i decreti, che parlano chiaro: i runner possono correre in solitaria, rispettando ovviamente la distanza di sicurezza da chiunque. Ricapitolo. L’invito è di restare a casa e di uscire solo per comprovate ragioni (lavoro, salute o per rifornirsi di generi di prima necessità), ma non c’è il divieto di correre da soli. Dunque chi corre in solitaria non commette un reato. E non deve neppure produrre l’autocertificazione.
Questo è ciò che prevedono i decreti. Che, non si sa bene per quale ragione – sempre che ne sia rimasta un po’ a qualcuno in questo drammatico momento – hanno scelto di non fermare l’attività podistica. E così su ogni forum di running si assiste da giorni allo scontro tra chi sbandiera le proprie uscite di corsa, perché non c’è un divieto, e chi addita questi podisti come ‘indisciplinati’ e irresponsabili.
Di questi tempi, però, è doveroso prendere una posizione. Perché arriverà il giorno in cui si farà la conta di chi è stato responsabile e chi non s’è assunto le sue responsabilità e non ha avuto la forza di sostenere il peso dei sacrifici (che poi sai che sacrifici!) di fronte alla comunità. Quindi non mi è difficile ammettere che le mie scarpe da running da più di una settimana sono posteggiate nella scarpiera in attesa di tempi migliori.
L’ora di scegliere da che parte stare
Perché ho scelto di non correre? I decreti, come detto, non lo impediscono. Eppure lo trovo profondamente incoerente invitare a restare in casa e poi lasciare la libertà di correre all’aperto. Perché poi finisce – come effettivamente avviene – che parchi e piste ciclabili sono presi d’assalto da chiunque e così perde di senso anche la corsa ‘in solitaria’. Se lo fa uno lo possono fare tutti e quindi chi decide chi può e chi non può?
E a chi, giustamente, replica, di vivere in zone isolate e quindi di correre davvero da solo, dico che le notizie in arrivo dagli ospedali di mezza Italia dovrebbero invitare a una maggiore prudenza: abbiamo migliaia di sanitari impegnati – giorno e notte – in una guerra sanguinosa che non meritano di farsi distrarre da chi potrebbe farsi male con una corsetta.
Non si dimentichi, poi, che seppure si parli solo di coronavirus, le altre malattie e gli incidenti non sono spariti: le terapie intensive erano piene al 95% ben prima dell’avvento del Covid-19. Quindi, perché rischiare di mettere ancor più sotto pressione un sistema sanitario che sta facendo uno sforzo enorme per tutelare la nostra salute?
Si dirà: sono uscito tante volte a correre senza mai avere avuto un problema, perché dovrei farmi male proprio adesso? Non succederà, ma se succede vorrei sapere con che coraggio si guarderà in faccia quelle donne e quegli uomini che vi aiuteranno – perché alla fine lo faranno – sottraendo tempo e risorse alla lotta per arginare un virus sconosciuto che ogni giorno compie una strage.
È l’ora della responsabilità: scegliamo bene da che parte stare. E se proprio avete una voglia sfrenata di uscire a correre, ho un consiglio: cercate “virtual running” su YouTube e correte per mezzo mondo. L’ideale sarebbe avere a disposizione un tapis roulant. Ma anche la corsa sul posto può aiutare a uscire – virtualmente – per una corsetta.