Covid e welfare, perché l’Europa è diversa dagli Usa
La pandemia da Covid-19 sta mettendo a dura prova le reti di sicurezza sociale in tutto il mondo, mostrando al contempo le grosse differenze di approccio nelle strategie messe in campo da Europa e Stati Uniti. In Europa, il collasso delle attività produttive, costrette alla chiusura per evitare la diffusione del contagio, ha portato all’attivazione di programmi di sostegno al reddito con l’obiettivo di conservare milioni di posti di lavoro che andrebbero altrimenti persi.
Al contrario, negli Stati Uniti più di 33,5 milioni persone hanno fatto richiesta per ricevere un’indennità di disoccupazione, con il tasso di chi non lavora salito vertiginosamente a quota 14,7%. Il Congresso ha stanziato 2mila miliardi di dollari a supporto dell’emergenza, potenziando le indennità di disoccupazione e introducendo agevolazioni fiscali fino a 1.200 dollari per contribuente.
Secondo gli esperti, è uno schema già visto nelle precedenti recessioni economiche, come la crisi finanziaria globale del 2011 e la Grande recessione del 1929. L’Europa dipende dai programmi già esistenti per mettere soldi nelle tasche dei cittadini, mentre gli Usa si affidano all’azione del Congresso che approva programmi di stimolo all’economia per la fase di emergenza, come ha fatto nel 2009 sotto l’amministrazione Obama e con il recente pacchetto di aiuti varato dalla presidenza Trump.
Secondo l’economista Andre Sapir, Senior Fellow all’Istituto di ricerca Bruegel di Bruxelles, la politica di bilancio messa in campo dagli Stati Uniti esercita in parte il ruolo che in Europa è demandato al sistema di welfare, molto più generoso di quello americano. Negli Usa, nei periodi di crisi economica chi perde il posto di lavoro può perdere l’assicurazione sanitaria e corre il rischio di perdere anche la casa in caso di ipoteca. D’altra parte, gli europei pagano di regola più tasse e quindi guadagnano meno nei periodi di prosperità economica.
“Negli Stati Uniti devi continuare a pompare liquidità nell’economia affinché le persone mantengano il proprio posto di lavoro, perché è protetto solo chi ha un’occupazione”, ha detto Sapir all’Associated Press. “Qual è il sistema migliore? Difficile dirlo, è un tema troppo ampio”.
Fonte: Associated Press
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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