Crisi e pandemia: ecco gli effetti sulla Supply chain
In Gran Bretagna anni di cronici sottoinvestimenti in persone e infrastrutture sono andati a sommarsi alle turbolenze portate dalla pandemia e dalla Brexit con gravi conseguenze sulle catene di approvvigionamento globali: dall’estate 2021 la questione si è fatta critica, tanto che si può parlare della peggiore crisi dagli anni Settanta.
I problemi hanno iniziato a emergere nel luglio 2021, quando in Gran Bretagna la carenza di lavoratori e materiali ha cominciato a intaccare la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) del Paese. Secondo gli esperti citati dal quotidiano britannico Guardian la carenza di lavoratori sarebbe proprio al centro delle difficoltà che hanno coinvolto l’economia britannica, dalla mancanza globale di microchip alla riduzione della produzione di automobili ai costruttori che razionano cemento e cartongesso fino alla carenza di milkshake nei McDonald’s.
Per dare un esempio concreto dell’impatto di tutto ciò, la stampa britannica ha seguito una tazza di caffè da asporto nel suo lungo percorso da chicco di caffè a comoda bevanda da portare con sé, rivelando l’impatto del riscaldamento globale, la carenza di lavoratori e materiali e l’impennata dei prezzi.
Il lungo viaggio di un chicco di caffè
La storia del chicco parte dal Brasile, che per eventi meteorologici estremi legati al riscaldamento globale ha interrotto la raccolta del caffè. I disordini politici hanno invece sospeso le spedizioni in Colombia. Passando invece al trasporto, il blocco del Canale di Suez ha colpito importanti consegne di caffè dall’Asia e dall’Africa e il rallentamento nelle spedizioni associato al boom della domanda di merci ha portato a gravi ritardi e ha fatto salire i costi di trasporto ai livelli più alti in un decennio oltre a far salire il prezzo globale del caffè, un aumento che secondo gli esperti è destinato a colpire i consumatori per i prossimi sette anni.
Lo stop, causa Brexit, alle importazioni di carta e fibra dall’Unione europea, la carenza di conducenti di mezzi pesanti e la chiusura delle fabbriche hanno causato parallelamente la mancanza di tazze per caffè per il take away. Anche l’aumento della domanda di scatole di cartone nel boom globale degli acquisti online durante il lockdown ha avuto un effetto a catena. La carenza di camionisti in Gran Bretagna ha rallentato i tempi di consegna tra porto, fabbrica e caffetteria e ha rallentato le forniture di latte. Gli scioperi in una piantagione di caffè Jacobs Douwe Egberts a Banbury, nell’Oxfordshire, ha portato alla perdita di circa 300 milioni di tazze di caffè. La celebre catena Costa ha esaurito il caffè decaffeinato a causa di un problema di produzione.
La Gran Bretagna ha allo stesso tempo dovuto affrontare una carenza di baristi a causa di una generale mancanza di personale nel settore dell’ospitalità, ai molti lavoratori dell’Ue che sono partiti durante la pandemia e non sono più riusciti a rientrare a causa della Brexit e alle restrizioni legate alla pandemia.
Fonte: The Guardian
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
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