Dal cloud agli Edge server, la fabbrica si fa digitale
L’emergenza sanitaria ha accelerato i processi di adozione di modalità di lavoro remote in varie declinazioni, coinvolgendo però maggiormente le attività che prevedono l’utilizzo di tecnologie soft (per esempio Back-office, HR, ecc.). Ma vi sono state aziende, con una spiccata predisposizione digitale, che hanno spinto pratiche di lavoro agile anche su reparti che necessitano una base informatica più forte. Sono però esperienze iniziali e quasi pionieristiche.
“Alcune realtà hanno remotizzato le componenti di progettazione, prototipazione e simulazione”, racconta Alessandro de Bartolo, General Manager, Infrastructure Solutions Group di Lenovo Italia. Ma ci sono altre pratiche diffuse di Industrial Smart working: la formazione tramite Digital learning, e la Remote maintenance, ovvero la manutenzione da remoto di impianti. Come ricorda de Bartolo, però, non basta una buona connettività e dispositivi performanti per digitalizzare una fabbrica: “Molto dipende dal prodotto e dall’oggetto di manutenzione”.
“Fra i cambiamenti organizzativi necessari per stimolare l’introduzione di pratiche di Industrial Smart working, è importante segnalare l’approccio”, continua il manager di Lenovo. Gli imprenditori e i collaboratori vanno formati: “Serve creare la consapevolezza che tutte le attività ripetitive saranno prima o poi automatizzate e potranno anche essere gestite remotamente”.
Lavorare sull’aspetto culturale ed educativo è il primo step per supportare l’introduzione di queste pratiche. Contestualmente i produttori di tecnologie devono far sì che le soluzioni siano più semplici possibili, per spingere verso la loro implementazione. Last but not least: l’adozione di tecnologie abilitanti (senza cui non si potrebbero attuare pratiche digitali). “Queste, per essere fruibili, devono però trovare un substrato culturale di predisposizione nelle imprese, nell’imprenditore e nelle persone”.
IoT e cloud come tecnologie abilitanti di base
Ma quali sono gli strumenti fondamentali per intraprendere un percorso di digitalizzazione, volto all’introduzione di pratiche di lavoro agile nelle industrie? Indubbiamente le tecnologie di Internet of Things (IoT), il 5G e le infrastrutture di cloud ibride. “Gestire da remoto e automatizzare significa spostare la gestione del dato fuori dall’azienda”, puntualizza de Bartolo.
“È necessario creare ‘autostrade digitali’, dove i dati possano correre dal sensore della linea di prototipazione e assemblaggio – o dal luogo dove avviene la simulazione di un prodotto – fino all’infrastruttura dove le informazioni vengono elaborate e viceversa”. Da qui per fruire delle informazioni che essi trasmettono serve infine introdurre gli Edge server, infrastrutture esterne ai Data center in grado di elaborare i dati.
Un’altra tecnologia che rientra fra le soluzioni implementabili sono le Workstation remote, che abilitano la visualizzazione da remoto attraverso opportuni terminali e device performanti, e gli strumenti di Intelligenza Artificiale, per remotizzare alcuni processi o sottoprocessi produttivi, come il controllo qualità: “Attraverso la computer vision è possibile spostare sull’infrastruttura informatica il ruolo ripetitivo di verifica della qualità dei prodotti assemblati”, continua de Bartolo.
Maggior rapidità e aumento delle competenze
“L’adozione di soluzioni per l’Industrial Smart working può essere valutata sotto due punti di vista”, commenta il manager di Lenovo. Le aziende guadagnano in accelerazione ed efficienza dei processi produttivi. Ma non solo. Fra i vantaggi della fabbrica digitale, si annoverano anche replicabilità, adattabilità alle variazioni di contesto e il ‘lusso di poter sbagliare’: “Più le attività sono digitalizzate e gestite da remoto, più il costo di riparare un errore di progettazione è prossimo allo zero”.
Dal punto di vista del lavoratore, invece, l’opportunità è di migliorare le proprie competenze con una maggiore specializzazione. “È importante che le aziende adottino strategie di Change management ponendo al centro le persone e assicurandosi che le tecnologie e le pratiche che abilitano l’Industrial Smart working siano prima di tutto recepite e utilizzate con efficacia per creare valore al cliente finale”.
D’altronde è noto che le organizzazioni che prestano maggiore attenzione al benessere dei loro dipendenti sono anche quelle che riescono a mantenere un vantaggio competitivo sul mercato. “Dipendenti più soddisfatti, maggiore produttività e un’innovazione più rapida sono i vantaggi che porta una strategia in cui le persone sono al centro del processo”, chiosa de Bartolo.
Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione – percorso del teatro e dello spettacolo – Francesca Albergo ha successivamente conseguito un master in Professioni e Prodotti per l’Editoria. Dopo un’esperienza di cinque anni nelle Risorse Umane – durante i quali non ha mai abbandonato lettura e stesura di testi – la passione per le parole, la scrittura e (soprattutto) la grammatica l’ha portata a riprendere la sua strada, imparando a ‘vivere per lavorare’, come le consigliò un professore al liceo.
Amante della carta e del ‘profumo dei libri’ si è adattata alla frontiera digital dell’Editoria, sviluppando anche competenze nella gestione di CMS. Attualmente collabora in qualità di editor e redattrice con case editrici e portali web.
Nella sua borsa non mancano mai un buon libro, una penna (rigorosamente rossa) e un blocco per gli appunti, perché quando un’idea arriva bisogna esser pronti ad accoglierla.
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