Dalla teoria alle azioni (concrete) contro le discriminazioni di genere
Si chiama “Lei” e l’acronimo sta per “Lavoro, equità e inclusione”: è il Cultural Hub di Fondazione Libellula che vede un Comitato Scientifico cui fanno parte persone esperte sui temi di genere e della diversità, e ha lo scopo di progettare ed attuare esperienze concrete in ambito Diversity & Inclusion, non solo all’interno delle aziende. L’obiettivo, infatti, è stimolare la riflessione sui temi dell’equità di genere, con azioni più concrete, a beneficio di tutta la società.
Nata nel 2020 da un progetto di Zeta Service, azienda che si occupa di consulenza del lavoro e in ambito HR, di amministrazione e selezione del personale, in soli due anni la Fondazione Libellula ha già sviluppato numerose attività personalizzate di informazione e sensibilizzazione su violenza e discriminazione di genere, webinar tematici all’interno delle aziende e ha realizzato due importanti progetti: “Dai segni ai sogni”, un percorso di formazione per aiutare operatori e operatrici socio-sanitari degli ospedali a riconoscere i segni della violenza, anche quando non sono visibili e “Fai volare una libellula”, ideato per offrire un supporto concreto a donne che hanno subito violenza e che stanno percorrendo la strada verso la propria autonomia, personale e professionale.
Sono ormai 64 le aziende che hanno aderito al network (tra cui ESTE, editore del nostro quotidiano) e oggi si aggiunge il nuovo progetto, diretto da Annalisa Valsasina. Come spiega quest’ultima, saranno inizialmente sette le aree tematiche di confronto: ambito accademico e della ricerca sociale; giovani generazioni; settore aziendale; divulgazione; comunicazione; consulenza legale; ricerca sociale. Il confronto tra gli esperti fungerà da volano a dare concretezza alle azioni, come ha spiegato la responsabile dell’iniziativa, auspicando che i progetti di responsabilità sociale possano contribuire a diffondere la cultura dell’equità anche fuori dai contesti organizzativi: “Abbiamo pensato di estendere la riflessione ad ambiti e professionisti non strettamente legati al mondo dell’impresa, ma che potessero stimolare idee efficaci sul tema della equità di genere, anche per l’esterno”.
Cultura e concretezza per l’inclusione
La pragmaticità delle organizzazioni si incontra, dunque, con la ricerca accademica e sociale, la comunicazione, il diritto, con uno sguardo rivolto alle giovani generazioni e valorizzando anche l’attivismo maschile contro la violenza di genere e le discriminazioni. “Lavoreremo sul contrasto agli stereotipi e sulla diffusione della conoscenza, molto concreta, delle possibilità esistenti per le vittime di violenza: vanno resi ancora più chiari sia il percorso di emancipazione sia le informazioni utili che riguardano tutto il processo, dalla denuncia in poi”, ha osservato Valsasina.
Il lavoro di riflessione e realizzazione dei progetti spazierà dalla formazione e informazione sulle possibilità esistenti per le vittime di violenza, fino al contrasto agli stereotipi, sia dentro sia fuori dalle organizzazioni. Il Cultural Hub si occuperà, al contempo, di promuovere il networking tra imprese e istituzioni pubbliche e scientifiche, di favorire l’empowerment e la collaborazione tra donne, di formazione aziendale sul tema, anche in relazione ai processi di selezione e valutazione del personale e di divulgazione culturale sull’argomento.
Grazie all’iniziativa, Fondazione Libellula potrà maggiormente relazionarsi verso l’esterno, mantenendo il know how acquisito in questi due anni di attività, ma concretizzando azioni e progetti ad alto impatto sociale.
Bolognese, giornalista dal 2012, Chiara Pazzaglia ha sempre fatto della scrittura un mestiere. Laureata in Filosofia con il massimo dei voti all’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna, Baccelliera presso l’Università San Tommaso D’Aquino di Roma, ha all’attivo numerosi master e corsi di specializzazione, tra cui quello in Fundraising conseguito a Forlì e quello in Leadership femminile al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Corrispondente per Bologna del quotidiano Avvenire, ricopre il ruolo di addetta stampa presso le Acli provinciali di Bologna, ente di Terzo Settore in cui riveste anche incarichi associativi. Ha pubblicato due libri per la casa editrice Franco Angeli, sul tema delle migrazioni e della sociologia del lavoro. Collabora con diverse testate nazionali, per cui si occupa specialmente di economia, di welfare, di lavoro e di politica.
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