Dall’emergenza sanitaria a quella economica, è l’ora degli aiuti alle imprese
Tra timori e speranze, l’emergenza coronavirus porta con sé anche una certezza: l’Italia ha un problema commerciale. Le misure drastiche decise a livello istituzionale per contenere il virus hanno conseguenze economiche negative per il mondo delle imprese. Queste ultime, già alle prese con le difficoltà quotidiane, si sono trovate a pagare con la chiusura provvisoria (o comunque con un ridimensionamento del loro business) la gestione dell’emergenza da parte del Governo.
Sono stati diversi gli allarmi lanciati in questo senso da rappresentanti del mondo imprenditoriale. Tra questi, Confindustria ha sottolineato i rischi per l’export italiano: “I nostri responsabili commerciali non vengono più ricevuti dai clienti internazionali”. È una tegola in più che cade durante questa emergenza coronavirus e che la task force creata da Viale dell’Astronomia deve fronteggiare.
“Abbiamo costituito una ‘Task force Coronavirus’ per rispondere alle richieste del sistema in maniera sempre più efficiente e puntuale. Questa task force costituisce il punto di riferimento per l’unità di crisi della Farnesina, il Ministero degli Esteri, il Ministero della Salute e la Presidenza del Consiglio con cui sono condivise le informazioni e le problematiche segnalate via via dalle imprese”, spiega a ParolediManagement.it Licia Mattioli, Vicepresidente con delega all’internazionalizzazione di Confindustria.
Rischi per la reputazione del Made in Italy
Intanto il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, ha rivolto un appello affinché non sia veicolata “un’immagine angosciosa e non corrispondente alla realtà, che anche nei confronti dei partner internazionali sta rischiando di danneggiare consistentemente il nostro Made in Italy, la nostra offerta culturale e tutta la nostra accoglienza”.
Quindi Gallina ha aggiunto: “Ora dopo ora stiamo ricevendo allarmate segnalazioni da parte di aziende che vedono precipitare le loro attività. Si parla di eventi annullati, commesse perse, personale che non viene più ricevuto dai clienti internazionali. Il nostro settore dell’accoglienza ha visto una caduta dell’80% delle prenotazioni alberghiere, e notizie altrettanto disastrose ci pervengono dal settore culturale e da quello dei servizi. Rischiamo di ritrovarci in ginocchio”.
Dello stesso avviso, Mattioli, in lizza per la guida di Confindustria nazionale: “Le zone rosse vanno compartimentate, però al di fuori di queste la vita continua in maniera regolare, è tutto sotto controllo se si abbassano i toni, come si sta cominciando a fare, e si torna a una situazione di normalità comunicandola all’estero, probabilmente riprenderanno le prenotazioni e riprenderà la vita normale sia delle imprese, sia del turismo. I numeri sono pericolosi però ancora oggi possiamo fare marcia indietro”.
Quindi, per Mattioli, “bisogna lavorare in squadra, sia in Italia sia a Bruxelles, raccontando l’Italia vera, quella che continua a lavorare, a parte le zone rosse, con tutte le difficoltà del caso, aiutare le imprese di tutti i settori che stanno avendo grandi difficoltà, dalla logistica alle catene del valore, dai trasporti alla moda, dal turismo alle piccole e medie aziende ma bisogna farlo subito”.
Presto per i bilanci, ma tutti i settori sono danneggiati
Per la Vicepresidente di Confindustria è ancora presto per fare un bilancio dei danni sull’economia italiana, tuttavia serve affrontare il problema: “È importante essere consapevoli che queste ripercussioni andranno a innestarsi su uno scenario economico già in difficoltà. Guardando in particolare al settore del lusso, è indubbio che gli impatti saranno significativi. Si pensi che i consumatori cinesi rappresentano circa il 33% delle vendite dei turisti in Italia”.
Intanto Confindustria stima che se l’emergenza coronavirus dovesse durare ancora due mesi potrebbe impattare dello 0,1% sul Pil italiano con alcuni settori come il turismo più danneggiati di altri. “Stiamo lavorando alla predisposizione di linee guida e norme di comportamento su questioni come il periodo di malattia, le ferie, lo Smart working o permessi retribuiti per consentire la quarantena”.
Inoltre “ci sono alcuni articoli che ormai vengono fatti solo in Cina e quindi se l’emergenza si prolungasse avremo delle cose che non riusciamo più a produrre”. Un esempio? “I bulloni per montare i mobili Ikea. Ci sono varie catene del valore che potrebbero fermarsi. Il lusso e il turismo sono solo i due aspetti più evidenti”.
In caso di prolungamento del rallentamento delle importazioni l’Associazione degli industriali sta valutando con Ice Agenzia la possibilità offrire un’assistenza mirata alle aziende interessate per le attività di ricerca di fornitori in mercati sostitutivi. Nei collegamenti marittimi con il Far East, nelle ultime settimane la pianificazione sta subendo variazioni allarmanti, che interessano almeno per i prossimi due mesi i principali porti italiani, come Genova, La Spezia, Trieste e Venezia. Inoltre si sta valutando l’ipotesi di una moratoria sui finanziamenti bancari ordinari diretta alle imprese che subiscono un danno per il virus.
Personale ed eventi annullati, le altre criticità
Le aziende segnalano anche difficoltà nella gestione del personale che si rifiuta di entrare a contatto con le merci in arrivo dalla Cina. In molti casi si tratta di materie prime destinate a lavorazione. Il personale spesso richiede misure di prevenzione che le aziende non sono in grado di gestire non rappresentando, ufficialmente, la merce un veicolo di diffusione del virus.
Tra le questioni considerate urgenti da risolvere per Confindustria c’è la necessità, per alcune imprese, di rimpatriare lavoratori in Cina in vista della prevista riapertura degli impianti mentre altre stanno ancora cercando di rimpatriare lavoratori italiani. E poi c’è la nota dolente delle fiere, annullate ormai anche in Italia oltre alla gran parte delle manifestazioni fieristiche che avrebbe dovuto tenersi in Cina.
Tra le imprese italiane, alcune risultano essere beneficiarie di finanziamento agevolato Simest per la partecipazione a fiere internazionali. La gran parte di tali aziende ha già sostenuto costi per l’acquisto degli spazi e degli allestimenti e il rinvio della manifestazione comporta, in molti casi, l’impossibilità di concludere le attività di rendicontazione entro la durata prevista per la fase di preammortamento. Confindustria ha segnalato il caso a Simest, per richiedere un’estensione dei termini di preammortamento del finanziamento.
Infine il Governo cinese ha avviato il rilascio di certificati di forza maggiore tramite il Ccpit (China council for the promotion of international trade) che, a fronte di adeguata documentazione prodotta dalle imprese richiedenti, dovrebbero coprire sia i casi di ritardo nell’adempimento sia quelli di inadempimento direttamente collegabili alla diffusione dell’epidemia.