Data center a impatto zero per il 2030
L’attenzione all’ambiente è ormai una priorità in ogni ambito della catena del valore. Anche i data center non sfuggono a questa regola, anzi sono attenzionati speciali per l’enorme consumo di energia dovuto agli impianti di raffreddamento. Proprio per questo il Climate neutral data centre pact (Cndcp) vuole rendere quelli in Europa climaticamente neutri entro il 2030.
Il Cndcp è un’iniziativa di autoregolamentazione in collaborazione con la Commissione europea, che guarda sia al Green deal sia alla strategia europea dei dati. Nel patto ci sono 25 aziende e 17 associazioni che rappresentano i più importanti attori del settore delle infrastrutture cloud e dei data center del Continente: 3DS Outscale (Dassault Systèmes), Altuhost, Aruba, Atos, Amazon web services, CyrusOne, Data4, DigiPlex, Digital Realty/Interxion, Equinix, FlameNetworks, Gigas, Google, Ikoula, Ilger, Infloclip , Irideos, Itnet, Lcl, Leaseweb, Ntt, OVHcloud, Register, Scaleway, Seeweb; mentre le associazioni di categoria firmatarie sono Association of cloud infrastructure services providers Europe (Cispe), European Data Centre Association (Eudca), Cloud28+, Cloud Community Poland, Danish Cloud Community, Datacenter Industrien, Data Centre Alliance, Dutch Data Center Association.
Alcune delle realtà coinvolte nel Cndcp hanno già messo in atto iniziative green: per esempio, Data4 consente ai suoi clienti di misurare in tempo reale l’impronta ambientale degli spazi e delle apparecchiature attraverso indicatori che indicano il consumo di acqua ed energia e l’emissione di gas serra. “Abbiamo la responsabilità di supportare lo sviluppo sostenibile della trasformazione digitale”, ha dichiarato Olivier Micheli, Presidente e CEO di Data4. “Il nostro obiettivo è agire su tutti i fronti dell’intera catena del valore”.
Convinto dell’iniziativa anche Frans Timmermans, Vicepresidente Esecutivo della Commissione europea per l’European green deal: “L’impegno di oggi da parte di parti importanti dell’industria dei dati offre un primo passo benvenuto verso il raggiungimento delle nostre ambizioni comuni per un futuro intelligente e sostenibile“.
Prossimità e sovranità le parole chiave del 2021
L’ecologia, però, non è l’unica sfida che attende i data center nel 2021. È già possibile individuare cinque trend su cui si muoverà la competitività del settore. La chiave sarà combinare una sempre maggiore diffusione dei data center e la loro vicinanza ai punti di utilizzo dei dati con l’attenzione alle diverse normative su protezione e privacy.
Il primo trend è l’ascesa dell’Edge computing, vale a dire gestire la raccolta e l’elaborazione dei dati in prossimità del punto di utilizzo grazie a una maggiore vicinanza fisica dei data center. È una necessità dovuta alla sempre maggiore importanza dell’Internet of Things e dal numero crescente di dispositivi capaci di generare migliaia di dati al secondo. In questo modo le organizzazioni guadagnano in autonomia e velocità, riducendo al contempo latenza e costo delle comunicazioni.
Un secondo trend è la dispersione geografica dei data center del futuro. Sembrerebbe passata l’epoca flap, durante la quale i data center si concentravano a Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi. Attualmente invece si prevede una continua espansione del numero di sedi in zone come la Spagna e il resto dell’Europa meridionale. Con questa crescente domanda di spazio per i data center, si prevede che anche la gestione dello spazio per questo settore sarà distribuita in modo più uniforme tra le varie sedi rispetto a quanto avvenuto finora.
Se da una parte i data center si diffondono nel mondo, dall’altra si trasferiscono nel virtuale. La rapida crescita del cloud spinge alcune organizzazioni alla co-location, vale a dire l’esternalizzazione dei server. I fornitori di hosting sono ormai in grado di soddisfare la domanda e di offrire riduzioni dei costi alle imprese garantendo prestazioni e scalabilità. Da non sottovalutare nemmeno la maggiore efficienza e sicurezza di un servizio su misura.
Proprio la sicurezza dei dati è il tema del quarto trend individuato. Considerato che il quadro normativo di ogni Stato influenza i livelli di protezione e privacy delle informazioni ospitate, sembrerebbe più sicuro per le aziende affidarsi a data center situati in Europa per garantirsi la massima sicurezza. Il tema della “sovranità dei dati e dei data center”, cioè a quali norme devono rispondere, è una questione prioritaria all’interno di una strategia per la protezione e la conservazione dei dati.
Infine, è sempre più evidente l’accelerazione dell’automazione dei vari processi interni ai data center. Il numero di operazioni solo manuali diminuisce sempre più: secondo uno studio di Mordor Intelligence, il mercato dell’automazione dei data center potrebbe passare da 7,34 miliardi di dollari nel 2019 a 19,65 miliardi di dollari nel 2025, con notevoli vantaggi in termini di riduzione di costi.
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