Definire i limiti del lavoro sempre connesso
Le chiavi per la fidelizzazione, il coinvolgimento e la felicità sul posto di lavoro risiedono in due elementi critici: confini e connessione. È la prospettiva di Esther Weinberg, Chief Leadership Development Officer di The Ready Zone, azienda di consulenza statunitense, che ha affidato le sue riflessioni a Forbes. Per la manager, i confini sono fondamentali per una vita sana, ma con lo Smart working molte persone, specie nei momenti più difficili dell’emergenza sanitaria, si sono ritrovare a trascorrere quasi tutto il loro tempo davanti a uno schermo, mentre lavoro e vita privata si confondevano a ogni passaggio da una videochiamata all’altra.
“Molti mi hanno detto che le giornate sembravano un unico flusso senza distinzione tra mansioni lavorative e tempo per sé. Andare in bagno, pranzare o cenare erano diventati un lusso. I responsabili inviano email a ogni ora del giorno e della notte”, ha raccontato Weinberg alla testata statunitense. Il problema è culturale e non sta solo nelle forme più o meno ibride di lavoro. Ma la loro diffusione ha reso ancora più chiaro quanto sia essenziale tutelarsi.
Mettere un freno alle richieste dei manager
Per porre un freno a pratiche che violavano costantemente i loro momenti di libertà alcuni lavoratori, abituati ormai a ricevere chiamate mentre erano al ristorante con la loro famiglia o mentre cambiavano i pannolini ai figli, hanno iniziato a porre dei limiti alle loro giornate lavorative, smettendo, per esempio, di controllare la posta elettronica dopo le 20 o dedicando la fascia oraria serale e la mattina presto alle sole occupazioni personali e familiari. Dal canto loro, anche le aziende hanno introdotto regolamenti come il divieto di fare riunioni il venerdì o di farle dopo un certo orario. Non sempre, però, le intenzioni, sono diventate la norma. Per questa ragione, ha sottolineato Weinberg, che si tratti di lavoro a distanza o in presenza, se le tutele non arrivano dal datore di lavoro dovrebbero arrivare dai lavoratori stessi.
Avere dei limiti, ha sottolineato la manager, indica agli altri ciò che è più importante per noi. : “Tracciano una linea nella sabbia e tengono lontane persone o eventi malsani. Potrebbero anche ispirare gli altri a imporre i propri di limiti, perché ci vuole coraggio per difendere ciò che è più importante per sé. Merita di essere rispettato e valorizzato chi compie queste scelte”, ha spiegato Weinberg. Il suo consiglio è, dunque, quello – sia per chi è da poco tornato o sta tornando al lavoro in presenza e sia per chi ha la possibilità o il desiderio di proseguire o implementare modalità ibride – di non dimenticarsi dell’umanità, intesa come i valori considerati essenziali per se stessi. Mantenere fede a questo proposito, che passa anche per i concetti di connessione e disconnessione, ha la capacità di incidere positivamente tanto su di sé quanto sulla propria squadra. Il proprio modo di stare al mondo è determinante anche quando meno ci si rende conto.
Fonte: Forbes
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
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