Diritto alla disconnessione, la Germania valuta il dietrofront
I tedeschi lo chiamano “Feierabend”, un termine che fa riferimento sia alla fine della giornata lavorativa sia all’atto di staccare completamente la spina da ogni attività. In Germania il tempo libero è una cosa seria. Quando nel 2003 l’Unione europea ha introdotto una normativa sui tempi di lavoro e di riposo obbligatori, la normativa di recepimento adottata dal Parlamento tedesco è risultata quella con il minor numero di eccezioni.
Soltanto chi opera negli ospedali, nei servizi di trasporto pubblico, nelle emittenti tv e in pochi altri settori può sforare di un’ora. Per il resto, tutti i lavoratori tedeschi hanno diritto a 11 ore ininterrotte di switch off dal lavoro.
Una conquista dei lavoratori che l’era digitale sta mettendo a dura prova. Secondo un’indagine condotta dalla Hans Böckler Foundation, più di un lavoratore su quattro afferma di dover essere raggiungibile a ogni ora per esplicita richiesta del proprio capo, nonostante la legge vieti che il periodo di 11 ore di riposo sia interrotto.
Stante l’attuale legislazione, infatti, persino leggere una mail o rispondere alla chiamata di un collega è considerato lavoro e, dunque, dovrebbe far ripartire da zero il calcolo per garantire le 11 ore totali.
Un’ipotesi ormai irrealistica. In Germania gli esperti in materia di diritto del lavoro sostengono che la regola sia ormai sistematicamente disattesa. Parte del problema è legata alla sua applicazione: le imprese, infatti, vengono sanzionate soltanto se il lavoratore lamenta un’interruzione intenzionale del suo periodo di riposo.
Oggi che l’uso di device mobili rende più sfumato il confine tra vita e lavoro, controllare le mail anche fuori dall’ufficio è diventata un’abitudine diffusa. Tanto da rendere le 11 ore un diritto considerato troppo rigido anche dai lavoratori: il 96% di loro preferirebbe organizzare il proprio tempo in base a esigenze personali.
Fonte: BBC
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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