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E questi sarebbero gli investimenti (2 miliardi) che ci servono?

Aule insufficienti. E organizzazione carente. I banchi con le rotelle sono l’ultimo dei nostri problemi.

C’è un video, pubblicato sul social network Tik Tok, nel quale alcuni studenti utilizzano gli ormai stranoti banchi con le rotelle come se fossero le macchine degli autoscontri. Al di là della veridicità o meno del video – alzi la mano chi non ha pensato che sarebbe finita proprio così? – la vera questione riguarda la loro reale necessità e il costo sostenuto per realizzarli e distribuirli.

Sulla spesa, di cifre ufficiali non ce ne sono, ma secondo una recente interrogazione parlamentare, se ne fosse acquistato uno per ogni alunno delle scuole statali, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) dovrebbe spendere oltre 2 miliardi di euro (il costo è calcolato sui prezzi di listino). Sono questi gli investimenti di cui la scuola – e tutti noi – abbiamo bisogno per rilanciarci? È questo ciò che ci serve per sostenere la formazione dei giovani?

Costi a parte, c’è poi la questione dell’utilità. Nonostante la vita da studente a tempo pieno sia un lontano ricordo, non posso dimenticare di aver utilizzato banchi ‘singoli’ – nel senso di destinati a un solo studente –per tutta la carriera scolastica obbligatoria. Banchi che, ricordo, erano schierati gli uni accanto agli altri, che, pur senza rotelle, potevano essere comodamente spostati in caso di verifiche scritte, durante le quali gli insegnanti cercavano – non sempre riuscendoci – di evitare che noi studenti ci aiutassimo nello svolgimento degli esercizi. Sebbene non fossero tavoli di ultima generazione e, a volte, neppure leggeri, assicuravano che la distanza tra noi studenti fosse tale che, già all’epoca, avremmo potuto considerarci rispettosi delle attuali linee guida governative anti-Covid.

Ammettiamo certo che non tutte le aule delle scuole italiane sono in grado di offrire lo spazio sufficiente per assicurare il distanziamento di un metro tra gli alunni. Secondo le linee guida del Miur, le regole sulla distanza farebbero perdere circa il 20% di posti nelle classi a disposizione, che significa circa 70mila aule da recuperare. Dunque il problema c’è ed è evidente da qualche mese. Ma vogliamo illuderci che i banchi con le rotelle sono la soluzione organizzativa alla scuola? Che cosa si è atteso per individuare ulteriori spazi da trasformare in classi?

Il giorno dopo l’inizio ufficiale delle lezioni – il 14 settembre 2020 in gran parte d’Italia – la Viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani, ha fornito la lettura più corretta della situazione. Banchi a parte, in un’intervista a La Stampa ha spiegato che “il Paese ha bisogno della sua scuola e la scuola italiana ha sempre dimostrato grandi capacità di adattamento“. Ecco, questo è l’insegnamento del Covid, che abbiamo spesso evidenziato sulle nostre pagine: non esiste il piano perfetto per far fronte all’inaspettato; ma da qualche parte bisogna pur ripartire. E magari non arroccandosi su posizioni attendiste, come accaduto nella scuola primaria Mazzini di Genova che – da quanto è emerso, con tanto di fotografie a documentare il tutto – gli alunni sono stati costretti a utilizzare la seduta delle sedie come ‘banco’, perché la fornitura dei nuovi banchi non è ancora arrivata. Ma che fine hanno fatto i banchi che si usavano fino a febbraio 2020? Va bene la creatività nelle soluzioni, a patto che non sia solo funzionale ad alimentare la polemica.

scuola, Covid, ripresa, miur, banchi rotelle


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Dario Colombo

Articolo a cura di

Giornalista professionista e specialista della comunicazione, da novembre 2015 Dario Colombo è Caporedattore della casa editrice ESTE ed è responsabile dei contenuti delle testate giornalistiche del gruppo. Da luglio 2020 è Direttore Responsabile di Parole di Management, quotidiano di cultura d'impresa. Ha maturato importanti esperienze in diversi ambiti, legati in particolare ai temi della digitalizzazione, welfare aziendale e benessere organizzativo. Su questi temi ha all’attivo la moderazione di numerosi eventi – tavole rotonde e convegni – nei quali ha gestito la partecipazione di accademici, manager d’azienda e player di mercato. Ha iniziato a lavorare come giornalista durante gli ultimi anni di università presso un service editoriale che a tutt’oggi considera la sua ‘palestra giornalistica’. Dopo il praticantato giornalistico svolto nei quotidiani di Rcs, è stato redattore centrale presso il quotidiano online Lettera43.it. Tra le esperienze più recenti, ha lavorato nell’Ufficio stampa delle Ferrovie dello Stato italiane, collaborando per la rivista Le Frecce. È laureato in Scienze Sociali e Scienze della Comunicazione con Master in Marketing e Comunicazione digitale e dal 2011 è Giornalista professionista.

Dario Colombo


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