Esprimere il potenziale massimo di crescita nell’era della formazione che non funziona più
Il Covid ha accelerato l’esigenza di investire in formazione per sviluppare competenze trasversali. Secondo i risultati della Gartner HR Priorities Survey del 2022, la maggioranza della forza lavoro e dei dirigenti si percepisce ben poco preparata al futuro; quasi la metà dei dipendenti afferma di aver svolto di frequente responsabilità ben al di fuori del proprio ruolo. Nel 2022 la lista delle priorità (e delle sfide) risulta essere: sviluppo soft skill; design organizzativo e Change management; leadership; ‘future of work’; Diversity and Inclusion.
Sembra in particolare ci sia un gran bisogno di formazione. Ma secondo McKinsey (Rethink capabilities to emerge stronger from Covid-19 survey, datata novembre 2020) la formazione funziona solo in un caso su tre in termini di impatto sul business. Ma che cosa non funziona esattamente?
Partiamo dalle organizzazioni: tra il 2010 e il 2019, lo spazio degli esecutori ha subito dal basso un’erosione, complice l’ingresso della digitalizzazione e dell’Intelligenza Artificiale, e dall’alto, a opera delle istanze di controllo. Rispetto alla formazione, la priorità del primo decennio del 2000 verteva da un lato sulla creazione di percorsi di leadership e innovazione per il Top management, e dall’altro su percorsi formatici meramente tecnici per controllori ed esecutori.
A partire dal 2010, e fino all’avvento del Covid, le istanze formative si erano ‘democratizzate’ in termini di erogazione di digital mindset e skill per tutti. Ora abbiamo almeno quattro grandi priorità: affrontare i cambiamenti continui necessitando di apprendimento continuo; trasformazione organizzativa (team ibridi, nuove modalità di lavoro, collaborazione in persona-virtuale-ibrida); eseguire non basta più, bisogna diventare self manager-leader; i controllori non funzionano più, devono diventare team manager-leader.
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Apprendimento continuo con attenzione al benessere
I lavoratori del presente (e del futuro) sono sempre più ‘altro’: sono ‘Creative & learning worker’, perché apprendono continuamente per cavarsela, con un occhio fisso sul benessere psicofisico elevato che conferisce alto engagement. E non è un dato meramente teorico: cose come la Great resignation, (il fenomeno Usa in Italia tradotto come le grandi dimissioni), la leadership tossica, l’insicurezza, la continua necessità di riorganizzazione e lo scarso riconoscimento della performance sono oggi sfaccettature di una realtà che è più che palese, per tutti. Ecco perché sempre più organizzazioni stanno aprendo la strada al benessere e lo incorporano in tutti gli aspetti della loro strategia per la gestione del personale.
Formare oggi acquisisce un significato in più: ‘tras-formare’ le persone. La prima scelta che devono affrontare le aziende è da chi deve partire la trasformazione. A noi di iSapiens piace la curva dell’innovazione di Rogers, che parla di differenti livelli: Innovatori (2,5% del totale), ai quali però la formazione probabilmente non serve nemmeno, perché hanno troppo fiuto per non essersi già accorti del cambiamento ed averlo iniziato a cavalcare; Maggioranza tardiva (34%) e Ritardatari (16%): formare queste persone sarebbe oneroso a livello di tempo; Anticipatori (13,5%) e Maggioranza anticipatrice (34%) sui quali si gioca la partita.
Una sfida di Key people development per individuare le persone da supportare ad affrontare l’incertezza e a guidare i cambiamenti all’interno dei team in cui lavorano. Infatti i Key people sono distribuiti in team in cui teamleader e teamplayer lavorano insieme.
Attivare la ‘tras-formazione’ dall’interno dell’azienda
Se il team è il motore del cambiamento, su che cosa formarlo? Che impatto avrà il lavoro ‘nuovo’, ibrido e distribuito, sulle dinamiche operative e relazionali dei team? E ancora: come è meglio organizzarsi in un momento di incertezza nel quale non esistono buone pratiche o letteratura a supporto? A nostro giudizio, la risposta a queste domande è il metodo Scale-up Academy, che nasce su un lavoro di blended learning, finora portato avanti da iSapiens (dagli inizi degli Anni 2000) con grandi corporation e organizzazioni pubbliche e private attive in Italia e sul mercato internazionale, partendo proprio dal presupposto che, per il cambiamento e ‘tras-formare’ le persone con una formazione che possa dirsi un reale allenamento e non un mero esercizio di informazione, sia necessario partire dai Key people.
La Scale up Academy è un percorso mirato per attivare queste figure come ambassador dell’innovazione, mettendoli nella condizione di fare cascading all’interno delle organizzazioni in cui operano, fino a raggiungere tutta la popolazione (e dunque anche quanti poi, di fatto, rappresentano, con il loro lavoro quotidiano, l’interfaccia diretta delle aziende con il ‘resto del mondo’, il front-office).
La metodologia è più efficace del classico approccio in cui un fornitore di formazione si fa consegnare blocchi di popolazione tout-court e le ‘lavora ai fianchi’, finché non si arrendono. La Scale up Academy è altro: è un modo di attivare la ‘tras-formazione’ dall’interno delle aziende stesse, facendo in modo che siano le persone dell’organizzazione a diffondere l’innovazione.
A oggi, i dati confermano la bontà del metodo: questo tipo di percorso sta rapidamente dientando una sorta di tradizione per alcune delle aziende che lavorano con noi. Una tradizione che ha portato risultati importanti: Net promoter score (Nps) medio 80 (l’indicatore permette di capire quanto i fruitori del prodotto lo raccomanderebbero ad altri, e quindi quale sia il valore percepito: un Nps medio si aggira intorno a 10, Nps molto buoni si attestano tra 50 e 80); soddisfazione globale media di 4,9/5 (indica quanto il percorso ha soddisfatto chi ha preso parte su una scala da 0 a 5); rilevanza del contenuto 4,9/5 (percezione di quanto il contenuto formativo erogato è percepito dal fruitore come rilevante rispetto al suo lavoro; varia da 0 a 5); semplicità di accesso al corso 4,9/5 (cioè quanto il fruitore – sulla cala da 0 a 5 – ha percepito il percorso, erogato in modalità blended, come facile da frequentare: più è facile e più sarà naturale utilizzarlo).
Questa è la ricetta (collaudata) di iSapiens per esprimere il potenziale massimo di crescita delle persone nelle organizzazioni nell’era della formazione che… non funziona più.
Michelangelo Ferraro è CEO di iSapiens. È laureato in Filosofia della Scienza presso l’Università di Bologna e ha svolto il Dottorato in Storia della Scienza e della Tecnologia. Dal 2009 al 2016 è stato Professore a contratto in Scienze Umanistiche presso l’Università di Ferrara. Co-fondatore nel 2003 di Sol (società di elearning), dal 2009 al 2014 è stato Country Director di CrossKnowledge, responsabile del mercato italiano e dello sviluppo del business.
iSapiens è specializzata nel progettare ed erogare esperienze formative a supporto delle aziende in trasformazione, per far sì che raggiungano gli obiettivi di business colmando lo skill gap delle loro persone. Dal 2014 opera nel mondo del corporate training, fornendo opportunità di apprendimento human to human guidate da esperti e coach, abilitate dalla tecnologia e basate sulla nostra metodologia blended. È la prima società di formazione blended native e ha inventato la soluzione definitiva per il Blended Learning, AliveLearning™, che ibrida il meglio dei formati tradizionali in presenza con quelli innovativi in digitale.
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