Facebook e l’era del lavoro da ogni dove
Dalla fine di giugno 2021, ogni dipendente può scegliere di trasferirsi dagli Stati uniti in Canada o lasciare Europa, Medio Oriente e Africa per qualsiasi località del Regno Unito, senza alcuna restrizione legate alle mansioni svolte. È il nuovo piano di lavoro flessibile annunciato da Facebook, che ha scelto non solo di consentire a tutti i dipendenti di richiedere la possibilità di lavorare da casa, ma consente anche di continuare a operare dall’estero.
A partire da gennaio 2022 i dipendenti del social network possono trasferirsi stabilimenti scegliendo tra sette diversi Paesi in Europa, Medio Oriente o Africa. Coloro che si spostano verso una regione in cui il costo della vita è più basso possono però versi ridurre la busta paga e sono incoraggiati a recarsi più spesso in ufficio per facilitare l’inserimento nel nuovo team di lavoro. Anche coloro che devono tornare in ufficio ne guadagnano in flessibilità: il piano di lavoro ibrido immaginato dal CEO Mark Zuckerberg prevede, infatti, che ciascun lavoratore spenda il 50% del suo tempo lavorando da remoto e il 50% in sede.
In Irlanda i dipendenti di Facebook possono, inoltre, lavorare negli uffici di un Paese diverso per almeno 20 giorni l’anno. Un periodo che si va ad aggiungere alle trasferte di lavoro già previste. L’opzione non è, comunque, possibile per tutti: alcuni ruoli operativi, come quelli dei dipendenti impiegati nelle operazioni relative ai data center, devono continuare a operare localmente.
Fonte: The Irish Times
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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