Fare impresa nel rispetto della comunità e dell’ambiente
Fare impresa nel rispetto della comunità: questo il tema che il Governatore in carica Giuseppe Musso ha identificato per il IX congresso del distretto Rotary 2032 che si è svolto a Genova il 3 luglio 2021. Una mattina di intenso dibattito che ha visto anche il formale passaggio di consegne dal Governatore in carica alla Governatrice Silvia Scarrone che ha assunto l’incarico per il periodo 2021-22.
La responsabilità sociale è un tema sfidante, ma stiamo vivendo un momento di grande cambiamento e, anche alla luce delle opportunità del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), abbiamo la straordinaria opportunità di progettare lo sviluppo della nostra società su nuove basi. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato che nel Pnrr ci sono le vite degli italiani; e in linea anche con il Green Deal europeo, che sta fornendo indicazioni chiare che si concretizzano i regolamenti comunitari, il nostro futuro e quello della nostra economia devono essere progettati secondo un’ottica di maggiore sostenibilità, non solo ambientale.
Le dimensioni della sostenibilità sono tre: ambientale, sociale e di governance (è utilizzato l’acronimo inglese ESG: environment, social, governance), ma orientare l’innovazione su queste tre dimensioni non è immediato. Lo ha spiegato molto bene Stefano Zamagni, Professore Ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna e Adjunct Professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University, Bologna Center: il docente è intervenuto immediatamente dopo il saluto del Sindaco di Genova Marco Bucci e alla relazione di Ezio Lanteri, Presidente di Rotary International che ha aperto l’evento.
Agire nella prospettiva di maggiore responsabilità
Zamagni – in collegamento dalla sua Bologna – si è focalizzato sugli interventi che le imprese dovrebbero mettere in atto per agire con una prospettiva di maggiore responsabilità dando tre indicazioni chiare. La prima è abbandonare il modello fordista per adottare modelli organizzativi olocratici che prevedono la diffusione delle responsabilità. La seconda indicazione è un monito alle imprese a deburocratizzarsi e ad abbracciare non già la via delle riforme – queste tendono implicitamente a riportare la situazione a una forma preesistente – quanto piuttosto la via della trasformazione.
Per la terza indicazione il docente ha citato Aristotele, che già 2.400 anni fa aveva dato risalto al concetto di “con-azione”, una crasi tra “conoscenza” e “azione”. La conoscenza va messa al servizio dell’azione e per questo mondo della scuola e delle imprese devono convergere e non alternarsi. L’obiettivo di ogni azienda dovrebbe essere tenere in armonia tre dimensioni: ecologica, economica e socio-antropologica e l’impresa sarà veramente sostenibile se, tenendo sotto controllo i progressi di robotica e Intelligenza Artificiale e sfruttando l’innovazione tecnologica, saprà valorizzare il lavoro umano.
Una realtà che ben rappresenta i valori enunciati da Zamagni è EcoEridania, fondata nel 1988 e impegnata nei servizi di smaltimento di rifiuti di origine sanitaria e industriale: 1.400 dipendenti distribuiti su tutto il territorio e un impianto valoriale dove crescita dell’azienda e valore per la comunità sono in assoluta armonia. L’imprenditore Andrea Giustini ha raccontato il percorso che ha determinato una crescita esponenziale: una visione lungimirante che non si è mai incrinata nel corso degli anni e operazioni finanziarie che hanno accompagnato e reso possibile un’espansione del business rendono oggi EcoEridania un sogno diventato realtà per il suo imprenditore. L’azienda è ora saldamente innervata nei territori e opera in un regime virtuoso con cittadini e istituzioni contribuendo alla crescita della comunità.
Il welfare aziendale come strumento per la crescita
Il confine tra welfare e responsabilità sociale d’impresa è sempre più sfumato, come ha sottolineato la Teresina Torre, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso l’Università di Genova. Il welfare non è uno strumento i cui effetti rimangono confinati all’interno dell’impresa, ma si propagano nel territorio. Anche per questo le aziende hanno sempre più una funzione sociale: il loro agire ha infatti un forte impatto sulla loro comunità di riferimento.
Occuparsi delle proprie persone significa quindi contribuire al benessere della comunità, per questo il welfare deve essere considerato uno strumento di innovazione sociale. La sfida è calarlo anche nelle organizzazioni di piccole e medie dimensioni, dove è più difficile tradurre in pratica strumenti organizzativi che richiedono una evoluzione della cultura aziendale.
La digitalizzazione richiede cultura
Se la digitalizzazione ha anche il ruolo di incentivare un percorso verso la sostenibilità, Luca Beltrametti, Professore Ordinario di Politica Economica, ha posto alcune questioni che non possiamo eludere: tra profitto e tutela dell’ambiente, c’è contraddizione? Le tecnologie sono ‘neutre’? Esiste un unico sentiero possibile di sviluppo (e di adozione delle tecnologie)? È possibile scegliere un sentiero piuttosto che un altro? E ancora perché nel Piano Transizione 4.0 non c’è alcuna condizionalità, mentre il decreto Semplificazioni prevede per le aziende con più di 15 dipendenti affidatarie di opere Pnrr l’obbligo di presentare un rapporto sulla situazione del personale in riferimento all’inclusione delle donne nelle attività e nei processi aziendali (articolo 47)? Come giustifichiamo il fatto che nei bandi di gara sono attribuiti punteggi aggiuntivi alle aziende che impiegano strumenti di conciliazione vita-lavoro e che si impegnano ad assumere donne e giovani sotto i 35 anni nella misura almeno del 30%?
Le domande restano aperte e, a queste questioni, ne vanno aggiunte altre di altrettante rilevanza: le tecnologie 4.0, le fabbriche interconnesse producono dati, ma occorrono competenze che li sappiano gestire e sappiano sviluppare nuovi modelli di business partendo proprio dalle nuove tecnologie. Il monitoraggio delle macchine e degli impianti e l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale consentirebbero di incidere in maniera significativa sul risparmio energetico, quindi sulla sostenibilità ambientale, ma occorrono competenze digitali e organizzative per consentire all’innovazione di esprimere le proprie potenzialità.
La prima rivoluzione verde della storia?
Per dare vita alla prima rivoluzione verde della storia serve un lavoro corale. La modernizzazione di economia, società e industria rientra nella missione del Green Deal europeo e, obiettivo annunciato dalla Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, è che l’Europa diventi un Continente neutro entro il 2050.
Green Deal e Green Recovery intendono dunque stimolare uno sviluppo più sostenibile e imprimere nuovi orientamenti alla vita della collettività. La transizione ecologica è, infatti, insieme con digitalizzazione, innovazione e inclusione sociale uno dei tre assi strategici intorno a cui si sviluppa il Pnrr. Nello scenario attuale bisogna avere consapevolezza del fatto che è necessario un lavoro di analisi di nuovi bisogni sociali e di progettazione di nuove professionalità in grado di orientare un nuovo modello di welfare community. Occorre un lavoro di ingegneria sociale in grado di bilanciare il progresso economico con la risoluzione di problemi sociali tenendo conto che nell’impresa che definiamo come “sostenibile” deve rimanere centrale l’attenzione alla dimensione umana e le tecnologie digitali devono potenziare le capacità uniche e insostituibili delle persone.
Per questo è urgente costruire un nuovo patto sociale basato sull’etica della co-responsabilità e passare da un modello economico liberale – produzione, consumo e smaltimento – a un modello circolare, dove il rifiuto è trasformato in risorsa. È urgente trovare nuovi equilibri più rispettosi dell’ambiente e, per farlo, le imprese hanno bisogno di una Pubblica amministrazione più efficiente e di un processo di deburocratizzazione che deve trovare al più presto concretezza.
I presupposti per un cambio di passo ci sono ma bisogna lavorare a un patto che va continuamente rinnovato tra aziende, comunità locali, istituzioni e territorio. Si tratta quindi di agire, concretamente, in questa direzione. Tutti insieme.
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