FrancescoCaio

Fermiamo la deindustrializzazione

Dal Rinascimento quattrocentesco al Rinascimento digitale: è la parabola auspicata nel libro Digitalizzazione per un nuovo rinascimento italiano (Piccola biblioteca per un paese normale, 2023) scritto da Francesco Caio, già Manager e Amministratore Delegato di primarie aziende (come Olivetti e Poste Italiane), oltre che ex Commissario Straordinario per l’attuazione in Italia dell’Agenda digitale (la roadmap europea per la digitalizzazione) e Socio di Doorway, e Pierangelo Soldavini, Giornalista de Il Sole 24Ore. Un percorso digitale quanto mai urgente e necessario per il nostro Paese, dopo che l’emergenza pandemica, l’inflazione, la guerra in Europa e la crisi energetica hanno costruito uno scenario sempre più complesso a livello continentale e mondiale.

Di fronte alla nuova normalità, la sfida delle aziende e della società è governare l’ibridismo di esperienze fisiche e digitali. Lo scenario di partenza italiano non è, però, dei migliori in merito a misura dei dati, connettività e alfabetizzazione digitale. L’Italia si colloca, infatti, in fondo alla classifiche che riguardano la digitalizzazione. Per esempio siamo il fanalino di coda dei 37 Paesi Ocse per la diffusione della fibra; e secondo il Digital economy e society index, l’indice sintetico che misura la digitalizzazione, siamo al 23simo posto nell’Unione europea in fatto di infrastrutture digitali. Permangono inoltre forti disparità di copertura digitale, perché solo l’8% delle zone abitate è coperto dal 5G. E a essere in difficoltà è, in particolare, una zona dell’Italia: “Come in tanti altri campi, dall’economia all’istruzione e all’imprenditoria, il Sud Italia rimane penalizzato da un gap che fatica sempre più a essere colmato”, confermano gli autori nel libro.

C’è quindi un “rischio di strategia industriale” nel caso in cui le aziende non “colgano a pieno in vantaggi trasformativi della digitalizzazione”: a spiegarlo è stato lo stesso Caio durante un evento promosso da Doorway, società di venture capital, a margine del quale è stato distribuito il libro del manager. “Stiamo assistendo a una preoccupante deindustrializzazione, ma c’è anche una nuova consapevolezza rispetto ai temi digitali, generata anche dalle nuove tecnologie di Intelligenza Artificiale come ChatGpt. Senza questi nuovi strumenti non si può competere e bisogna convincersi che il dato è la base della trasformazione”, ha commentato Caio.

Sviluppare una strategia di digitalizzazione

Alle aziende serve quindi strutturare una visione di lungo periodo per sviluppare la digitalizzazione, che deve essere considerata non un obiettivo, ma piuttosto uno strumento capace di abilitare il raggiungimento di programmi ambiziosi. Occorre tramutare le difficoltà in opportunità: per esempio, durante la pandemia, la Rete ha mostrato la potenzialità di promuovere aree spopolate (si veda il caso del Remote working ampiamente usato anche dopo la pandemia). Per concretizzare la strategia digitale è necessario, secondo gli autori del libro, osservare tre aspetti: il coordinamento e la standardizzazione per costruire un sistema univoco che consenta ai dati di essere interpretati; la formazione per promuovere le competenze digitali; e la sicurezza per tutelare il patrimonio digitale italiano.

La tematica della sicurezza dei sistemi informatici è, infatti, quanto più attuale dopo l’escalation degli attacchi hacker: a questo proposito nel libro sono citati gli attacchi a Trenitalia, a Gse e a Regione Lazio. Stando alle cifre del rapporto Clusit dell’Associazione italiana per la sicurezza informatica, già dal 2021 stiamo assistendo a un aumento degli attacchi informatici; gli autori invitano, quindi, le aziende ad adottare una strategia integrata di sicurezza, che includa, in primis, le competenze adatte. “A partire dalla scuola elementare, si dovrebbe far capire ai più giovani come la cura del dato, la sua condivisione su smartphone con amici e piattaforme, richiede una disciplina essenziale per non trovarsi in situazioni davvero critiche e pericolose”. Una formazione, che, come sottolineano gli autori, è necessaria anche ai manager per tutelare le loro attività.

La formazione in campo digitale è fondamentale anche per comprendere e difendersi da fake news, manipolazione e sorveglianza: questioni che sono definite nel libro come “il lato oscuro del tech”.  Per tutelare i cittadini e le aziende, l’Europa ha avviato un percorso di regolamentazione rispetto ai servizi digitali, ma, nella pratica, i dati in possesso dalle grandi compagnie sono utilizzati liberamente, come dimostrato dal caso Cambridge Analytica del 2018, quando si è scoperto che le informazioni degli utenti erano state cedute a terzi all’insaputa degli interessati. Serve, anche in questo caso, diffondere un “vaccino della consapevolezza”: “Appare davvero cruciale un’alfabetizzazione vera, che renda sempre più solida e critica la consapevolezza dei singoli sui propri comportamenti in Rete”.

Opposto al lato oscuro, Caio e Soldavini sottolineano le potenzialità del digitale nel permettere alle aziende di compiere un salto di qualità nell’offrire, per esempio, esperienze innovative, nell’aumentare il proprio bacino di clienti grazie alle vendite online oppure, nel campo sanitario, nell’efficientare la prenotazione, il ritiro di referti e le visite virtuali. Questi cambi di prospettiva non possono però prescindere dal digitale: “Governare la tecnologia piuttosto che farsi governare e subirla: è questo il salto di qualità necessario per la società intera”, concludono gli autori.

Francesco Caio, Pierangelo Soldavini, Rinascimento digitale, deindustrializzazione


Alessia Stucchi

Alessia Stucchi

Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.

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