Che fine ha fatto la buona scuola?
La scuola dovrebbe essere un luogo di crescita e ispirazione, ma troppo spesso diventa un ambiente dove le speranze e le aspirazioni dei giovani si spengono. Questo fenomeno può essere attribuito a vari fattori, tra cui un sistema educativo rigido, la mancanza di risorse adeguate e un orientamento scolastico che non sempre risponde alle esigenze individuali degli studenti. La scuola è in grado di preparare i giovani a essere i lavoratori di domani?
La preparazione dei giovani al mondo del lavoro è una delle sfide più grandi per il sistema educativo. Nonostante gli sforzi per integrare programmi di alternanza scuola-lavoro e stage, molti studenti si sentono ancora impreparati ad affrontare le richieste del mercato del lavoro. La distanza tra teoria e pratica è spesso troppo grande, lasciando i giovani senza le competenze pratiche necessarie.
Le aziende hanno un ruolo fondamentale nella formazione
Il testimone passa così necessariamente nelle mani delle aziende, se vogliono fronteggiare il calo demografico e contrastare la conseguente perdita di competenze. ‘Avere nuovi lavoratori’ sembra essere la loro nuova ossessione, dove i Responsabili HR, come nuovi Gollum, si affidano a formule magico-esoteriche per trovare un giovane disposto a venire a colloquio.
Con la scuola che fatica a preparare adeguatamente i giovani, le aziende devono prendere l’iniziativa per formare i propri futuri lavoratori. Questo passaggio di testimone è cruciale per colmare il divario tra le competenze acquisite a scuola e quelle richieste sul posto di lavoro. Anche perché la sfida HR si è spostata dal cercare talenti all’incentivarne la permanenza: dati gli investimenti in formazione, e sapendo quanto è difficile e arcana quell’alchimia che consente di lavorare serenamente in gruppo, dopo un necessario periodo di conoscenza reciproca, bisogna far sì che chi è in azienda decida di trascorrervi il maggior numero di anni possibile.
La formazione tecnica è cruciale per preparare i giovani
Se poi parliamo di formazione tecnica, il discorso si complica ancora di più. Come sappiamo, se le PMI sono il motore del Paese, le competenze tecniche ne sono il combustibile. Solo che, in un Paese di letterati, il numero di tecnici diplomati e di conseguenza laureati è ancora insufficiente rispetto al fabbisogno del mercato del lavoro. Un’indagine di Rilevazione imprese lavoro (Ril) – svolta lo scorso anno dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) attraverso un questionario strutturato e rivolto a un campione di 30mila imprese italiane – ha evidenziato come il 37% delle aziende cerchi, invano, principalmente tecnici specializzati dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici, metalmeccanici specializzati e installatori e manutentori di attrezzature elettriche ed elettroniche.
È facile comprendere, quindi, come la formazione tecnica sia cruciale per preparare i giovani a ruoli specifici nel settore industriale e tecnologico. Formazione che includa competenze pratiche e teoriche direttamente applicabili sul posto di lavoro. Ecco che le collaborazioni tra scuole e aziende diventano essenziali per una formazione tecnica efficace. Le aziende possono offrire stage, apprendistati e programmi di formazione sul campo che permettono agli studenti di acquisire quell’esperienza pratica, quel ‘saper fare’ che è il vero grande assente. Questi progetti, infatti, non solo migliorano le competenze tecniche degli studenti, ma li aiutano anche a comprendere meglio le dinamiche del mondo del lavoro.
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