Gestire la complessità della Pubblica amministrazione
Nella Pubblica amministrazione il capitale umano è visto come un fattore ininfluente, nel senso che è fuori da ogni regola e teoria organizzativa, invece studiata e sviluppata per e nelle organizzazioni private. La regola fondamentale di qualsiasi amministrazione è l’utilizzo corretto di materiali, mezzi e persone. Ma mentre per i materiali e i mezzi esistono normative, regolamenti, procedure che le disciplinano, per quanto riguarda le persone, non ci può essere una direttiva che possa regolare la complessità del singolo individuo.
Ed è qui che l’errore porta ogni capo a trattare le persone (complesse per loro natura), come se fossero materiali e mezzi (complicati nel loro utilizzo). L’intento di questo contributo è di poter rendere consapevole la Pubblica amministrazione di questo bias cognitivo così da utilizzare la persona come valore aggiunto per l’organizzazione e non come bene a consumo.
Oltrepassare gli stereotipi
Nell’arco della mia carriera lavorativa in ambito di Pubblica amministrazione, mi sono spesso imbattuto nello scoglio del ‘non mi compete’, ‘non mi spetta, ‘si è sempre fatto così’. Queste problematiche prettamente afferenti alla burocrazia portano tutti i servizi che lo Stato fornisce a un livello qualitativo molto basso. In seconda battuta, si pone sempre l’accento sul diverso funzionamento del privato rispetto al pubblico, come se il problema fossero le persone che spostandosi da una parte all’altra si danneggiassero e si auto-riparassero in automatico. Il nodo principale di questo grande meccanismo è la complessità. Pensare di gestire la cosa pubblica come un’entità esterna alla persona, ci fa deviare dal corretto pensiero che nel settore privato, invece, ne garantisce il corretto funzionamento: il guadagno in contrapposizione alla perdita del proprio capitale.
Pensare che uno statale non abbia nulla da perdere, è un forte stereotipo che ci siamo creati, per ovviare all’ovvio. La cosa pubblica viene pagata da tutti i cittadini, compresi gli impiegati di questo settore.
Ma allora, perché questa consapevolezza rimane fuori da ciò che appartiene a tutti? Non ci sono risposte giuste a questa domanda, ma vi è un semplice pensiero che deve essere metabolizzato da noi tutti: le persone non possono essere gestite come i materiali e i mezzi.
Divergenze tra pubblico e privato
Eppure, il percorso formativo di un impiegato pubblico è finalizzato all’utilizzo dei materiali e dei mezzi, mentre quello delle altre persone non viene preso in considerazione. Nel privato questo non succede: qui i dirigenti devono formarsi e aggiornarsi in continuazione, far uscire il valore aggiunto dalle persone che gestiscono, perché l’impiegato è una fonte non rinnovabile, è un bene a consumo, se percepito come tale.
Invece lo dobbiamo considerare come un capitale umano, come una fonte di ricchezza che deve essere gestita con cura, ma che non si può avere senza una piena consapevolezza di ciò che siamo chiamati a fare.
Ed ecco che tutte quelle competenze trasversali (soft skill), che vengono richieste nella selezione del personale nel privato, non vengono minimamente richieste nel pubblico. Un concorso non prevede l’invio del curriculum, non prevede colloqui con recruiter, ma viene bandito con le stesse ‘complicate’ richieste che si attuano per un appalto per l’acquisto di materiali e mezzi.
Una volta vinto, le persone vengono utilizzate come oggetti. Ed è qui che il collo di bottiglia fa il suo sporco lavoro e le procedure bloccano il lavoro. Le persone devono avere quelle competenze umane che permettono la soluzione a problemi complicati nel contesto complesso che fa interagire le tre entità. Se una macchina fotocopiatrice si guasta, si chiama il tecnico. Ma se una persona si guasta, chi si chiama? Nessuno. Perché chi gestisce la persona non è stato formato a gestire quella complessità che non si ritrova in una procedura tecnica.
Vincenzo Pellegrini è Capo Dipartimento Istruzione e Formazione Professionale dell’Università Popolare dell’Innovazione Culturale, Tecnologica e Digitale (Unipid) e membro del Direttivo dell’Ente nazionale perlLa trasformazione digitale (Entd). Nel 2008 ha conseguito la Laurea Magistrale in Storia dell’Arte e Valorizzazione dei Beni Storico Artistici con Lode. Dal 2017 è formatore permanente e degli adulti, specializzato in Formazione Esperienziale, Formazione alla Leadership e Facilitatore in Mindfulness. Nel Novembre 2018 ha frequentato il Non-commisioned-officer leadership course presso l’Inter european air force academy a Ramastein (Germania). A marzo 2020 ha completato il Master di Primo Livello in Organizzazione e Sviluppo del Capitale Umano in Ambito Internazionale presso la Facoltà di Ingegneria Industriale dell’Università di Roma Tor Vergata. Da maggio 2020 è stato nominato Microsoft Innovative Educator Expert. Nel febbraio 2021 ha concluso l’Inter-european basic instructor course presso la Inter-european air forces academy a Ramstein (Germania). Il campo di interesse del Dottor Pellegrini riguarda la Followership e la gestione dei processi nella Pubblica amministrazione.
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