Gli Anni 2000, dalla strategia di Lisbona alla riflessione sulle competenze
Dal 2000, sempre sotto la direzione di Nacamulli, cessa il legame istituzionale e formale con la Bocconi, ma Sviluppo&Organizzazione non ne risente. Ormai è una rivista ben radicata, sia nel contesto universitario sia in quello della pubblicistica orientata al management e all’azienda. A 30 anni dall’esordio, alla svolta del secolo, le infrastrutture manageriali sono ormai molto più sviluppate in tutti gli ambiti: consulenza, formazione, università, business school, editoria.
Sviluppo&Organizzazione ha partecipato da protagonista a questa crescita, valendosi anche del traino della Bocconi; ora, la sua forza poggia sulla capacità di cogliere con tempestività, completezza e capacità critica gli sviluppi di una materia di cui la società sempre più riconosce l’importanza, che non è solo tecnica, ma è ricca di valenze culturali e sociali; lo fa attivando contributi plurali, quelli che provengono dalle diverse discipline interessate al tema nel contesto dell’università italiana, quelli che possono essere mutuati attingendo alla ricerca internazionale, quelli derivati dal mondo dei servizi avanzati per l’impresa e dagli stessi manager o imprenditori nelle vesti di reflexive practitioner.
Il Direttore e i redattori selezionano ciò che risponde alla missione della rivista, che troviamo ridefinita in un editoriale del 1999 come aggiornamento dell’impostazione originaria: “Di favorire e di stimolare ‘processi di fertilizzazione incrociata’ – torniamo agli intenti del fondatore Pietro Gennaro – fra esperienze pratiche, ricerche sul campo e riflessioni teoriche nell’area dell’organizzazione e del management. Ciò mettendo a disposizione strumenti professionali, conoscenze teoriche e interpretazioni dei trend organizzativi e manageriali a chi opera entro le aziende e le istituzioni, ai liberi professionisti e agli studiosi, sempre con l’intento, che è stato per primo di Gennaro, di migliorare la produttività, promuovere le capacità d’innovazione organizzativa e innalzare la qualità della vita sociale delle istituzioni del nostro Paese”.
L’allargamento del Comitato scientifico, che include 40 studiosi italiani con un’accentuata pluralità di appartenenze disciplinari ed è affiancato da un gruppo di referenti internazionali, costituisce un supporto forte per questa impostazione. La presenza di docenti che si sono formati in Bocconi resta importante, ma anche solo guardando la composizione del Comitato scientifico si coglie la partecipazione di una comunità accademica e di ricerca molto ampia e diversificata anche per sedi di riferimento.
Di questo primo decennio del 2000 abbiamo incluso nella raccolta quattro testi, nel loro insieme espressione dell’apertura della rivista a diverse culture di ricerca.
L’articolo di Davide Ravasi “Strategie aziendali e design” (2001) sottolinea il crescente peso degli aspetti simbolici e interpretativi per la competizione e le strategie d’impresa. Tenendo conto degli sviluppi della letteratura internazionale e di una serie di evidenze empiriche riferite ad aziende note, l’autore elabora un proprio modello di riferimento. Analizza e approfondisce quindi i rapporti tra processo strategico e design di prodotto mettendo in evidenza le relazioni con le competenze, l’identità e l’immagine dell’impresa.
Si è scelto l’articolo di Luciano Pero e Luciano Campagna “La riforma degli inquadramenti professionali” (2003), in quanto testimonia l’impegno ad affrontare questioni concrete, ma anche poco dibattute e poco approfondite dalla ricerca contemporanea; il tema è trattato con una ricognizione sullo stato dell’arte delle soluzioni contrattuali in un quadro europeo e una sua valutazione critica alla luce dell’evoluzione in atto nei modelli organizzativi. Gli autori sostengono la necessità di aprire nuovi spazi di carriera e di crescita professionale per i lavoratori; un commento di Tiziano Treu, che concorda con questa preoccupazione, completa l’articolo.
Si comprende inoltre lo studio di Arnaldo Camuffo, rappresentativo del legame mantenuto e rafforzato con la ricerca originale della comunità scientifica nazionale: in “Duelli organizzativi: i distretti e le imprese nell’occhialeria italiana” (2002), l’autore analizza l’evoluzione del distretto dell’occhialeria bellunese attraverso dati statistici e studi di caso sulle quattro aziende maggiori (Luxottica, Safilo, De Rigo e Marcolin). Camuffo coglie così le ragioni della progressiva affermazione di un numero ridotto di imprese guida all’interno del distretto, che hanno finito per imporre una svolta all’assetto strutturale dell’area produttiva territoriale. Viene così individuato un modello organizzativo emergente, tipicamente italiano, che combina la forza dell’organizzazione gerarchica e dell’integrazione verticale con il mantenimento del “sistema di valori, l’identità culturale e lo stile di management” derivati dall’esperienza distrettuale e dalla sua cultura. La straordinaria esperienza di un’impresa come Luxottica viene così colta e compresa nelle sue radici, prima ancora che si dispiegasse completamente come si è potuto poi vedere negli anni successivi.
“La cittadinanza organizzativa” è il titolo del contributo di Claudio G. Cortese (2006), che definisce questo concetto come espressione motivazionale riferita a quei comportamenti che favoriscono l’efficacia organizzativa, pur non essendo né specificati nel contratto di lavoro né direttamente riconosciuti dal sistema di ricompense formali. Lo studio comprende una importante parte di ricerca empirica, che esplora la cittadinanza organizzativa distintamente nel suo rapporto con la fiducia verso il management, il supervisore e i colleghi e con la fiducia verso l’organizzazione. L’elaborazione dei dati raccolti porta a confermare per entrambi i versanti l’ipotesi riferita alla presenza di un legame tra fiducia e cittadinanza organizzativa prevista dalla letteratura. Ne conseguono implicazioni per il management sullo sviluppo della motivazione al lavoro attraverso la costruzione di rapporti di fiducia.
La gamma degli articoli e dei temi trattati in questo periodo è naturalmente ancora più ampia e copre a pieno spettro le tendenze di innovazione nella teoria e nella prassi dell’organizzazione.
Sono gli anni che fanno seguito alla decisione del Consiglio europeo di Lisbona 2000, che adotta l’obiettivo di “diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”, da conseguire entro il 2010, la cosiddetta “strategia di Lisbona”.
E i contenuti sviluppati da Sviluppo&Organizzazione sono pienamente inseriti in questa prospettiva. Uno dei temi più ricorrenti, è proprio quello delle competenze, inquadrato da diverse angolazioni: l’apprendimento, la formazione, i fondamenti cognitivi, quelli filosofici, la strumentazione per lo sviluppo organizzativo e la gestione del personale. Nell’accogliere questa ricchezza di contenuti, la rivista accresce la propria foliazione, ma soprattutto acquisisce una struttura più dinamica, sviluppando con più sistematicità alcune innovazioni che erano già state introdotte nel periodo precedente, le rubriche, l’inserimento negli articoli più importanti di commenti di discussant e la presenza in tutti i numeri della sezione “Discussioni”.
Nuove rubriche affiancano così quelle precedenti, offrendo ai lettori stimoli intellettuali significativi: “Organizzazione & Territorio”, curata da Roberto Camagni e Maria Cristina Gibelli, apre alle tematiche progettuali dell’urbanistica e al loro intreccio con quelle aziendali ed economiche; “Letture” di Romano Cappellari recensisce il libri di maggior rilievo per le scienze organizzative che escono in Italia e all’estero; “Le parole del manager” di Francesco Varanini porta l’attenzione su origine e storia dei termini del lessico aziendale più ricorrenti; più tardi, nel corso del decennio, trovano inserimento anche “Marte e Mercurio” di Antonio Martelli, che analizza le strategie di guerra e le grandi battaglie della storia in parallelo rispetto alla competizione tra imprese; e “Genio e regolatezza” di Francesco Zurlo, che illustra casi aziendali di innovazione.
I commenti sono inseriti come riquadri intramezzati nel testo degli articoli di maggiore spessore concettuale; sono riflessioni di inquadramento nel contesto teorico e disciplinare, spesso con spunti anche di critica e vedono coinvolti soprattutto giovani studiosi (di allora, ormai professori noti e affermati in Italia e all’estero), come Giuseppe Delmestri, Luca Solari, Francesca Sgobbi, Antonio Strati, Paolo Boccardelli; ma abbiamo visto anche Treu intervenire sull’articolo di Camuffo.
Le “Discussioni”, curate da Barbara Quacquarelli e Francesco Paoletti, focalizzano ogni volta un argomento sul quale intervengono quattro o cinque esperti, scelti tra studiosi, manager, consulenti, formatori, di differente estrazione.
Dal 2008, la rivista acquisisce un nuovo formato grafico e fa il suo esordio “Elite allo specchio”, un’intervista di un personaggio significativo del o per il mondo aziendale, con foto in evidenza sulla copertina della rivista. I curatori sono lo stesso Direttore Nacamulli e Barbara Quacquarelli.
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