Gli italiani non amano il proprio lavoro
“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno della tua vita” è la massima di Confucio, che appare però completamente inadatta al contesto italiano. Nello scenario emerso nel Rapporto nazionale della European Social Survey in Italia, pubblicato a settembre 2023 e condotto dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp), il nostro Paese si è collocato nel fanalino di coda, seguito da Spagna, Repubblica Ceca, Polonia, Serbia e Grecia, nella classifica degli Stati più soddisfatti del lavoro: soltanto il 47,5% degli italiani è altamente appagato della propria attività. I lavoratori italiani sono apparsi, in questo modo, insoddisfatti del proprio lavoro, con la percezione di dedicare, a causa degli impegni lavorativi, poco tempo alla vita privata e quindi sono impossibilitati a godere della flessibilità oraria.
Le analisi sono state condotte dal 2020 al 2022 su 30 Paesi, sia membri dell’Unione europea sia extra Europa (per esempio Israele). Per offrire una lettura approfondita della percezione sul proprio lavoro, il report ha posto l’attenzione, oltre alle determinanti individuali e familiari, a tre specifiche tematiche: la soddisfazione lavorativa rispetto alla flessibilità dei luoghi e degli orari di lavoro, quanto la pandemia da covid 19 ha influenzato l’attuazione della flessibilità e l’interazione tra lavoro e vita privata.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
Inapp, European Social Survey, flessibilità oraria, insoddisfazione lavorativa