Camera dei deputati

Governo nuovo, lavoro nuovo (o quasi)

La legge di Bilancio 2023 è figlia del suo tempo: la fretta determinata dalle tempistiche ristrette ha spinto il Governo Meloni ad agire in modo essenziale, lasciando alcuni macrotemi (come il welfare aziendale) quasi totalmente a future valutazioni. Uno dei principali ambiti d’intervento della legge di Bilancio 2023 è stato, invece, quello relativo allo sviluppo del lavoro. Gli ultimi dati dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) mettono in mostra un trend già positivo sotto questo aspetto, ma che è bene stimolare per evitare l’inversione di tendenza: si consideri, per esempio, che a novembre 2022, il tasso di disoccupazione era pari al 7,8%, in costante decrescita da alcuni mesi. Proprio per sostenere la ripresa, il Governo ha scelto di confermare l’esonero contributivo per l’assunzione di lavoratori Under 36 e di donne svantaggiate dal punto di vista professionale: come è stato possibile fare nel 2022, le imprese continuano a godere dell’esenzione del versamento dei contributi a proprio carico nel limite massimo di importo pari a 8mila euro annui (precedentemente il limite era di 6mila euro). Chi rientra nelle due categorie, quindi, può essere assunto o stabilizzato senza grandi oneri fiscali da parte del datore di lavoro.
La misura ideata per favorire il lavoro giovanile, però, presenta un limite sostanziale: l’esonero contributivo può essere applicato solo se gli Under 36 assunti non hanno mai lavorato con un contratto a tempo indeterminato durante la loro vita.

Opportunità per le imprese con la riforma del Rdc

Una misura che potrebbe stimolare l’interesse delle aziende per chi percepisce il Reddito di cittadinanza (Rdc) riguarda la riduzione contributiva (nel limite degli 8mila euro annui) per gli assunti (o gli stabilizzati) che ricevono il sostegno. Questa misura, dalla durata massima di 12 mesi, è affiancata da un intervento anche rispetto ai percettori: per chi ha tra i 18 e i 59 anni è previsto il decadimento del diritto al Rdc in caso di mancata partecipazione a corsi di studio, formazione, inserimento o riqualificazione professionale. Inoltre, queste persone perdono il beneficio anche in caso di rifiuto di una singola offerta di lavoro (prima erano due offerte). Il convergere delle due iniziative dovrebbe portare nel corso del 2023 – secondo le previsioni del Governo – alla progressiva diminuzione del numero totale di persone coinvolte dalla misura di sostegno e, di conseguenza, rappresenta un’opportunità fiscale e professionale per le imprese che, in questa platea di disoccupati, potrebbero trovare importanti risorse professionali.

Lo Smart working prosegue solo per i lavoratori fragili

Analizzando la legge di Bilancio, si può ammettere che l’intenzione del Governo sembra essere quella di tracciare una netta linea di separazione con gli anni passati, perché oltre alle modifiche per il Rdc e alla sua abolizione (per il 2024), l’Esecutivo è intenzionato a superare anche lo Smart working, simbolo dell’epoca pandemica, almeno per come è stato ampiamente applicato finora: sembrerebbe, infatti, che il lavoro agile sia destinato a essere applicato solo per particolari categorie di persone, tanto che è stato prorogato fino al 31 marzo 2023 solo per i lavoratori fragili (sono stati esclusi i genitori degli Under 14), anche per far fronte all’instabile situazione epidemiologica globale (in particolare in Cina). Il breve termine di questa misura può essere spiegato proprio dalla volontà del Governo di non vincolarsi eccessivamente, nell’attesa di osservare l’evoluzione del contesto sanitario nazionale e globale, allineandosi però alle decisioni di numerose aziende – anche multinazionali – che stanno facendo rientrare in ufficio i lavoratori: l’ultima, in ordine di tempo, è Disney che ha chiesto al personale di lavorare dalla sede per almeno tre giorni alla settimana.

Taglio del cuneo e bonus aziendali: le due facce della lotta al caro vita

La legge di Bilancio mette in campo anche una serie di provvedimenti volti ad aumentare il potere d’acquisto delle persone, direttamente o indirettamente per far fronte al caro vita che rappresenta oggi una delle preoccupazioni principali degli italiani. Il taglio del cuneo fiscale è, sicuramente, lo strumento più diretto: le soglie di decurtazione sono state fissate a 1.923 e a 2.692 euro lordi, rispettivamente del 3% e del 2%. È doveroso però segnalare che l’aumento del netto in busta paga corrisponde un aumento dell’imponibile fiscale, il quale determina, a sua volta, un incremento della tassazione che va ad incidere negativamente sui benefici apportati dal taglio del cuneo. Questa misura rappresenta, a livello pubblico, l’intervento di riduzione della pressione fiscale principale in legge di Bilancio. Contemporaneamente, il Governo ha inserito nella Finanziaria degli incentivi privati che hanno lo stesso obiettivo.

Come previsto, infatti, il Governo ha deciso di dimezzare l’aliquota dell’imposta sostitutiva (precedentemente del 10%) sui Premi di produttività erogati nel 2023: il comma 63 delinea come, fino a un importo pari a 3mila euro, i lavoratori ai quali è riconosciuto un benefit legato alla qualità del proprio operato possano convertire il premio in denaro, sfruttando la tassazione agevolata al 5%. Il rischio, secondo gli esperti di welfare, è che in questo modo si vanificherebbero i piani di benessere dedicati al personale e promossi proprio dalla Direzione del Personale, in quanto il denaro – spendibile con facilità – sarebbe preferito di gran lunga ai servizi di welfare, spesso legati a particolari vincoli di utilizzo.
Al contempo, la legge di Bilancio ha visto il Governo fare retromarcia rispetto alla defiscalizzazione dei fringe benefit che, con l’inizio del 2023, è tornata a 258,23 euro dalla soglia di 3mila sperimentata alla fine del 2022.

Aiuti alle famiglie contro la denatalità

L’agenda politica del Governo ha, tra le sue priorità, la lotta alla denatalità. Il tema è estremamente attuale e presenta una serie di criticità che influiscono direttamente sulla gestione delle persone all’interno delle aziende. In quest’ottica, la legge di Bilancio è intervenuta sull’assegno unico universale, aumentando il valore degli aiuti per famiglie numerose, con figli piccoli o affetti da disabilità. Anche in questo caso, l’Esecutivo ha deciso di osservare l’evoluzione della situazione inflazionistica per applicare le maggiorazioni in modo proporzionato: gli aumenti indicativi, infatti, si tramutano in importi definitivi tramite una circolare dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) previsto nel futuro prossimo.
Strettamente legato al tema natalità è l’aspetto previdenziale. Il costante invecchiamento della popolazione italiana (secondo i dati Istat l’età media si è alzata di tre anni dal 2011) richiede riforme pensionistiche ad hoc per favorire la tenuta finanziaria delle fasce più anziane e per ridisegnare i connotati anagrafici delle aziende. A variare con la nuova Finanziaria sono il valore delle pensioni minime e i criteri di accesso anticipato, con la cosiddetta Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi). Ai pensionati con trattamento minimo è riconosciuto un incremento del 7,3% sul valore mensile lordo; a questo aumento, va aggiunto il 6,4% per gli Over 75 e l’1,50% per gli Under 75. Queste variazioni avvicinano le pensioni minime ai 600 euro.

Quota 103 per lavorare più a lungo

A influire in modo maggiore sulle dinamiche aziendali è, però, l’adozione di Quota 103. Già di per sé, questa misura rivela l’intenzione di mantenere le persone più a lungo all’interno dei circuiti lavorativi, inoltre, la legge prevede un incentivo per le persone che, raggiunti i requisiti per la pensione anticipata, decidono di continuare a lavorare. La politica del Governo nei confronti della questione appare controversa: da una parte si tenta di evitare un eccessivo decremento quantitativo della manodopera, ma dall’altro lato si rischia un eccessivo invecchiamento di quest’ultima.
Sempre in tema di pensioni, un capitolo a parte merito la questione del lavoro femminile. L’Opzione donna, introdotta nel 2004 dal Governo Berlusconi II non scompare, ma subisce importanti restrizioni. Per poter beneficiare dello strumento, infatti, le donne devono rientrare in uno dei tre seguenti parametri: l’assistenza di un coniuge o parente di primo grado convivente con handicap grave; la riduzione della capacità lavorativa uguale o superiore al 74%; essere state licenziate o essere dipendente di un’azienda per la quale è attivo il tavolo di crisi d’impresa.

I temi descritti nell’articolo sono stati analizzati da Alessandro Bianchi, HR Business Partner di Bonatti, Maurizio Rivetta, Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Ori Martin e Alessandro Innocenti, Group Human Resources Director di Cartiere Carrara.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di gennaio-febbraio 2023 di Persone&Conoscenze.
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risorse umane, politiche lavoro, legge di bilancio 2023


Alessandro Gastaldi

Alessandro Gastaldi

Laureato in Comunicazione e Società presso l'Università degli Studi di Milano, Alessandro Gastaldi ha iniziato il suo percorso all'interno della stampa quasi per caso, già durante gli anni in facoltà. Dopo una prima esperienza nel mondo della cronaca locale, è entrato in ESTE dove si occupa di impresa, tecnologia e Risorse Umane, applicando una lettura sociologica ai temi e tentando, invano, di evitare quella politica. Dedica il suo tempo libero allo sport, alla musica e alla montagna.

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