I discriminati della Gig economy

Il risultato del referendum della California, sulla natura degli autisti di Uber, potrebbe avere un forte impatto sull’intero settore.

La cosiddetta Gig economy ha affrontato il suo primo voto popolare. E l’ha vinto. Insieme con le elezioni presidenziali, il 3 novembre 2020 i cittadini della California hanno votato sul Proposition 22, un referendum che ha messo fine alle dispute giudiziarie tra Uber, Lyft e altre on demand company e i rispettivi autisti.

Questi ultimi si erano appellati a una recente legge statale che prevede significativi benefici contrattuali per i lavoratori dipendenti e avevano chiesto, in forza di questa normativa, maggiori tutele salariali. Il voto popolare, invece, ha dato ragione alle compagnie: quasi il 58% degli elettori ha sostenuto la proposta di rendere i conducenti lavoratori autonomi, contro il 42% che ha votato perché venissero inquadrati come dipendenti. Il risultato, di fatto, ribalta la previsione legislativa che richiedeva alle aziende di ride sharing di riclassificare i loro impiegati e garantire loro benefit da dipendenti.

Nonostante il referendum produca effetti limitati alla sola California, il risultato potrebbe avere un forte impatto sull’intero settore. La questione della natura, subordinata o autonoma, del rapporto di lavoro di autisti e rider ha animato il dibattito tra aziende della Gig economy, sindacati e politica anche sull’altra sponda dell’Atlantico. Per esempio, in Italia, Just Eat ha appena annunciato l’arrivo nel 2021 di Scoober, un modello di delivery che inquadra i rider come lavoratori dipendenti, consentendo loro di avere più vantaggi e tutele pur conservando l’attuale flessibilità.

Il modello Scoober, già attivo in altri Paesi europei del gruppo, prevede la stipula di un contratto di lavoro dipendente basato sulle linee guida internazionali di un accordo aziendale, in linea con la normativa e la legislazione italiana (Ccnl Rider). Sarà possibile scegliere una tipologia full time o part time e sarà introdotta una paga oraria, corrispondente all’intero turno coperto dal rider e non parametrata sulle singole consegne, che verranno invece valutate in funzione del riconoscimento di un ulteriore bonus.

gig economy, Uber, Just eat


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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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