I figli so’ piezz’ ‘e core (e d’azienda)
“Un figlio non è solo un fatto privato, ma un investimento per il bene comune”, è stato scritto sul sito degli Stati generali della natalità, che a Roma ha chiuso la sua quarta edizione il 10 maggio 2024. E a fare i conti con la crisi demografica sono anche le aziende, chiamate a promuovere politiche di welfare, a loro volta centrali per sostenere la natalità. Specie per le donne: “Vanno messe nella condizione di non dover scegliere tra lavoro e cura dei figli”, ha detto Papa Francesco in apertura alla seconda giornata di lavori, dopo che il 9 maggio 2024 è toccato alla politica confrontarsi sulla questione.
“Dobbiamo impegnarci per dare speranza ai giovani; io stessa sento la responsabilità di migliorare il Paese come capo di un’azienda”, ha detto Carmela Bazzarelli, Amministratore Delegato di Kraft Heinz, madre di tre figli e in procinto di trasferirsi in Italia dopo 10 anni in Francia. Alla tavola rotonda intitolata “Cambiare Paese o cambiare il Paese?”, porta l’esempio applicato nella sede francese: “Alle mamme che rientrano dopo la maternità abbiamo concesso la settimana di quattro giorni pagata al 100% e usufruibile per tutto il primo anno di vita del figlio”. Ma la nascita di un bambino deve essere condivisa con i padri, quindi: “Il congedo parentale è disponibile anche per il secondo genitore e sempre interamente pagato”.
Perché se il lavoro di cura non grava su entrambi, si azzoppa la scelta di fare figli. “Vengo da una generazione in cui di quei tre mesi favolosi che seguono la nascita di un figlio si condivideva poco con la mamma”, ha ricordato Antonio Fazzari, General Manager di Fater. “Cerchiamo di rendere le persone più felici con politiche concrete”, ha continuato il manager. E gli esempi sono ancora una volta i congedi: “Rivolti anche ai papà per tre mesi e pagati al 100%”. E la buona notizia, è questa: “La totalità dei dipendenti coinvolti ne ha usufruito”. Un buon segnale, quando i dati riferiscono talvolta di piccole percentuali di padri che colgono l’opportunità di stare a casa con il neonato. Per esempio, Fater ha messo a disposizione aiuti economici: “Il bonus nido mensile di 250 euro”.
Anche in Enel si spinge affinché i papà siano più partecipi. “I congedi sono di 20 giorni, contro i 10 previsti dalla legge”, ha fatto sapere Nicola Lanzetta, Head of Country Italia di Enel. E poi: “Ci siamo inventati un sistema più fantasioso, che è quello per cui tra colleghi ci si possono scambiare ferie e permessi; se qualcuno ha qualche giorno, ma non sa che farsene, può passarlo a chi è appena diventato genitore”. In più benefit per rendere la vita più tranquilla, l’azienda propone anche altre iniziative: “Retribuzioni per i cinque mesi di maternità al 100% invece che all’80, bonus per i nidi, parcheggi per le neomamme”. E c’è un occhio sempre attento alle pari opportunità: “Facciamo attenzione a questo aspetto nei processi di recruiting e nelle promozioni interne, oltre a garantire condizioni di lavoro flessibile”, assicura Anna Nozza, Chief HR di Generali.
Promuovere la genitorialità tra i giovani
Com’è noto, poi, il potere d’acquisto degli italiani è eroso da carovita e stipendi fermi, e spesso le difficoltà che incontrano i neogenitori riguardano il portafoglio. “Generazione G è una piattaforma per aiutare le famiglie fragili”, ha spiegato Alberto Rivolta, CEO di Prenatal, raccontando un progetto che ha lanciato l’azienda per sostenere le famiglie nei primi 12 mesi del bambino, sia con kit di prima necessità sia con sostegni pratici per la gestione fisica del bebè.
Bisogna anche scacciare il timore di perdere competitività sul lavoro: “Dal punto di vista professionale, ci sono skill utilissime, alle quali porta la genitorialità”, ha commentato Sergio Marullo, CEO di Angelini. Fa comunque bene diventare genitori: “Prenderti cura di una persona può renderti più completo”. Ma per le aziende c’è anche un’altra questione da fronteggiare. Ed è quella di trattenere un personale che – come è chiaro dai numeri del fenomeno delle Grandi dimissioni – si lascia alle spalle con più facilità un impiego per cercarne un altro.
Infine c’è la questione il reperimento di candidati. Ne sa qualcosa Luciano Sale, Direttore del Personale di Fincantieri: “Manca la manodopera, specie per i lavori più umili e faticosi come il saldatore”. Per sopperire al problema, l’azienda ha cercato digitalizzare i cantieri, acquistando 30 robot, ma senza impatti negativi sull’occupazione: “Le macchine saranno guidate dai nuovi giovani che assumeremo”. In particolare 90 operai, che entreranno in organico entro luglio 2024 come addetti alle costruzioni navali al termine del corso di formazione Maestri del mare. “Ai giovani abbiamo lasciato un mondo più difficile, in cui il lavoro sicuro non c’è più e si deve inventare”, ha spiegato il manager. È anche sulla loro condizione delle nuove generazione che serve riflettere. “Senza bambini e giovani, un Paese perde il suo desiderio di futuro”, è stato il messaggio di Jorge Mario Bergoglio. E per rilanciare la natalità, questa è la proposta del Vaticano: “Liberare tante giovani coppie dalla zavorra della precarietà”.
Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola ha avuto il pallino del giornalismo. Raccontare i fatti che accadevano, quale mestiere poteva essere più bello di così? Laureata in Giurisprudenza alla Sapienza nel 2006 con un Erasmus a Madrid. Nel 2009 ha conseguito il master in Editoria, giornalismo e management culturale, di nuovo alla Sapienza. Nel mentre gli stage (Associated Press, Agi e Adnkronos) e i primi articoli per i giornali, quasi sempre online. All’inizio si è occupata di cultura e spettacoli, con il tempo è passata a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Che è il settore di cui si occupa principalmente anche oggi.
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