Inflazione

I rincari preoccupano le aziende più del covid

Il giornale d’informazione The Economist ha individuato l’Italia come Paese dell’anno per il 2021. La scelta, ha specificato il settimanale, è stata dettata dal lavoro svolto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi (il titolo non viene assegnato allo Stato che ‘sta meglio’, ma a quello che ha mostrato i miglioramenti maggiori in diversi ambiti). L’Italia sembra essersi destreggiata abilmente nella gestione degli eventi pandemici; tuttavia, la politica non pare totalmente allineata con i problemi che le imprese stanno affrontando. La concentrazione delle istituzioni è diretta in gran parte sul contenimento del Covid-19, trascurando ulteriori questioni rilevanti, tra cui i costi in crescita delle materie prime e dell’energia o le difficoltà della logistica e del trasporto merci.

Fra i vari temi, le discussioni sul Green pass e sull’obbligo vaccinale sono all’ordine del giorno. Secondo l’ultimo decreto in materia Covid-19, infatti, dal 15 febbraio 2022 le persone over 50 hanno l’obbligo di disporre del Super green pass – la certificazione verde ‘rafforzata’ che si ottiene solo con il vaccino o con la guarigione dal Coronavirus – per accedere al posto di lavoro. Ma in che misura le aziende fanno i conti con la questione? Il nostro quotidiano ha voluto approfondire il tema lanciando un’inchiesta dal titolo Gestire il Super green pass: una priorità per le aziende? che ha coinvolto imprenditori del settore manifatturiero attraverso la compilazione di un questionario.

Al sondaggio hanno risposto in pochi giorni più di 100 persone, per la maggior parte imprenditori e Amministratori Delegati del settore manifatturiero, convinti – nel 75% dei casi – che l’obbligo di vaccino per gli Over 50 per accedere al posto di lavoro sia una soluzione utile per assicurare la continuità del business. È inoltre “molto importante”, per il 66% dei rispondenti, che la politica si concentri sulla promozione della campagna vaccinale. Ma quanto è necessario questo aspetto considerato in relazione ad altre criticità del momento?

Rincari delle materie prime, aumento dei costi dell’energia, problemi di logistica

La gestione della pandemia, come si evince, è importante, ma non è l’unico aspetto che interessa le imprese oggi. A confermarlo sono proprio i manager: il 63% dei rispondenti ritiene i rincari delle materie prime una priorità che le istituzioni dovrebbero considerare e si riscontra la stessa percentuale per i costi elevati dell’energia. In questo contesto, per esempio, da segnalare è l’aumento vertiginoso del prezzo del grano (+38%). Un chilo di pasta, che a settembre la grande distribuzione comprava a 1,10 euro, ora ne costa 1,40; per la fine di gennaio arriverà a 1,52 euro. Con l’arrivo dell’autunno, poi, sono subentrati altri rincari, come il costo del cellophane (con un incremento del 25%), quello del gas e dell’elettricità, cresciuti del 300% (Fonte: Intervista a Vincenzo Divella, Amministratore Delegato di Divella, a Il Sole 24Ore).

Ma non solo i prezzi dei materiali e dell’energia sono saliti; in concomitanza con gli aumenti esponenziali dei costi, la catena logistica ha subìto rallentamenti e blocchi. La ripresa dell’economia ha innalzato repentinamente la domanda di beni e servizi, a cui l’offerta non è riuscita a rispondere in modo altrettanto rapido. Probabilmente non è un caso: il 34% degli imprenditori, infatti, segnala come rilevanti i problemi legati alla logistica e al trasporto merci.

Nonostante il notevole impatto sull’economia degli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia, le iniziative politiche si focalizzano per la maggior parte su questioni legate alla situazione emergenziale conseguente al virus, come l’introduzione di varie forme di Green pass e di modalità di lavoro alternative. Ma il settore manifatturiero, per la verità, non è così attento allo Smart working. Infatti, il 37% manager alla domanda “come valuta l’adozione dello Smart-Remote working per la gestione-contenimento della pandemia?” ha dato una risposta neutra; il 32% ha inoltre risposto che adotterà lo Smart working in questa nuova fase emergenziale per meno del 25% del personale, il 15% non ha in previsione di utilizzarlo, il 12% lo implementerà per meno del 50% e il 17% tra il 50 e il 100%.

Imprenditori e manager si interfacciano dunque con prezzi di consumo energetico esorbitanti, materiali irreperibili – o che arrivano in ritardo –, la gestione di un mercato stressato e conseguenti difficoltà di relazione con clienti e fornitori. Il Super green pass e lo Smart working sono probabilmente aspetti che riguardano l’industria manifatturiera in modo più laterale, dal momento in cui le aziende stanno facendo i conti con una situazione economica inflazionata. E il prezzo da pagare sembra essere caro.

Nota metodologica: l’inchiesta ha coinvolto 111 aziende, attive principalmente nel Manufacturing (51%) Servizi (15%), Tessile (5%). Hanno risposto principalmente imprenditori (45%) e Amministratori Delegati o Direttori Generali (40%). La loro sede principale si trova soprattutto nelle zone del Nord Ovest (57%) e del Nord Est (22%). Il 33% delle imprese ha meno di 50 dipendenti, il 40% tra 50 e 200 dipendenti e il 16% tra 200 e 500.

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Federica Biffi

Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. È appassionata di cinema e si interessa a tematiche riguardanti la sostenibilità, l'uguaglianza, l'inclusion e la diversity, anche in ambito digital e social, contribuendo a contenuti in siti web. Ha lavorato nell'ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE come editor e redattrice.

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