Macchine utensili

Il 4.0 stimola la ripresa dei produttori di macchine

Dopo un 2020 segnato da diverse difficoltà, colpa degli intuibili freni dettati dalla contingenza pandemica, l’industria italiana delle macchine utensili pare essere in risalita. Un dato che dice molto e non solo sul settore, ma sulla Manifattura tutta: la fabbrica del futuro non punta infatti al semplice revamping dei macchinari, ma conosce bene i benefici dell’automazione, della semi-automazione e della messa in Rete degli strumenti secondo le ultime tendenze, puntando all’unificazione dei reparti e all’abbattimento dei silos per costruire un ambiente dialogante che condivida dati, obiettivi e processi.  

Lo confermano le rilevazioni del 2021 diffuse dall’Associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione (Ucimu) secondo cui ci sono stati notevoli incrementi per tutti i principali indicatori economici, presupponendo stabilità e crescita anche per il 2022 (anno che deve segnare, secondo l’Ucimu, il pieno recupero post pandemia). La produzione, in questo momento, è in crescita del 22,1% rispetto al 2020, e nel 2022 si prospetta un incremento del 10,9%, con un traino rappresentato dalle esportazioni e dall’incremento delle consegne dei costruttori sul mercato interno. 

Per la Presidente dell’Ucimu Barbara Colombo il benessere del settore si lega strettamente alla corsa delle aziende alla digitalizzazione delle fabbriche, resa possibile anche grazie agli incentivi governativi volti ai nuovi investimenti in tecnologia di produzione: “La conferma dell’operatività di queste misure almeno fino a tutto il 2025 è sicuramente una buona notizia, perché il processo di aggiornamento e di trasformazione digitale delle fabbriche italiane è ancora in piena fase di dispiegamento e va in ogni modo sostenuto e stimolato. Rispetto ai provvedimenti attualmente inseriti nella legge di Bilancio 2022 dobbiamo però segnalare alcune correzioni, necessarie affinché le stesse misure previste dal piano risultino realmente efficaci”,  

Il riferimento riguarda il credito d’imposta per gli investimenti in tecnologie 4.0 degli ordini fatti nel 2021 che dovrebbe essere esteso a tutto il 2022 senza fermarsi a giugno. “Inoltre, pur comprendendo la necessità di ridurre le aliquote, chiediamo di adottare un décalage più morbido così da accompagnare in modo graduale l’uscita dagli incentivi fissata al 2025”. Da allungare, secondo l’Ucimu, anche il credito d’imposta dedicato alla formazione 4.0, per ora non previsto dalla Stabilità, ma essenziale per puntare all’innovazione in maniera concreta ed efficace e per essere costantemente aggiornati (anche in prospettiva produttiva e di competitività). 

La carenza di materie prime impatta la consegna dei macchinari 

I dati raccolti dall’Ucimu confermano, come accennato, anche ciò che in questi mesi molte aziende hanno percepito, ovvero l’impatto della mancanza di materie prime che ha generato difficoltà a tutto l’ecosistema di fabbrica, dalla produzione alla vendita (per quanto questa vivace e in risalita rispetto al 2020). A porre un freno alla ripartenza piena è proprio questo aspetto, che non permette alle aziende di garantire la consegna degli ordini. 

Anche lo stesso settore dei macchinari ne sta risentendo e, pur con alti tassi di richiesta, sono moltissime le aziende che hanno dichiarato di riscontrare ritardi nelle forniture (addirittura il 95% degli intervistati dall’Ucimu). Se prima i macchinari potevano dunque essere consegnati a circa cinque mesi dall’ordine, ora i tempi si sono dilatati e i clienti riescono a ricevere le macchine solo nove mesi dopo. 

Su questo aspetto, Colombo ha commentato così: Rileviamo ancora una ampia discrepanza tra l’andamento della raccolta ordini e quello del fatturato, segno dell’allungamento dei tempi di consegna dei macchinari dovuto alle attese delle forniture che noi costruttori ci troviamo a fronteggiare. Tuttavia nel 2022 non soltanto avremo recuperato tutto il terreno perso con l’emergenza sanitaria, ma per molti indicatori riusciremo a tornare ai livelli record del 2018 perché il mercato, specialmente quello interno, è davvero effervescente”. 

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Sara Polotti

Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.

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