Il convegno e la rete
Il 2019 si è salvato in corner. Con le nomine dell’ultima ora sono state designate donne illustri in posizioni chiave: oltre a Marta Cartabia alla presidenza della Corte Costituzionale ora anche il Tribunale di Napoli e la Procura di Torino avranno una guida femminile.
Linda Laura Sabbatini torna nel suo ruolo di direttrice centrale dell’Istat: il suo lavoro è prezioso e ci restituisce uno sguardo disincantato sull’evoluzione delle dinamiche di genere nel nostro paese. Per commentare i fenomeni dobbiamo poter disporre di dati certi, ma serve anche la volontà di volerli analizzare. Per questo il lavoro di Sabbatini è prezioso.
Un’ottima notizia è la proroga di tre mandati della legge Golfo-Mosca, che eleva le quote di rappresentanza femminile nei CDA delle aziende quotate al 40%. Molte altre sono le nomine che abbiamo trovato sotto l’albero ma questo non è sufficiente per abbassare la guardia.
Un fenomeno difficilissimo da contrastare, e che tocca anche la nostra attività convegnistica molto da vicino, è il cosiddetto ‘manels’, neologismo originato dall’unione dei sostantivi man e panel. I convegni con presenze femminili scarse, o nulle, sono ancora diffusissimi. Lo sperimentiamo anche noi e il fenomeno ci espone a critiche: nei nostri ormai famosi questionari di valutazione, quando la presenza femminile scarseggia, ci viene garbatamente fatto notare.
L’attenzione all’equilibrio di genere quando si costruisce il programma di un incontro non è secondario. Molte donne rifiutano di partecipare a incontri se i relatori inviati sono tutti uomini. Il problema, e chi scrive si confronta ogni giorno con questa difficoltà, è che le donne non sempre sono disponibili. Non perché non ci siano. Certo, ci sono settori dove la rappresentanza femminile è ancora scarsa, come ad esempio il manifatturiero, ma è anche vero che l’esperienza mi dice che è molto più difficile coinvolgere una donna rispetto a un uomo.
Innanzitutto le donne – esattamente come quando devono candidarsi ad una posizione verificano di possedere il 100% dei requisiti quando i colleghi maschi si candidano baldanzosamente pur possedendone a stento il 60% – devono essere certe di essere preparatissime rispetto all’argomento proposto e vogliono accertarsi di avere il tempo per prepararsi con cura.
Non che i colleghi maschi non lo facciano, ma questa propensione alla perfezione, diciamocelo, è una caratteristica che ci contraddistingue. E poi c’è un altro elemento che le scoraggia ad intervenire in contesti pubblici: moltissime considerano il tempo da investire nella partecipazione ad un convegno tempo sottratto al lavoro. Le donne non partecipano ai dibattiti perché considerano di avere altro da fare! C’è sempre qualcosa di urgente da portare a termine, un lavoro da finire, un’emergenza da presidiare. Ed è così che la già scarsa propensione a fare rete si acutizza e le donne finiscono per negarsi occasioni di incontro, confronto, networking.
Per il 2020 abbiamo programmato un calendario di incontri che catalizza l’interesse di tutte le funzioni aziendali. Il mio impegno sarà proporre programmi interessanti, costruiti anche grazie alla ricerca di contributi equilibrati. Avrò però bisogno del vostro aiuto: se per ricoprire una posizione bisogna, ancora oggi, valere di più, è importante essere disponibili a raccontare la propria storia, condividere come si interpreta il ruolo e che tipo di innovazione si è riusciti a portare grazie ad un approccio differente.
Non si tratta di ‘farsi vedere’, ma di far vedere cosa siamo capaci di fare.
Legge Golfo-Mosca, Marta Cartabia, Linda Laura Sabbatini, networking