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Il digitale come motore del business: un nuovo mindset per la ripartenza

L’emergenza ha accelerato il percorso di innovazione delle imprese e la necessità di investire nella tecnologia

Da strumento per accrescere la produttività, il digitale è diventato un asset irrinunciabile per affrontare uno scenario imprevedibile. Durante l’emergenza sanitaria è risultato chiaro che chi avesse avviato un percorso strutturato di trasformazione digitale sia stato in grado di modificare modello di business, riconvertire la produzione o, più semplicemente, governare la propria organizzazione lavorando da remoto. Il digitale permette, inoltre, di evitare l’interruzione dell’operatività. Nell’epoca post covid, serve un’infrastruttura tecnologica robusta e integrata, in grado di sostenere strategie di business che cambiano più rapidamente rispetto al passato e che richiedono di amplificare le capacità di ricerca e sperimentazione.

Da questa consapevolezza, a fine maggio 2020 il Piano transizione 4.0 (già Piano nazionale industria 4.0) è stato rafforzato dal decreto attuativo del Ministero dello Sviluppo Economico attraverso lo stanziamento di 7 miliardi di euro per aiutare le imprese innovative a superare l’emergenza covid. In particolare, gli incentivi sono destinati alle aziende che puntano su investimenti green, ricerca e sviluppo, attività di design e innovazione estetica e sulla formazione 4.0.

Si tratta di ambiti cruciali per favorire il rilancio del nostro sistema produttivo dopo la crisi causata dalla pandemia, anche in relazione ai temi di economia circolare e sostenibilità ambientale, oltre che per accrescere le competenze tecnologiche dei lavoratori.

Secondo recenti ricerche, il mercato dell’Industria 4.0 in Italia nel 2019 ha raggiunto un valore di 3,9 miliardi di euro, in crescita del 22% rispetto al 2018 e quasi triplicato in quattro anni. L’Industrial Internet of Things (IIoT) rappresenta il cuore pulsante di Industria 4.0 (60% del mercato), seguito da Industrial Analytics (16%) e Cloud manufacturing (9%). Per il 2020, invece, si prospetta uno scenario di grande incertezza a causa degli effetti del covid-19.

L’importanza della business continuity nell’emergenza

In questo contesto, è interessante capire come le aziende stiano gestendo la ripresa internamente e nei confronti dei clienti. Simone Marchetti, Digital Supply Chain e Sales Development Manager Italy di Oracle, racconta come nella fase 1 la priorità dell’azienda fosse quella di “stabilizzare e rendere possibili le attività dei dipendenti nei vari reparti aziendali in tutto il mondo”.

I collaboratori hanno lavorato da remoto fin dall’inizio del lockdown, grazie al fatto che Oracle, negli anni precedenti, si era già dotata di un modello organizzativo e di strumenti che consentivano di farlo. “L’organizzazione e il nostro approccio alla tecnologia sono le stesse che proponiamo ai clienti”, aggiunge Marchetti, secondo il quale la fase di ripartenza “può essere più complicata, perché qualche azienda ha ripreso a lavorare in ufficio, altre no e resta la difficoltà di confrontarsi fisicamente con i clienti per andare incontro alle loro necessità”.

Un’esperienza simile è quella raccontata da Danilo Maggi, Marketing Manager di Red Hat: “Il nostro business è focalizzato sull’open source, che viene adottato anche nella nostra organizzazione ‘aperta’. Questo modello ci ha consentito di gestire l’emergenza attraverso lo Smart working che era già all’interno della nostra organizzazione. Abbiamo quindi attivato un processo di business continuity per aiutare i nostri clienti durante l’emergenza”.

Secondo Maggi, la resilienza aziendale è fondamentale nei momenti di difficoltà: “Comprendere l’impatto dell’emergenza sulle attività delle diverse funzioni aziendali permette di evitare di interrompere il lavoro. Per farlo, abbiamo creato un comitato per la gestione della business continuity diretto dal nostro CFO. Tutto questo è integrato sotto un team che si chiama Cimt, dedicato alla gestione degli incidenti critici”. In questo modo, non c’è stata discontinuità sia internamente sia esternamente sui servizi per i clienti.

“Oggi anche la nostra formazione si sta spostando dall’aula al digitale”, spiega il Marketing Manager di Red Hat. “Nella fase di ripartenza cambieranno certi paradigmi, auspichiamo che ci siano più contatti diretti con i clienti e partner per facilitarli nel processo di trasformazione digitale”.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Luglio-Agosto 2020 di Sistemi&Impresa.
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Gabriele Perrone

Gabriele Perrone, giornalista professionista con oltre 10 anni di esperienza, è redattore della casa editrice ESTE. Nel corso della sua carriera ha lavorato per importanti gruppi editoriali, dove ha maturato competenze sia in ambito redazionale sia nelle pubbliche relazioni. Negli anni si è occupato di economia, politica internazionale, innovazione tecnologica, management e cultura d'impresa su riviste cartacee e giornali online. Ha presentato eventi e ha moderato tavole rotonde con protagonisti manager di aziende di fronte a professionisti di vari settori in location di alto livello. Tra le sue esperienze lavorative precedenti, ci sono quelle al quotidiano online Lettera43.it e in LC Publishing Group, oltre a numerose collaborazioni con testate italiane e straniere, da Pambianco all'Independent. Laureato in Lettere moderne presso l'Università degli Studi di Milano, ha conseguito un postgraduate diploma alla London School of Journalism.

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