Il diritto di chiedere il lavoro da casa
Non un vero e proprio diritto, ma quanto meno è un’opzione di default. Secondo un’indiscrezione del quotidiano inglese The Guardian, confermata da Downing Street, il Governo britannico è al lavoro su una legislazione ad hoc per rendere il lavoro da casa un’opzione generale, offrendo ai dipendenti il diritto di richiederne l’applicazione.
Una taskforce sul lavoro flessibile è stata incaricata di esaminare la questione, per individuare il miglior modo di procedere. Sembra che possa prevalere un modello simile a quanto già accade per il lavoro part-time: il datore di lavoro dovrebbe, dunque, assecondare la richiesta del dipendente di lavorare da casa, a meno che non esistano buone ragioni per non accettare la proposta.
Downing Street ha precisato che l’eventuale modifica legislativa, ancora in fase di studio, non introduce un diritto legale di lavorare da casa. A questa possibilità si oppone infatti duramente la Confederation of British Industry (Cbi) – la Confindustria britannica – convinta che l’azienda debba poter continuare a controllare dove viene eseguita la prestazione. Riconoscere non il diritto al lavoro da casa, ma il diritto di richiederlo è per la Cbi la via giusta. Non a caso anche il Primo Ministro britannico Boris Johnson si è detto più volte sostenitore dei benefici di continuare a recarsi in ufficio e mantenere la collaborazione tra colleghi.
La pandemia ha reso più profonde le differenze tra organizzazioni, con aziende che hanno proseguito sulla via della flessibilità anche dopo le fasi più acute dell’emergenza e altre che sono tornate volentieri alle vecchie abitudini. La maggior parte dei lavoratori, però, sembra favorevole a mantenere un approccio ibrido: il 63% dei membri dell’Institute of Directors – un’organizzazione che riunisce Direttori d’azienda, manager e imprenditori – ha intenzione di passare dal lavoro in ufficio al lavoro da casa da uno a quattro giorni alla settimana.
Fonte: The Guardian
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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