Il fiato corto dei sussidi: non basta un gel per correre più forte
Un Paese che vive di soli sussidi – ho pensato questa mattina nel consueto allenamento settimanale all’alba – è come un runner che pretende di migliorarsi facendo affidamento ai soli gel di carboidrati. Per chi non li avesse mai provati e non li conoscesse, basti sapere che si tratta di ‘bombe’ di zuccheri sotto forma di gelatina che rapidamente porta benzina ai muscoli. Personalmente mi basta un chilometro per assimilare questi gel e per godere della spinta dei carboidrati. La ‘fregatura’ è che – siamo sempre nel campo della soggettività – durano una manciata di chilometri: raggiunto l’apice verso il terzo-quarto chilometro dall’assunzione, si torna poi lentamente alla normalità, fino al gel successivo e così via.
Esistono svariate tipologie di gel e ognuno dovrebbe testarne un po’ prima di trovare quello più idoneo alle proprie necessità e caratteristiche. Dopo qualche test – non troppi, per la verità! – sono giunto alla conclusione che il mio fisico tolleri il dosaggio di un gel ogni 10 chilometri (in alternativa uno all’ora). Vuol dire, per semplificare: uno in mezza maratona e tre o quattro in maratona. Pur essendo, la mia, una tipologia di assunzione piuttosto diffusa tra i runner (forse anche per la facilità di memorizzazione), non esiste una regola universale di assunzione e quindi ciascun atleta deve individuare il proprio dosaggio.
Come detto, però, i gel sostengono la corsa e non si sostituiscono (per fortuna!) al runner: si sa che il primo carburante è rappresentato dai carboidrati, che vengono bruciati in fretta; solo una volta esauriti gli zuccheri si iniziano a bruciare i grassi. Prelevare la scorta di grasso – quello non in eccesso, ovviamente – non è positivo, perché si tratta della principale risorsa che serve per mantenere inalterate le funzioni vitali, ben più importanti della corsa: ecco perché è bene non intaccare quelle scorte, assumendo, in caso di necessità, qualche carboidrato in più.
Qualcuno avrà, infatti, sentito parlare delle cene carbo load, cioè quei ‘banchetti’ a base di cibi ricchi di carboidrati per fare scorte prima delle gare. Sfatiamo il mito: il nostro corpo non è un contenitore da riempire a dismisura, perché una volta arrivati a saturazione, siamo biologicamente programmati per espellere ciò che non ci serve. E dunque il rischio è tornare al punto di partenza. Diverso è il caso di diete bilanciate e studiate per apportare le giuste dosi di carburante in tempi ben più lunghi di una scorpacciata di carboidrati.
Ma qui si entra nell’ambito esattamente opposto a quello dei sussidi-gel che, ripetiamolo, sono certamente utili all’interno di una strategia, supportata a sua volta dall’allenamento. Siamo nel campo della programmazione a lungo termine – possiamo dire delle “riforme”? – che consente di traguardare il singolo ostacolo, fissando obiettivi ben più sfidanti. D’altra parte, i runner sanno bene che non si corre solo con le gambe: ogni muscolo del corpo deve collaborare per la buona riuscita della performance e dunque bisogna prendersi cura di sé in modo completo. Per esempio, serve agire sulla postura, sull’appoggio del piede, sulla respirazione…
I gel restano validi alleati, ma non sono la soluzione. Anche perché – non dimentichiamolo – hanno qualche piccola controindicazione: per esempio hanno la proprietà di attirare acqua nell’intestino, la cui conseguenza è facile da intuire. Quindi bisogna assumerli con intelligenza, affinché il corpo li tolleri. Insomma, non di soli gel vive il runner. E non di soli sussidi può vivere un Paese. Il rischio, per uno Stato, è ben più grave di una corsa alla toilette.
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