Il giorno della (in)felicità
A partire dal 2013, ogni 20 marzo l’Onu celebra l’importanza della felicità nella vita delle persone di tutto il mondo, incluso il contesto lavorativo. Secondo il settimo Rapporto Censis-Eudaimon, la felicità sul posto di lavoro è cruciale per oltre il 90% dei lavoratori, i quali cercano costantemente il benessere quotidiano e piccole gratificazioni. Tuttavia, vi è un’insoddisfazione diffusa tra i dipendenti, con il 67,7% che desidera ridurre le ore lavorative e il 30,5% che afferma di impegnarsi solo quanto strettamente necessario.
Anche l’Osservatorio BenEssere Felicità dell’associazione Ricerca Felicità, strumento di misurazione della felicità italiano che raccoglie dati da oltre 1.000 lavoratori autonomi e dipendenti , conferma che il lavoro influisce notevolmente sulla felicità individuale. Mentre il 51% attribuisce al lavoro un peso significativo sulla propria felicità, solo il 10% è completamente soddisfatto del proprio impiego. In particolare, la Generazione Z e gli operai sono i meno felici e più propensi a cambiare lavoro, con una concentrazione significativa nel Nord-Ovest.
“Il lavoro ha un ruolo attivo nell’alimentazione della felicità. Non è un’impressione, non è trascurabile: è un fatto. Dalla nostra ricerca emerge chiaramente anche uno scollamento nel percepito dei lavoratori: se è vero per il 76% che il loro lavoro migliora l’azienda, non si registra invece reciprocità in termini di soddisfazione dei bisogni, che per il 35% non sono soddisfatti dal proprio lavoro”, ha affermato Sandro Formica, Vice Presidente e Direttore Scientifico dell’associazione Ricerca Felicità. “Man mano che è data centralità al lavoratore, lo scollamento si fa ancor più esplicito: per il 41% il lavoro non dà un senso alla vita, per il 47% non aiuta a capire sé stessi”.
I dati raccolti dall’Osservatorio sono presentati da Elisabetta Dallavalle, Presidente dell’associazione Ricerca Felicità e Co-Founder dell’Osservatorio italiano BenEssere e Felicità, proprio in occasione della Giornata della felicità a Torino, nell’ambito della Settimana del lavoro 2024, la rassegna biennale sui temi del lavoro (alla sua quarta edizione), organizzata dall’Istituto per la memoria e la cultura del lavoro (Ismel).
Il welfare è sempre più cruciale
L’importanza della felicità sul posto di lavoro è confermata e comprovata da diverse ricerche, anche all’estero. Uno studio della Oxford University, recentemente riportato da Harvard Business Review, ha infatti dimostrato una relazione causale tra lavoratori felici e un aumento del 13% della produttività. Inoltre, il livello di felicità di un dipendente è il principale motivo per cui rimane o lascia il proprio lavoro.
Inoltre, secondo le ricerche dell’associazione Ricerca Felicità, è l’empowerment l’aspetto più importante per i lavoratori, che con un 30% contempla le opportunità per la crescita, il contenuto del lavoro, l’autonomia, le aspirazioni e l’attenzione alla salute mentale, sebbene su tutti gli aspetti sia in testa lo stipendio, che confluisce insieme al welfare nella compensation, portandone l’incidenza al 24%. Tempo e work-life balance incidono per il 23%, mentre la comunità di lavoro, che contempla le persone, i valori e l’essere apprezzati, per il 20%. Solo il 3% ritiene importante il brand tra i fattori d’attrazione e retention, a dimostrazione di quanto i lavoratori scelgano aziende con una cultura aziendale e valori che rispecchiano i propri.
Le aziende devono quindi trovare un nuovo modo per soddisfare i propri lavoratori e riuscire a trattenerli, ed è qui che entra in gioco il welfare aziendale: “Quando si parla di appagamento e più in generale di felicità sul posto di lavoro, il welfare svolge un ruolo davvero cruciale. Questo strumento è conosciuto, apprezzato e richiesto dai lavoratori e, anzi, l’89,2% vorrebbe che fosse più personalizzabile e modulabile sulle singole esigenze di ciascuno”, ha osservato Alberto Perfumo, fondatore e Amministratore Delegato di Eudaimon. Investire nel benessere dei lavoratori attraverso il welfare aziendale è essenziale per favorire la felicità sul posto di lavoro e garantire il successo delle aziende nel lungo termine.
Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.
benessere organizzativo, Osservatorio BenEssere e Felicità, Censis-Eudaimon, Associazione Ricerca felicità