Il lavoro (non) nobilita l’uomo
Non sempre il lavoro riesce a nobilitare l’essere umano; non tanto il collaboratore, quanto chi lo somministra. Può anche, infatti, essere un lavoro senza salario e tutele dignitose, può essere un lavoro dannato, così lo definisce Giampiero Falasca, avvocato, esperto di diritto del lavoro e delle relazioni industriali e partner dello studio Dla Piper, nel suo ultimo libro Questo non è un lavoro. Storie di lavoro dannato e strategie per combatterlo (Il Sole 24Ore, 2024).
Solo per fornire alcuni numeri, il lavoro dannato è una piaga che coinvolge almeno 3 milioni di persone: questa è la stima del Gruppo di lavoro interventi e misure di contrasto alla povertà, istituito dal Ministero del Lavoro nel 2021. Falasca analizza il fenomeno con l’obiettivo di scuotere le coscienze: “Il lavoro senza dignità – dannato, visto dalla parte di chi lo subisce – richiama la responsabilità di tutti: dalla politica, dell’impresa e dei consumatori”.
Ai problemi complessi non servono soluzioni facili
Per analizzare il fenomeno, il libro accoglie molteplici punti di vista di esperti. Si parte da una ricognizione delle dimensioni del fenomeno grazie a Elsa Fornero e Tito Boeri, a Rosario De Luca, Presidente dell’Ordine dei Consulenti del lavoro, e a Valentina Furlanetto, giornalista. L’analisi esplora i settori più interessati dallo sfruttamento, anche attraverso la testimonianza di alcune persone sfruttate e mal pagate. Nel libro Enrico Mentana e Paolo Virzì approfondiscono le difficoltà dei giovani nell’affermarsi sul lavoro, mentre Tatiana Biagioni, Presidente di avvocati giuslavoristi (Agi) analizza le difficoltà delle donne.
Il viaggio nel lavoro dannato prosegue con una panoramica degli “annunci da incubo”, le ricerche di personale dove si pongono discriminazioni. Successivamente, Falasca affronta anche il tema delle istituzioni: la costante ricerca da parte della politica di soluzioni facili per risolvere problemi complessi produce una forma di “populismo giuslavorista”, che impedisce di affrontare lo sfruttamento in modo pragmatico. Approccio di cui, come si evidenzia nelle pagine, non è immune neanche il dibattito sul salario minimo.
Il lavoro dannato si nasconde anche dietro l’AI
Il lavoro si è evoluto alla luce della tecnologia: per questo nel libro si approfondisce il tema del digitale. “Come è possibile che il settore delle piattaforme, sia ancora definito come Gig economy, cioè un modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo?”, è la provocazione di Falasca. Il libro cerca, anche, di svelare le condizioni di lavoro che si nascondono dietro la rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale (AI).
Oltre ai lavoratori e ai datori di lavoro, si analizza il ruolo dei consumatori. Di fronte alla possibilità di risparmiare, le persone, spesso, fingono di ignorare che il basso costo dei prodotti derivi da pessime condizioni di lavoro. La responsabilità nel tutelare il lavoro non è, però, solo dei cittadini, ma anche e soprattutto dei sindacati. “Perché non si riesce a dare una voce forte, credibile e autorevole a questi 3 milioni di lavoratori?”, è la domanda che guida la riflessione.
Dopo aver offerto un panorama negativo, il libro si conclude con un piano di azioni in grado di riaccendere la speranza. “È doveroso superare una situazione indegna di un’economia occidentale, che viola le regole di base della Costituzione e per farlo serve un lavoro corale: un maggiore contributo degli ispettori del lavoro, una diversa attenzione del Legislatore, un nuovo protagonismo delle parti sociali, un approccio più responsabile nelle scelte di acquisto dei consumatori e – soprattutto – una svolta etica delle imprese che, seguendo alcuni esempi virtuosi già esistenti, devono far convivere la ricerca del profitto con la sostenibilità sociale delle proprie azioni”, è il messaggio di Falasca.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.