Il Made in Italy piace (ancora) al mondo
Abbandonarsi al disfattismo di fronte alla flessione della produttività industriale italiana potrebbe essere una prospettiva miope, perché ignora la capacità trainante del Made in Italy. È vero che il valore aggiunto della produttività del lavoro ha subito una contrazione del 2,5% nel 2023 rispetto al 2022 (dati Istat), ma guardando alle esportazioni emerge un quadro di tutt’altro tenore: l’Italia si conferma una potenza globale.
Escludendo dal conteggio i veicoli (in sofferenza per la nota crisi dell’Automotive), come ha riportato di recente Il Sole 24Ore, nel 2023 il valore dell’export italiano ha raggiunto quota 623 miliardi di dollari. Questo risultato ha posizionato l’Italia al quarto posto mondiale per esportazioni, dietro solo a Cina, Stati Uniti e Germania. Un salto straordinario rispetto alla nona posizione del 2013. Inoltre, nei primi sei mesi del 2024, il nostro Paese ha raggiunto un altro traguardo storico, superando il Giappone nell’export totale (in questo calcolo sono stati inclusi i veicoli).
I settori trainanti dell’export italiano non si limitano alle aree tradizionalmente associate al Made in Italy, come Moda e Agroalimentare, ma includono anche comparti innovativi come il Farmaceutico. Nel 2023, le esportazioni di farmaci confezionati hanno raggiunto 37 miliardi di dollari, consentendo all’Italia di superare gli Stati Uniti e di posizionarsi al terzo posto mondiale, dietro a Germania e Svizzera.
Tuttavia, per evitare di cadere in un facile ottimismo, è fondamentale contestualizzare questi dati. La leadership italiana nell’export varia da regione a regione: alcune aree, per esempio il Piemonte (maggiormente dipendente dal settore automobilistico), stanno affrontando difficoltà significative e le prospettive per il futuro sono meno rosee, come abbiamo già analizzato sul nostro quotidiano.
A FabbricaFuturo Torino si approfondisce (anche) l’export
L’eccezionale performance del Made in Italy dimostra che le difficoltà attuali dell’Italia non sono legate a debolezze strutturali interne, ma a fattori esterni, come la crisi manifatturiera europea, le incertezze sui dazi statunitensi e le sfide poste dalla Transizione 5.0. L’eccellenza produttiva e la capacità imprenditoriale delle aziende italiane restano, quindi, solide basi su cui costruire una risposta resiliente alla ‘permacrisi’ globale.
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Questo è il punto di vista che si ritrova nel progetto multicanale FabbricaFuturo, iniziativa editoriale promossa dalla casa editrice ESTE e dalla rivista Sistemi&Impresa. Il roadshow, di cui Parole di Management è media partner, analizza i principali trend del settore manifatturiero, e nell’edizione 2025 si concentra nel racconto dell’orgoglio degli imprenditori italiani nel coniugare tradizione e innovazione, ponendo al centro il prodotto e il suo valore intrinseco.
Nella prima tappa dell’evento – Torino, venerdì 7 febbraio 2025 – sono cinque le aziende che raccontano i loro processi produttivi e la loro presenza sul mercato nazionale e internazionale: Eurotherm (verniciatura), Matia (cardigan, pullover e articolo in maglia), Maglificio Po-Oscalito (biancheria intima), Mazzetti d’Altavilla (alcolici) e Neoperl (rubinetti e valvole). Dopo Torino, il roadshow di Sistemi&Impresa fa tappa a Treviso (21 marzo), Bologna (12 e 13 giugno), Brescia (3 ottobre) e Bari (7 novembre). A queste città si aggiungono Parma (11 marzo) e Napoli (10 ottobre) per l’approfondimento dedicato al settore alimentare.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
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