Il mercato del lavoro chiama… nessuno risponde
Se è vero che il Covid ha dato uno scossone all’economia, è altrettanto vero che ha cambiato il modo di approcciarsi al lavoro. La pandemia ha infatti causato un’ondata di dimissioni di massa (negli Usa il fenomeno è stato ribattezzato “Great resignation”), che ha visto protagonisti soprattutto i giovani tra i 26 e i 35 anni, seguiti dalla fascia 36-45. Le ragioni sono soprattutto personali: ricerca di migliori condizioni lavorative, di maggior equilibrio tra lavoro e vita privata, ma anche di stipendi più alti e dell’occupazione ‘giusta’: non basta più la prima che capita.
In una nota diffusa dal Ministero del Lavoro intitolata I rapporti di lavoro nel IV trimestre 2021 si evidenzia che le dimissioni hanno subito un incremento del 42,3% rispetto al quarto trimestre 2020 (pari a +166mila rapporti cessati). D’altro canto, però, l’economia italiana ha registrato, per il quarto trimestre consecutivo, un’espansione e il mercato del lavoro è tra i più fiorenti degli ultimi decenni. A certificarlo è l’Osservatorio InfoJobs sul mercato del lavoro 2021 che ha rilevato oltre 450mila offerte di lavoro pubblicate, che corrispondono al 29% in più rispetto al 2020. Insomma, la Great resignation è possibile perché l’economia – al netto delle attese conseguenze della guerra in Ucraina – è ripartita e, di pari passo, il fiorire delle posizioni di lavoro, spesso rese vacanti proprio dalle dimissioni volontarie delle persone.
Un quarto delle richieste per la Produzione
Ma quali sono le posizioni più ricercate? Nel 2021 la richiesta interessa maggiormente le figure per i reparti di Produzione e Qualità (25,3%), in continuità con i dati 2020. Al secondo posto le categorie professionali per Acquisti, Logistica e Magazzino (10,2%) e al terzo per le Vendite (8,3%). Chiudono la Top 5 i ruoli per Amministrazione, Contabilità e Segreteria (7,8%) e Commercio al Dettaglio, Grande distribuzione organizzata (Gdo), Retail (7,2%). Rilevante segnalare, tra le prime 10 posizioni, la ricerca di personale nei settori Informatica, IT e Telecomunicazioni (4,6%) e Ingegneria (4,2%): si tratta di new entry del 2021 che riflettono l’importanza acquisita dal digitale a supporto delle attività lavorative.
I dati sono perfettamente in linea con il report dell’Istat dal titolo Situazione e prospettive delle imprese dopo l’emergenza sanitaria Covid-19, che segnala che tra i profili mancanti sono indicati con più frequenza quelli relativi alla Logistica e Produzione, ricercati soprattutto da imprese di medie e grandi dimensioni, insieme con profili relativi alle funzioni tecnico-ingegneristiche di supporto alla Produzione. Tra le micro aziende, invece, risulta più difficile reperire risorse nell’ambito dell’area organizzativo-gestionale e nelle Vendite, Marketing e Comunicazione.
Le aziende ricercano attivamente nuove risorse
Ma non è tutto, perché c’è un ulteriore fenomeno che sta emergendo nel mondo del lavoro: la ricerca attiva di personale da parte delle aziende. Sempre secondo i dati diffusi da Infojobs, nel 2021 5mila imprese hanno scelto di non fermarsi alla mera pubblicazione di un’offerta di lavoro, ma hanno deciso di cercare attivamente una risorsa tra i 6,5 milioni di candidati presenti nel database della digital company specializzata nella ricerca di lavoro online. Le ricerche da parte dei datori di lavoro hanno registrato un evidente incremento, superando i 3 milioni (+61,5% rispetto al 2020), così come il numero di curriculum scaricati dalla piattaforma: nel 2021 sono stati oltre 90mila (+49,3%).
Nonostante la ripresa del mercato del lavoro, trainata anche dalla digitalizzazione, la ricerca di un’occupazione è ancora correlata all’uso di canali informali. L’analisi dell’Istat ha infatti evidenziato che rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la pratica più diffusa (75,9%), sebbene sia una prassi in calo. La risposta o la pubblicazione di inserzioni online sono invece un trend in crescita (28,4%, +3,5 punti), in linea con l’accelerazione informatica imposta dalla pandemia.
Riguardo agli annunci pubblicati sulla piattaforma, la Lombardia è la regione più attiva (per il quinto anno consecutivo), con il 31,5% del totale delle offerte nazionali pubblicate da parte delle aziende. Al secondo posto l’Emilia-Romagna (17,2%); seguono Veneto (14,2%), Piemonte (9%) e la Toscana (6%).
Andando nel dettaglio delle province, al primo posto c’è Milano, nella quale si concentra il 12,2% delle offerte; poi ci sono Roma e Torino a pari merito al secondo posto, entrambe con il 4,6%; al terzo Bergamo e Bologna (che sale di una posizione rispetto al 2020) con il 4,2%; al quarto posto Brescia (4,1%) e ancora un pari merito in quinta posizione con Verona e Modena (3,2%). Ingente incremento, in termini di offerte di lavoro rispetto al 2020, per Firenze e Reggio Emilia, che entrano della top 10 rispettivamente al nono posto con il +27% e al decimo con addirittura il +55%.
Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.
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