Il workplace ibrido mette a rischio la cultura aziendale
La variabile più importante resta il vaccino. La campagna per l’immunizzazione, che sta proseguendo con ritmi diversi da Paese a Paese, è sotto la lente di ingrandimento di imprese e uffici. Le organizzazioni ne stanno valutando andamento e tempistiche, perché è soprattutto dalla velocità di vaccinazione che dipende il rientro in sede dei dipendenti.
Negli Stati Uniti imprese e lavoratori sono ansiosi di tornare a riempire gli spazi. Il Presidente Joe Biden ha assicurato che gli Usa sono sulla strada giusta per avere abbastanza dosi per vaccinare ogni adulto entro la fine di maggio 2021. A pesare sui programmi aziendali è anche la didattica a distanza: molte compagnie attendono che le scuole riprendano le lezioni in presenza prima di richiamare in sede le loro persone, al momento alle prese con la gestione dei figli in casa.
Secondo Kastle Systems, società di sicurezza per uffici che raccoglie dati da 3.600 edifici negli Stati Uniti, nei prossimi giorni circa un quarto di tutti gli impiegati del Paese tornerà in ufficio. Le aziende che negli ultimi mesi hanno continuato a pagare l’affitto di uffici vuoti, non vedono l’ora di riavere le scrivanie occupate. I manager sono convinti che lavorare fianco a fianco migliori la collaborazione, supporti lo sviluppo di carriera dei più giovani e alimenti la cultura aziendale.
Inoltre, un rientro di massa in ufficio aiuterebbe la ripresa delle città e del mercato immobiliare dei grandi centri. A Manhattan, per esempio, si calcola che gli spazi da ufficio disponibili siano aumentati del 50% nell’ultimo anno e oggi rappresentano il 27% di tutti gli immobili sul mercato, il livello più alto mai raggiunto dalla crisi finanziaria del 2008.
Nel frattempo, le aziende si stanno riorganizzando con postazioni di lavoro ‘ibride’, in parte in presenza, in parte da remoto. Con le eccezioni di chi ha lasciato campo libero al Remote working, come Salesforce e Twitter che hanno concesso di lavorare a distanza senza limiti di tempo. Un’indagine di PwC rivela, infatti, che il 55% delle persone preferirebbe lavorare da remoto almeno tre giorni alla settimana anche dopo la fine della pandemia. I loro diretti superiori non sembrano, però, dello stesso avviso: il 68% dei datori di lavoro è convinto che i dipendenti debbano essere presenti in ufficio almeno tre giorni alla settimana proprio per mantenere e non disperdere la cultura aziendale.
Fonte: New York Times
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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