Imprevisti e possibilità

Domenica 3 maggio. Due giorni dopo la Festa del lavoro e alla vigilia della ripresa di molte attività: manifattura, commercio, edilizia. Domani anche il nostro ufficio riapre anche se molti continueranno a lavorare da casa. Per molti raggiungere il luogo di lavoro sarà molto complicato. In Italia il numero di pendolari sfiora quota 6 milioni, Milano è una città che si popola al mattino e si svuota la sera e, negli ultimi decenni, anche a causa del costo degli immobili, le periferie raggiunte dalla metropolitana sono diventate luoghi sempre più appetibili.

Ma, a causa delle regole sul distanziamento, la capacità del trasporto pubblico è diminuita del 75% ed è sconsigliato viaggiare nelle ore di punta. Quante aziende avranno già messo in pratica un orario flessibile? Molti prediligeranno il mezzo privato; se la distanza lo permette c’è chi andrà in bici e tanti attenderanno pazientemente in coda. La collaborazione dei passeggeri è auspicata. Chissà, potrebbe essere la volta buona per sfatare il pregiudizio dell’italiano medio refrattario alle regole.

Come sarà ritrovare i colleghi dopo tante settimane di conversazioni mediate dalle piattaforme? Chissà che effetto ci farà ricominciare a incrociare volti diversi dai nostri familiari. Per molti però il rientro al lavoro non sarà possibile e dovranno, loro malgrado, prolungare il remote working. Lavoratori che saranno per la maggior parte donne che, con la scuola chiusa, dovranno rimanere a casa con i loro figli prolungando una situazione di disagio.

Gli aiuti sono difficili da trovare, oltreché costosi e, per le donne in particolare, la prova si sta rivelando molto dura. Il lavoro da casa, finché era ‘smart’ per qualche ora alla settimana, poteva rappresentare un’opportunità. Ma, se tutta la famiglia diventa ‘smart’, la questione si complica. Già, perché gli spazi a disposizione sono a mala pena adeguati per viverci, figuriamoci se nello spazio di vita dobbiamo portarci il lavoro e lo studio. E poi lavoro e studio ‘smart’ richiedono strumenti adeguati, siamo sicuri che tutti ne siano dotati? Ovviamente no e cresce il pericolo che le disuguaglianze aumentino.

Comunque, riaprire il Paese senza prevedere l’apertura delle scuole provocherà danni enormi e rischi che, ancora una volta, ricadranno sulle spalle delle donne che, se non perderanno il lavoro, dovranno prolungare lo smart working. E non lo faranno volentieri. La prima settimana cogli i vantaggi di poter stendere il bucato tra una call e l’altra, la seconda settimana cominci a far bruciare il sugo durante il webinar, dopo un mese e mezzo non baratteresti le pareti del tuo ufficio nemmeno con la Spa del Four Seasons.

Il pericolo che a rimetterci saranno le donne, c’è. Del resto, sono loro che hanno sempre tenuto insieme il tessuto sociale durante le grandi crisi, durante le guerre, e c’è da scommettere che lo faranno anche ora. Occorre non dimenticare che le donne, uscendo di casa, hanno dimostrato il loro valore in ogni ambito e ora potrebbero non prenderla bene se fossero costrette a ritornarci. Anche perché, molte di loro, tra le mura domestiche non sono affatto al sicuro. Le chiamate ai centri antiviolenza sono crollate, l’unica spiegazione è che non possano svincolarsi da chi fa loro del male.

In queste settimane abbiamo spesso utilizzato la metafora della guerra, abbiamo parlato di economia di guerra e da lì siamo passati alla metafora della ricostruzione. Ma, come abbiamo visto, è la conoscenza l’unica arma efficace per combattere il virus. E non dobbiamo ricostruire tutto come prima, ma immaginare qualcosa di nuovo. L’imprevisto è un male necessario, ci ha insegnato Jaques Derrida. Se la filosofia ci aiuta a costruire alternative, mondi possibili, dovremmo ripartire anche da lì per progettare contesti dove nessuno resta indietro. O a casa.

lavoro femminile, disuguaglianze, remote working


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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


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